I frontalieri pronti a dar battaglia: «La tassa sulla salute va abolita»
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La cosiddetta tassa sulla salute, a cavallo del confine, continua a far discutere. Ieri, sabato 15 febbraio, le organizzazioni sindacali italiane e svizzere, fra cui UNIA, VPOD, OCST, SYNA e Syindicom, hanno organizzato a Varese l'Assemblea internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori frontalieri. Il pomo della discordia, come noto, sono quei 110 euro mensili in media chiesti ai «vecchi» frontalieri per finanziare la sanità di confine. Le organizzazioni sindacali, in questo senso, rivendicano «il pieno rispetto delle norme interne e internazionali a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori frontalieri attivi e pensionati». Di qui la richiesta, innanzitutto, di cancellare «la norma che prevede una nuova tassa sulla salute a carico dei ''vecchi frontalieri'', che di fatto introduce una doppia imposizione, risulta in contrasto con l’Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri e presenta chiari elementi di incostituzionalità». In caso contrario, sottolineano le organizzazioni sindacali, i frontalieri sono pronti «ad adire alla giustizia al fine di eccepire la questione di costituzionalità».
Le organizzazioni sindacali, ancora, chiedono «di portare alla discussione del cosiddetto tavolo interministeriale le altre criticità ancora aperte, a partire dall’introduzione della nuova indennità di NASPI prevista dalla legge 83/2023 (l'indennità di disoccupazione, ndr) e dalla modifica dell’attuale normativa sull’assegno unico e universale, che discrimina le lavoratrici e i lavoratori frontalieri e per la quale l’Italia è stata messa sotto procedura d’infrazione da parte della CE».
Infine, le organizzazioni chiedono di «ricostituire il corretto rapporto tra l’uso delle risorse derivanti dai ristorni quale contributo dei frontalieri alla fiscalità generale, all’erogazione dei servizi e alla garanzia degli investimenti dei Comuni di frontiera e la definizione delle risorse future da investire sul territorio per progetti socioeconomici, modello che abbiamo faticosamente costruito e consolidato nella legge approvata all’unanimità del Parlamento, con il contributo determinante delle Comunità locali, oggi destrutturato da interventi del legislatore poco organici e incomprensibili».
Nel comunicato diffuso dall'Assemblea internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori frontalieri si sottolinea come, con la legge di recepimento dell’accordo italo-svizzero, da un lato «salvaguardiamo la tassazione esclusiva in Svizzera ai ''vecchi frontalieri'' continuando l’Italia a incassare il 40% delle loro tasse» e, dall’altra, «con la Finanziaria 2024 li trattiamo come evasori chiedendo loro e ai loro familiari a carico di versare il 3-6% della retribuzione netta per avere l’assistenza sanitaria che hanno già pagato». Di nuovo: «Mentre, da un lato e faticosamente, otteniamo per legge l’innalzamento della NASPI per i primi tre mesi di disoccupazione, parificandola a quella svizzera, dall’altro ci si guarda bene dal dare seguito all’applicazione della nuova norma penalizzando economicamente i frontalieri licenziati».
In sostanza, si legge nella nota, «il Governo italiano con una serie di atti contraddittori e unilaterali successivi alla legge di recepimento dell’accordo italo-svizzero entrato in vigore il 18 luglio 2023 cerca di ''smontare'' quanto faticosamente costruito in anni di confronto per migliorare la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori frontalieri. Di qui l’esigenza di fare il punto, tutti insieme, sulle principali criticità ancora aperte e definire come procedere, forti dei primi risultati raggiunti».
Grazie alla mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori, conclude lo scritto, «siamo infatti riusciti a sanare una inaccettabile disparità di trattamento, garantendo ai vecchi frontalieri non frontisti di Sondrio divenuti inspiegabilmente nuovi frontalieri e ai nuovi frontalieri residenti nei 72 Comuni di fascia finora non riconosciuti una tassazione equivalente ai vecchi frontalieri. Analogamente, siamo riusciti finalmente a ottenere dopo oltre un anno dalla sua costituzione la convocazione del primo incontro del tavolo interministeriale per la definizione di uno Statuto dei lavoratori frontalieri».