I negoziati segreti di Big Pharma: perché i farmaci costano così tanto?
Il prezzo dei farmaci continua ad aumentare in tutta Europa e le prospettive per il futuro sono tutt'altro che rosee. Emerge da una recente analisi compilata dall’European Social Insurance Platform (ESIP) e dal Medicine Evaluation Committee (MEDEV), che hanno lanciato l’allarme sulle dure sfide che i sistemi sanitari nazionali dovranno affrontare.
I motivi dietro la costante crescita dei costi sono molteplici e non sempre chiari, soprattutto per la poca trasparenza che contraddistingue il settore farmaceutico. Stando a una approfondita inchiesta pubblicata da Republik lo scorso 23 settembre, gli attori di Big Pharma non sono tenuti a rivelare i costi di ricerca e sviluppo dei loro prodotti. Dunque, per chi è estraneo al settore risulta molto complicato stimare quale sarebbe un prezzo ragionevole per un farmaco. E non solo, grazie ai brevetti, spesso un’azienda si trova ad essere l'unica fornitrice di un determinato prodotto. Fosse anche un farmaco salvavita, ci sarà un monopolista che avrà un potere contrattuale fortissimo.
Le case farmaceutiche negoziano costi e sconti con i singoli Paesi, ma nessuno di loro sa quanto un medicamento sia stato pagato realmente altrove. Anche lo sconto ha un suo prezzo: la riservatezza.
In questo modo, scrive ancora Republik, le aziende farmaceutiche possono alzare sempre di più l’asticella quando trattano con i Paesi (in Svizzera l’interlocutore è l’Ufficio federale della sanità pubblica, ndr). Anche attraverso minacce neanche troppo velate: non potete pagare? Questo farmaco non sarà commercializzato nel vostro Paese. E in casi del genere, i medicamenti non verrebbero coperti dall'assicurazione sanitaria. Di fatto si tratta di un «ricatto» che Big Pharma fa agli enti sanitari nazionali.
Verrebbe da pensare che per un Paese meno ricco i prezzi dei farmaci siano più convenienti. Non è sempre così. Stando a un’indagine di Investigate Europe, in alcuni casi le Nazioni forti economicamente pagano meno – e ricevono prima i farmaci innovativi – rispetto a quelle dell'Europa centrale e orientale.
Investigate Europe ha cercato di fare un esempio elaborando una stima dei prezzi annuali per singolo paziente di alcuni farmaci usati per curare la fibrosi cistica. Ebbene, la media, al netto dell’IVA, era di 71 mila euro in Francia, 81 mila in Italia e 87 mila in Spagna. Mentre a est i prezzi lievitavano: in Polonia 109 mila euro, in Repubblica Ceca 140 mila. E in Lituania, stando alle stime, si arriverebbe addirittura a 175 mila euro.
Si tratta di un sistema decisamente difficile da inquadrare nella sua interezza, proprio per gli oscuri negoziati tra Big Pharma e i vari Paesi. Per capire com’è la situazione in Svizzera abbiamo girato alcune domande a Ivo Giudicetti, portavoce e specialista Public Affairs dell'associazione di casse malattia Santésuisse.
Il prezzo
dei medicamenti continua a crescere in tutta Europa. E in
Svizzera? Quali sono le previsioni?
«Il costo
dei farmaci nell'assicurazione malattie obbligatoria è molto elevato anche in
Svizzera. Nel 2023, un assicurato con un premio medio annuo di 4.500 franchi ha
pagato in media 1.000 franchi per i farmaci. Nel 2013, questa cifra era di 700
franchi. L'elevata crescita negli ultimi anni è dovuta principalmente ai nuovi
farmaci oncologici molto costosi (Keytruda, Darzalex, Enhertu, ecc.). Altri
nuovi farmaci molto cari stanno entrando sul mercato (ad esempio Trikafta,
Vyndaqel, Vabysmo, Shingrix, ecc.). Le terapie più vecchie e meno costose sono
sostituite da nuove terapie ambulatoriali personalizzate e più costose. Santésuisse
ipotizza che il prezzo dei farmaci continuerà ad aumentare sensibilmente.
