I sopralluoghi, le fiamme e quel disturbo bipolare

La Ford Fiesta di colore viola con targhe italiane, la notte tra il 18 e il 19 maggio del 2023, transitò lungo via Industria a Riva San Vitale sei volte. Al volante un 31.enne cittadino italiano che, di fatto, stava facendo dei sopralluoghi. Poi la decisione di passare all’azione. Superato il cancello che porta negli spazi di due aziende – armato di una bottiglia colma di benzina – decise di appiccare il fuoco. Fiamme che distrussero un camion e il relativo semirimorchio, nonché la struttura di un capannone e alcuni componenti di un impianto di separazione dei materiali. Per domare l’incendio, quella notte, furono necessari 11 pompieri, intervenuti con 7 veicoli. Danno complessivo denunciato alle assicurazioni: oltre 422.000 franchi.
Oggi, invece, i conti con la giustizia. Il 31.enne è infatti comparso davanti alla Corte delle assise correzionali presieduta dal giudice Paolo Bordoli ed è stato condannato – dopo un accordo proposto dalle parti e avallato dal presidente – a 20 mesi di carcere sospesi condizionalmente per due anni, una pena pecuniaria e l’espulsione dal territorio elvetico per cinque anni. L’uomo, che a conti fatti si trova in carcere dalla fine di ottobre dello scorso anno, è stato riconosciuto colpevole dei reati di incendio intenzionale, violazione di domicilio ed entrata illegale (ha varcato il confine con il solo e unico scopo di commettere un reato). In aula, come detto, le parti – il procuratore pubblico Simone Barca da un lato, l’avvocata Anna Grümann dall’altro – hanno proposto al giudice l’accordo: «L’imputato è reoconfesso, ha ampiamente collaborato durante l’inchiesta e ha intrapreso un percorso terapeutico» ha spiegato Barca.
Già, un percorso terapeutico: il 31.enne soffre infatti di un disturbo bipolare. Il disturbo, la percezione di aver ricevuto minacce dall’ex datore di lavoro e l’arrabbiatura hanno portato alla sconsiderato gesto. «Ho sbagliato. Ci sono stati dei disguidi è ho interpretato delle parole come minacce» ha detto in aula il 31.enne rispondendo alla domanda del giudice sul perché avesse compiuto quell’azione. «In quel momento – ha aggiunto –, avevo vissuto situazioni che non mi sembravano corrette e ho provato a reagire. Può essere che abbia interpretato in maniera esagerata alcuni messaggi».
«Un disturbo che può curare»
«Ha un disturbo che può curare. Deve farlo» ha commentato, dal canto suo, il giudice Paolo Bordoli il quale, durante la lettura della sentenza, ha pure riconosciuto una lieve scemata imputabilità: a causa del disturbo bipolare, infatti, «al momento di passare all’atto (l’incendio, ndr.) non poteva controllarsi». Anche per questo motivo oltre alla condanna è stata ordinata «una norma di condotta».
L’uomo, che tornerà in Sicilia dalla famiglia, dovrà seguire un trattamento terapeutico. «Se non dovesse rispettare la norma, dalla Svizzera non si potrà fare granché» ha spiegato facendo leva sul fatto che quello della giustizia elvetica è piuttosto «un invito pressante». Un’occasione da non lasciarsi sfuggire.