Idee per un Ticino accogliente
Un Ticino che invecchia e che, di riflesso, si vede costretto ad agire per tempo per puntellare il suo sistema sociosanitario; giovani che si trasferiscono oltre San Gottardo e non fanno più ritorno, alimentando la fuga dei cervelli; una mole di traffico stradale imponente e in crescita, con alle porte il progetto PoLuMe inviso a una parte dei cittadini che vivono a Sud del Ponte Diga. Sono questi i principali temi sviluppati dalle candidate al Consiglio di Stato Nara Valsangiacomo (Verdi) e Laura Tarchini (Il Centro) nel confronto elettorale di oggi.
Si parte dal sondaggio
Sul «ring» di Muzzano, però, il primo argomento affrontato è legato al primo sondaggio elettorale proposto un paio di settimane fa dalla RSI. Una delle letture dei risultati riguarda i «partitini», ancora in avanzata. «La frammentazione? Per la democrazia può essere un bene, perché permette di dare voce a figure che magari nei partiti storici non si trovano», esordisce Tarchini. «Ma c’è un altro lato della medaglia: dal punto di vista concreto, all’interno di un Parlamento, troppa frammentazione si trasforma in un problema. Prima di ottenere una maggioranza, alcune decisioni possono richiedere troppo tempo. Dunque sì, un’eccessiva frammentazione rischia di far male al cantone, poiché blocca i suoi processi decisionali». «A livello pratico condivido quanto detto da Laura», spiega da parte sua Valsangiacomo. «Però la frammentazione che si sta creando, anche se preoccupante, deve servire da stimolo ai partiti più grandi. Prendiamo le schede senza intestazione: sono in crescita. Ciò significa che una parte dell’elettorato ha perso fiducia. Oggi c’è troppa distanza fra la popolazione e i partiti storici».
Una distanza che quindi anche Il Centro avverte? «Il cambiamento di nome del nostro partito, deciso a livello nazionale, è stato voluto proprio per riavvicinarci alla gente, in particolare ai giovani, i quali non si sentivano più rappresentati», sottolinea Tarchini.
Puntellare un intero settore
I temi di società, ora. Si parte dall’invecchiamento della popolazione, un fenomeno che la candidata del Centro conosce bene (lavora alla Fondazione Pro Senectute Ticino e Moesano). Il Gran Consiglio ha approvato la Pianificazione integrata degli anziani, una grossa riforma che permetterà di puntellare l’intero sistema sociosanitario. «La pianificazione integrata dà una risposta concreta, potenziando i servizi d’appoggio e le cure a domicilio», spiega Tarchini. «In questo modo è possibile far fronte ai nuovi bisogni degli anziani, permettendo loro di rimanere a casa il più a lungo possibile. Non solo: il piano dà opportunità di lavoro interessanti. Opportunità che la scuola ticinese dovrebbe far conoscere meglio. Nelle professioni sociosanitarie, il Ticino si appoggia ancora troppo all’Italia. Inoltre, è sbagliato ragionare sull’anziano solo in termini di costi. Bisogna pensare a tutti i pensionati che svolgono il ruolo di nonni. Dei pilastri della nostra società, anche nel campo del volontariato». «Il futuro è metà previsioni e metà visioni», sottolinea invece Valsangiacomo. «L’invecchiamento della popolazione è un fatto oggettivo, che farà sorgere difficoltà ma anche opportunità. Dall’altra parte serve una visione, un piano per farci trovare pronti. Noi peschiamo volutamente in Italia. Ma per invogliare i nostri giovani ad abbracciare un settore in crescita, bisogna creare non solo salari dignitosi, ma anche condizioni di lavoro eque e giuste». Dagli anziani ai giovani, quindi. Parte dello stesso problema, se vogliamo. Perché, oltre a puntellare il sistema sanitario, bisognerebbe supportare le nuove famiglie. Valsangiacomo, classe 1996, il mondo giovanile lo conosce e lo frequenta ogni giorno. «Diamo ai giovani veri spazi di cultura, dei servizi gratuiti per permettere loro di dare sfogo alle loro necessità senza schemi imposti», dice la candidata dei Verdi. «Per le realtà giovanili, in Ticino, c’è tanto da fare e da comprendere». La politica, quindi, quale risposte può dare? «Offrire delle migliori condizioni lavorative ai giovani è la base da cui partire», risponde Tarchini. «Per provare a vincere la concorrenza con i poli oltre San Gottardo, si potrebbe ad esempio spingere le aziende ad accogliere meglio i giovani che decidono di tornare in Ticino. Un giovane sceglie di far rientro a casa se trova condizioni professionali adeguate alle sue esigenze». Valsangiacomo, a questo punto, attacca una proposta fatta proprio dal Centro. «Mi ha sorpreso molto il progetto dei Giovani del partito di avviare una politica fiscale per le persone che fanno rientro nel nostro cantone. È affrettato e miope, per il semplice fatto che si va a lavorare a valle del problema, senza considerare il contesto. Inoltre, non si pensa a chi studia sul territorio». «Questa proposta è da leggere come un investimento», la replica di Tarchini. «Riportiamo i cervelli in Ticino: alla fine ne beneficiano le aziende e la società tutta».
Inquinamento e code
I giovani, ma non solo, cercano anche una mobilità e una connettività diverse in cui muoversi. Eppure, in Ticino, i problemi di traffico sono costanti. Nonostante il potenziamento dell’offerta dei trasporti pubblici, le strade sono ancora al centro dell’attenzione. Anche quelle future, come il discusso PoLuMe. «Il completamento di AlpTransit, ad oggi, arriverebbe dieci anni dopo PoLuMe», dice Valsangiacomo. «Lo trovo ridicolo. È una questione di priorità federali, d’accordo. In ottica ticinese, tuttavia, è inutile investire soldi per potenziare il trasporto pubblico se allo stesso tempo si potenziano le strade. Sarà banale dirlo, ma più strade equivale a più traffico. La visione di PoLuMe è antica, e non considera i residenti». «Fermare PoLuMe non si può, bisogna allora guardare al suo obiettivo che è quello di alleggerire una situazione molto pesante», risponde Tarchini. «Il problema, semmai, è che a una persona corrisponde un’auto. E ciò vale in particolare per i frontalieri. Bisogna incentivare le aziende e facilitare gli spostamenti collettivi dei lavoratori per ridurre smog e ingorghi». «Finora i piani di mobilità aziendale hanno prodotto solo documenti», rileva da parte sua la candidata ecologista. «Serve cambiare paradigma, e non far ruotare il territorio attorno all’automobile». Infine, il Piano climatico e energetico cantonale. Qual è il giudizio delle candidate? «Ci sono alcuni punti buoni, altri meno», risponde ancora Valsangiacomo. «Il fotovoltaico doveva essere più ambizioso, tralasciando l’idroelettrico oramai giunto a piena capacità. Un altro problema è la mobilità: si punta solo sull’elettrico, con conseguente esplosione del fabbisogno energetico. Andrebbero invece ripensati i consumi, le nostre abitudini. Prendere cioè il problema dall’altro capo». Tarchini condivide il ragionamento di Valsangiacomo, ma aggiunge: «Il fotovoltaico è troppo poco sviluppato in Ticino, in particolare nel settore privato. Questo perché, a fronte di un investimento importante, le aziende elettriche non pagano abbastanza l’energia prodotta. Inoltre, si potrebbe sfruttare maggiormente gli spazi alpini per produrre energia solare. Il potenziale deve essere sfruttato appieno».