Il retroscena

I due Michele e i tigli di Rimbaud

Bellinzona: gli architetti Arnaboldi e Gaggini che hanno «disegnato» il futuro ospedale regionale alla Saleggina si sono già occupati di nosocomi – La struttura vedrà la luce entro il 2035
© Rendering EOC
Alan Del Don
23.02.2024 16:30

Arthur Rimbaud, nelle sue poesie, li citava spesso. «Il profumo dei tigli», ora, è anche il nome del progetto scelto dall’Ente ospedaliero cantonale (EOC) per il nosocomio regionale del Sopraceneri che sorgerà in due fasi, entro il 2035, alla Saleggina, fra Giubiasco e Bellinzona. A «partorirlo» è stato il consorzio guidato da Michele Arnaboldi Sagl di Minusio e da Gaggini Studio d’architettura di Lugano. Due architetti ticinesi, dunque, per il complesso di 240 posti letto e cinque piani con almeno due sale operatorie. L’investimento iniziale dovrebbe aggirarsi sui 380 milioni di franchi. Prima di dare avvio al cantiere, tuttavia, l’iter prevede la pianificazione del comparto.

Inserimento armonioso

Sono stati 29 i progetti presentati dopo la pubblicazione del bando avvenuta il 3 febbraio 2023. Otto sono stati quelli che hanno superato la prima selezione. La giuria presieduta dal vicepresidente dell’EOC e già vicesindaco della capitale Andrea Bersani una ventina di giorni fa ha scelto il vincitore. Quanto pensato dagli architetti Michele Arnaboldi (si è occupato tra l’altro dell’ampliamento dell’ala sud de La Carità di Locarno) e Michele Gaggini (al quale si deve l’ampliamento e la ristrutturazione dell’ospedale cantonale di Basilea: nuova ala sale operatorie, sale parto e diagnosi) ha convinto per «l’idea di un ospedale certamente orientato al benessere dei pazienti e dei collaboratori, ma che sappia anche inserirsi nel territorio con un impatto minimo sull’ambiente e con una forte sostenibilità economica e sociale».

Secondo l’EOC l’ubicazione del nosocomio all’interno del Parco del Piano di Magadino (su una superficie complessiva di 101 mila metri quadrati) ha portato i progettisti a favorire un’architettura che «si compone di un paesaggio verde, di parchi sovrapposti con cortili verdi e camere singole che si affacciano sulle fronde degli alberi. Nel tessuto urbano della città, il parco con l’ospedale diventa luogo accessibile a tutti gli abitanti, luogo di scambio di cultura attraverso le attività che un ospedale può offrire».

La mostra al Mercato coperto

La popolazione potrà farsi un’idea in prima persona della qualità degli elaborati in occasione dell’esposizione prevista al Mercato coperto di Giubiasco da lunedì 4 a venerdì 15 marzo. Tra l’altro il giorno dell’inaugurazione della mostra, alle 18, i progettisti illustreranno al pubblico «Il profumo dei tigli».

Quale destino per il San Giovanni?

Gli sforzi per un ospedale all’avanguardia sono necessari in quanto, entro 10-12 anni, il San Giovanni di Bellinzona (inaugurato nel 1940) arriverà inevitabilmente alla fine del suo ciclo di vita «nonostante gli sforzi di adeguamento in corso d’opera, di sempre più difficile attuazione». L’ubicazione dell’infrastruttura alla Saleggina, a ridosso del fiume Ticino, accanto al nascituro Parco fluviale, e le sue dimensioni, consentiranno l’edificazione di un complesso che «sarà in grado di valorizzare, tutelandolo, il contesto paesaggistico e naturalistico in cui si trova», si affermava nel bando di concorso. La struttura, dall’altezza massima di 22,5 metri e con 250 posteggi, potrà dialogare «in maniera sostenibile con il territorio, a supporto di uno sviluppo attento alle esigenze di collaboratori e cittadini, favorendo attività e spazi di incontro dedicati». Ci sarà spazio pure per l’ospedale pediatrico del Ticino. Resta da chiarire ora cosa ne sarà del San Giovanni, il cui terreno è di proprietà cantonale.

Di nuova generazione

Nel bando di progettazione venivano altresì delineati obiettivi chiari e strategie per perseguirli. L’ospedale dovrà essere di nuova generazione. Cosa significa? Dovrà «assicurare quella flessibilità necessaria per i continui sviluppi della medicina e le già prevedibili trasformazioni legate allo sviluppo tecnologico, epidemiologico, demografico. Al centro, l’essere umano in un ambiente sostenibile dal punto di vista ambientale, costruttivo, energetico e gestionale». Si tratta, ricordiamo, di un concorso di progetto di architettura a due fasi a procedura libera; la durata del contratto è di dieci anni (dal 2025 al 2035).

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