Lugano

I segreti dell’ex asilo Ciani

A metter mano agli edifici storici non mancano le sorprese, o i grattacapi: non fa eccezione l’ex asilo Ciani, che la Città sta ristrutturando ormai da qualche tempo - Coinvolto l’Ufficio dei beni culturali per decidere il colore delle facciate, e ora c’è da rinforzare un lucernario molto particolare
©CDT/CHIARA ZOCCHETTI
Federico Storni
18.09.2021 06:00

Metter mano a un edificio storico non è una scienza esatta. Il processo di ristrutturazione spesso rivela sorprese e finché non si comincia a lavorarci non si è mai davvero sicuri di cosa si troverà. Se, poi, l’edificio è un bene culturale protetto, soggetto quindi a norme più stringenti, le cose possono complicarsi ulteriormente. Non fanno eccezione i lavori per risanare l’ex asilo Ciani su viale Cattaneo. Lavori iniziati tempo fa e che proseguiranno ancora per qualche mese.

La sua storia

Per meglio inquadrare la delicatezza dell’operazione, può essere utile riassumere per sommi capi la storia dell’edificio e i motivi per cui è stato necessario metterci mano. Lo stabile è stato costruito nel 1892 dall’architetto Giuseppe Fumagalli allo scopo di ospitare l’«asilo infantile di carità» attivo dal 1844 in piazza Cioccaro per l’azione filantropica di Filippo Ciani, a cui premevano l’educazione e le condizioni igieniche dei bambini in difficoltà. La decisione di dargli una nuova sede fu dell’erede di Ciani, Antonio Gabrini. Negli anni seguenti l’edificio ospitò una sede dell’asilo di Lugano, fino al 2004, quando questa venne spostata al Lambertenghi.

Al contempo, la Città era in cerca di nuovi spazi congressuali e, tra l’ipotesi di allargare il Palazzo dei Congressi e quella di comperare l’ex asilo dalla Fondazione Filippo Ciani, scelse la seconda, per 7 milioni di franchi. Già quasi vent’anni fa si era coscienti che i nuovi spazi avessero bisogno di una messa a punto, tant’è che nel 2011 venne accettato un credito da quasi 10 milioni per farlo. Il progetto però andò incontro a ricorsi, e in tempi recenti si è deciso di operare un restauro più conservativo, attingendo a indicativamente tre di quei quasi dieci milioni. Si tratta in sostanza di una tirata a lucido: sono previsti (e in parte sono già stati effettuati) interventi sull’acustica, l’impiantistica, il riscaldamento e il condizionamento.

Questione di tinta

Negli scorsi giorni è stato tolto il ponteggio e l’esterno dell’edificio è tornato a mostrare il suo volto. La nuova tinteggiatura, ci spiega Cristina Zanini Barzaghi, responsabile del Dicastero immobili, è stata una delle prime sfide (o grattacapi) impreviste dei lavori di risanamento, perché «facendo le analisi abbiamo ritrovato il colore originale delle facciate. Due colori ocra e mattone più intensi rispetto ai tinteggi successivi». Che fare, quindi: tornare alle origini oppure tutelare la scelta di inizio Novecento di dipingerlo con tinte più tenui? «Dopo un confronto con l’Ufficio dei beni culturali (UBC) si sono scelte le due tonalità grigio e rosa che si riagganciano al periodo in cui l’edificio ospitava la scuola». Da notare peraltro che la pianta originale dell’edificio era a «U», con apertura sul giardino posteriore, e la quarta parete per creare il patio è arrivata in un secondo momento.

Indagini sulle origini

Il patio è poi stato coperto poco dopo con un lucernario, che oggi rappresenta l’altra grande sfida dei lavori di ristrutturazione. «Il lucernario è in cattivissimo stato e con deficienze statiche importanti - dice Zanini Barzaghi, - ma abbiamo scoperto che si tratta di un oggetto storico molto particolare, realizzato ancora in ferro (e non in acciaio) nel 1907. Non troviamo dati sulla sua esecuzione: stiamo facendo ricerche in questo senso».

Il patio, per l’uso che si è fatto in questi anni dell’edificio (matrimoni, mostre, eventi di rilievo), è il cuore dell’edificio, anche perché è il suo spazio nettamente più ampio. Però l’acustica è pessima e non si può oscurarlo per fare proiezioni. Inoltre l’isolamento termico è pressoché inesistente: «In origine il lucernario era una semplice copertura da esterno del patio - spiega Zanini Barzaghi - tanto che già negli anni Venti, quando si è deciso di riscaldare tutto l’edificio, si sapeva che avrebbe causato un grande dispendio di calore». Il problema è che, per renderlo funzionale agli scopi prefissati, bisogna intervenire in modo importante per rinforzarlo e isolarlo termicamente, nel contempo senza snaturarlo. Un’operazione non facile, per cui sono in corso discussioni con l’UBC. Per risolvere la questione si sta inoltra allestendo un’ulteriore perizia specialistica sul manufatto.

La buona notizia è che tutto ciò non dovrebbe causare importanti costi supplementari rispetto a quanto preventivato.

Non agibile, per intanto

Intanto per i lavori interni l’ex asilo non è al momento accessibile, malgrado sia una sede molto gettonata: «Si pensava che con l’apertura del LAC si sarebbe ridotta la richiesta di spazi - conclude Zanini Barzaghi, - ma sia qui sia al Palazzo dei congressi ci sono sempre molte richieste. Con la nuova impiantistica che stiamo realizzando si potrà sfruttare molto di più per riunioni e seminari». Tutto ciò in attesa di capire se questa resterà la destinazione definitiva anche in futuro. Ma ciò dipenderà da come si svilupperà il dossier del polo congressuale al Campo Marzio.