I dubbi e le preoccupazioni degli inquilini di via Vergiò

«Siamo messi malissimo» oppure «Chi trova un altro posto se ne va»: queste alcune frasi dei presenti all’incontro organizzato dal Gruppo ProVergiò a proposito dei nuovi sviluppi della situazione nata a novembre dello scorso anno, quando la società Monopoly ha acquistato i palazzi che erano di proprietà di Helvetia a Breganzona. Quattro delle undici palazzine saranno vendute e fra gli attuali abitanti è nato il timore di venire sfrattati. Oggi pomeriggio, nell’aula magna del Liceo Diocesano a Breganzona, erano presenti sia inquilini dei palazzi in vendita sia di quelli dei palazzi che rimarranno in affitto, un po’ «per solidarietà» ma anche per preoccupazione di vivere la stessa sorte in un prossimo futuro.
Niet degli enti pubblici
L’incontro organizzato dalla ProVergiò ha avuto l’intento di dare sostegno agli inquilini e un segnale agli organi pubblici, oltre di aggiornare sugli ultimi sviluppi. Monique Bosco-von Allmen, in rappresentanza della ProVergiò, ha presentato le risposte ricevute dai vari enti per le diverse comunicazioni scritte a proposito di una possibile partecipazione pubblica nel settore degli alloggi a pigione moderata: «Il Municipio di Lugano ha affermato di mettersi a disposizione come mediatore per aiutare a trovare una soluzione per le trattative con Monopoly. Ma ha escluso l’ipotesi di acquisto di palazzine da parte del Comune. Il Consiglio di Stato», ha continuato Bosco-von Allmen, «ha comunicato che le azioni concrete per promuovere la politica degli alloggi accessibili sono di competenza dei Comuni». «Niente concretezza ma risposta gentile», ha aggiunto la relatrice ironicamente ma anche per rimarcare che una risposta c’è stata. Questo perché delle novanta lettere per sostenere la causa spedite ai granconsiglieri, nessuna ha ricevuto risposta.
Ancora nessuna disdetta
Di disdette vere e proprie non ce ne sono ancora state. Tuttavia diversi inquilini hanno ricevuto delle lettere in cui veniva richiesto di sottoscrivere un’intenzione ad acquistare l’appartamento oppure l’interesse a lasciarlo: una sorta di accordo volontario. Adriano Venuti dell’Associazione Svizzera Inquilini, presente come relatore all’incontro, ha fornito alcune indicazioni su come gli inquilini possono agire per «guadagnare tempo», in particolare per coloro che non hanno ancora trovato un’altra abitazione. Parecchie persone in sala hanno alzato la mano alla sua domanda se erano stati ricevuti degli aumenti delle pigioni. Anche qui le soluzioni proposte da Venuti riguardavano un posticipo della partenza da Via Vergiò piuttosto che un’abitazione a lungo termine. «Utilizzando gli strumenti di opposizione previsti dalla legge», ci ha spiegato Venuti, «la volontà è quella di cambiare la legge affinché queste pratiche non vengano più permesse».
Una soluzione concreta
Prima di «togliersi il cappello della ProVergiò e indossare quello dell’Associazione mantello delle cooperative d’abitazione della Svizzera italiana», per utilizzare le sue parole, Monique Bosco-von Allmen ha ricordato la loro disponibilità anche per gli inquilini che hanno intenzione di comprare l’appartamento, «affinché siano sicuri di cosa comprano anche in relazione agli importanti lavori di risanamento che dovranno essere sostenuti per quanto riguarda il riscaldamento, l’isolazione, l’elettricità». «Perché non si è investito prima? ha domandato retoricamente Bosco von-Allmen riguardo alla situazione generale -. Gli istituzionali, assicurazioni e casse pensioni, hanno preferito vendere piuttosto che ristrutturare». Ecco la soluzione proposta: «La possibilità di trasformare almeno una delle 4 palazzine in progetto abitativo senza scopo di lucro, a pigione accessibile, creando una cooperativa che acquisti la palazzina da gestire secondo le proprie esigenze e in base al principio della codecisione. E soprattutto con la necessità di meno capitale proprio rispetto a una Proprietà per piani». Si tratterebbe di «attivarsi in tempi brevi», ha spiegato la relatrice, «verificare l’interesse fra gli attuali inquilini ma anche altre persone, fondare una cooperativa e valutare la proprietà, i lavori di ristrutturazione, l’accesso ai mezzi federali per gli immobili di utilità pubblica e la partecipazione di altri enti, e fare un’offerta a Monopoly» che, come ha dichiarato la relatrice, «ha già dimostrato il suo consenso a vendere una palazzina a una cooperativa».