L'industria farmaceutica cercherà di imporre all’Ufficio federale della sanità
pubblica le sue crescenti ambizioni sui prezzi. I prezzi dei nuovi farmaci sono negoziati tra
i produttori e l'UFSP in base a determinate regole (confronto dei prezzi
all'estero e confronto terapeutico incrociato). Gli assicuratori malattia
devono poi rimborsare i prezzi fissati».
Quali sono
i farmaci più costosi attualmente?
«I costi
degli immunosoppressori e dei farmaci antitumorali hanno registrato una forte
crescita negli ultimi anni. Oggi ammontano a 2,6 miliardi di franchi svizzeri
(2023). Nel 2013, la cifra era ancora inferiore a un miliardo. Tuttavia, ci
sono anche altri esempi. Come il farmaco Wegovy, che è stato approvato per il
trattamento dell'obesità nel 2024. Solo per Wegovy i costi annuali di
trattamento per paziente ammontano a 2.500 franchi. Santésuisse prevede costi
aggiuntivi di diverse centinaia di milioni di franchi dovuti al suo utilizzo
nel 2% della popolazione. Nell'ambito delle malattie rare, il Trikafta per il
trattamento della fibrosi cistica è presente nell'assicurazione di base dal
2021. Una confezione per 28 giorni costa circa 15.000 franchi, secondo l'elenco
delle specialità. L'azienda farmaceutica concede uno sconto confidenziale per
confezione, il che significa che il prezzo effettivo pagato non è pubblicamente
noto. Si stima che oltre 600 pazienti siano attualmente in terapia con
Trikafta. In base ad alcune fonti, si ipotizza che solo per Trikafta sono
fatturate spese complessive per decine di milioni di franchi l’anno. Inoltre,
negli ultimi anni anche le terapie geniche sono da rimborsare. Queste terapie,
applicate per una sola somministrazione, costano da diverse centinaia di
migliaia di franchi (Kymriah ecc.) a diversi milioni di franchi (Zolgensma)».
Come mai il
prezzo dei farmaci aumenta? Quanto contano la ricerca e le nuove
tecnologie?
«L'industria
farmaceutica persegue i profitti anche nell’assicurazione obbligatoria. Le
argomentazioni relative ai costi di ricerca e di investimento sono spesso usate
dai produttori di farmaci per ottenere prezzi più elevati. Il problema è che
non c'è trasparenza nella determinazione dei prezzi attraverso la procedura con
l’UFSP. Nelle negoziazioni dei prezzi, soprattutto nel caso di farmaci molto
costosi (cure del cancro e di malattie rare), i produttori evocano il segreto
commerciale e industriale traendone vantaggio per non documentare i costi di
ricerca e sviluppo sostenuti; l'UFSP è portato a riporre fiducia in loro senza
poter davvero verificare. Inoltre, il titolare di omologazione del medicamento
può assumere una posizione di monopolio con un farmaco innovativo richiesto dai
pazienti, il che aumenta la pressione sulle autorità per negoziarne il prezzo.
In definitiva, il loro prodotto può determinare la qualità della vita dei
pazienti, l'alleviamento delle loro sofferenze o addirittura la loro vita o morte.
Il sistema dei prezzi “di vetrina” proposto dalla stessa industria farmaceutica
non aiuta. Viene pubblicato un prezzo “di vetrina”, mentre il prezzo effettivo
pagato è inferiore. Con questo modello, su cui è imposto il segreto,
l'industria farmaceutica dà l'impressione a un Paese di “guadagnarci” grazie a
uno sconto. Ma questo rende difficile un confronto accurato dei prezzi dei
farmaci tra i diversi Paesi, favorendo la massimizzazione del potenziale
profitto nei diversi mercati».
Che
accorgimenti può utilizzare il semplice cittadino per spendere meno?
«È
importante utilizzare i generici e i biosimilari più economici, che sono
equivalenti ai preparati originali. L'assicurato può optare per un modello
assicurativo alternativo che, ad esempio, preveda la dispensazione di farmaci
generici al posto dei preparati originali (quando ciò è possibile). In questo
modo risparmia sui premi e sui costi di franchigia perché i costi dei farmaci
sono più bassi, e i quindi sono inferiori anche per l’insieme degli assicurati.
D’altra parte, il paziente può esprimere direttamente al medico o al farmacista
la sua preferenza per un generico o una confezione adatta alle sue esigenze,
per evitare sprechi».