I due fiduciari senza autorizzazione e le differenze con il caso Ticiconsult

Chiusa per inchiesta penale. Lo scorso 20 ottobre, le autorità giudiziarie hanno interrotto l’attività di una fiduciaria del Luganese in seguito alle accuse che pendono sul capo dei suoi titolari, un uomo e una donna entrambi cittadini svizzeri.
Lo hanno comunicato oggi il Ministero pubblico, la Polizia cantonale e l’Autorità di vigilanza sull’esercizio delle professioni di fiduciario. Il problema era legato proprio a quello: a come, o meglio a su quali basi i due esercitavano la professione.
«In base alle risultanze e alle verifiche effettuate – citiamo la nota ufficiale – è infatti emerso che i titolari hanno svolto per diversi anni l’attività in assenza delle necessarie autorizzazioni, realizzando una cifra d’affari considerevole». Cifra ovviamente coperta dal segreto istruttorio. Gli inquirenti hanno effettuato tutte le perquisizioni del caso e hanno sequestrato diversa documentazione, che sarà oggetto di ulteriori approfondimenti.
L’ipotesi di reato è quella di esercizio abusivo della professione di fiduciario e l’inchiesta è coordinata dal procuratore pubblico Daniele Galliano. «Non verranno rilasciate ulteriori informazioni» conclude il comunicato stampa divulgato nella mattinata di oggi.
Chi interviene quando
Il caso emerso oggi ne ricorda un altro di cui si è parlato molto fino a qualche giorno fa, soprattutto prima delle elezioni federali: quello della Ticiconsult, la fiduciaria in cui sono attivi a vario titolo gli esponenti dell’UDC Marco Chiesa, Piero Marchesi e Pierluigi Pasi. La società era finita al centro di una polemica per aver esercitato, per diversi mesi, senza la presenza di un fiduciario autorizzato.
Di quel caso si è occupata l’autorità di vigilanza (che ha riconosciuto «un atteggiamento collaborativo delle parti interessate e una buona fede circa la volontà di conformarsi ai parametri legali vigenti» e precisato che la legge, in casi particolari, «ammette che l’attività fiduciaria possa essere esercitata da un avvocato», come avvenuto alla Ticiconsult, che alla fine ha comunque sanato la situazione ingaggiando un nuovo fiduciario autorizzato) ma non il Ministero pubblico. Perché?
La risposta è nell’articolo 23 della Legge sull’esercizio delle professioni di fiduciario, in base alla quale in casi gravi, cioè quando «il fiduciario, agendo per mestiere, realizza una grossa cifra d’affari o un guadagno considerevole», oppure di recidiva, viene inflitta una multa fino a 200 mila franchi e «gli atti sono trasmessi d’ufficio al Ministero pubblico». Tali condizioni erano date per il primo caso descritto, non per il secondo.
Bastano pochi clic
Guardando a tutto questo dalla prospettiva dei clienti, come si può verificare che un fiduciario abbia tutte le autorizzazioni necessarie per operare? Filippo Recalcati, responsabile dell’ufficio ticinese dell’Associazione svizzera dei gestori patrimoniali, risponde facendo una distinzione. «Da un lato abbiamo i fiduciari al beneficio dell’autorizzazione cantonale, la cui affiliazione può essere verificata anche online sul sito del Cantone». La legge in materia, che si applica a fiduciari commercialisti, fiduciari immobiliari e cambisti, prevede diverse condizioni per ottenere un’autorizzazione: un titolo di studio idoneo, un’esperienza lavorativa di almeno due anni in una società del ramo specifico in Svizzera, un’ottima reputazione, non essere insolventi e avere una copertura assicurativa per la responsabilità civile professionale.
Poi ci sono i gestori patrimoniali (gli ex fiduciari finanziari) a cui serve un’autorizzazione da parte della FINMA. E sul sito dell’ente di vigilanza è possibile verificare chi è in regola. «Al momento – aggiunge Recalcati – sono 1.011 i gestori patrimoniali che hanno ricevuto una licenza, mentre per circa 600 istituti la richiesta è ancora pendente». La lista dei gestori non ancora autorizzati, che operano grazie a norme transitorie, si trova anch’essa online: basta cercare «Ricerca di affiliati OAD».