Il fenomeno

Il boom di zanzare tigre

Dopo due anni di calo le proiezioni indicano un nuovo aumento – Eleonora Flacio: «Siamo tornati ai livelli del 2019» – Le cause? Temperature e disattenzione
Martina Salvini
25.07.2022 06:00

Le zanzare tigre sono tornate a ruggire. Più forte che mai. Ce ne siamo accorti un po’ tutti, nelle ultime settimane. E ora l’impressione trova conferma nelle parole di Eleonora Flacio, che coordina il settore Ecologia dei Vettori, dell’Istituto microbiologia della SUPSI . «I due anni di pandemia avevano permesso di raggiungere risultati eccezionali: in Ticino, la presenza della zanzara tigre era più che dimezzata», dice la dottoressa Flacio. Merito dell’azione combinata della popolazione e dei Comuni: «Le persone, costrette a casa a causa del COVID, hanno agito nella maniera più corretta e costante, mettendo in pratica le raccomandazioni ricevute negli anni. Dall’altro lato, nell’ambito pubblico avevamo introdotto un nuovo prodotto. L’azione congiunta di privati e Comuni ha permesso così di ridurre il numero di zanzare». Una parentesi felice. Ma momentanea. Sì, perché oggi le proiezioni indicano un netto aumento delle zanzare tigre. Addirittura del 68%. Siamo insomma tornati ai livelli del 2019. E questo a causa di una serie di fattori. In primo luogo, le temperature - caldissime - che favoriscono il proliferare dell’insetto.

Cosa è cambiato

«Le tigri sono zanzare tropicali o subtropicali, e il riscaldamento globale crea un habitat particolarmente favorevole», premette la dottoressa Flacio. «Negli ultimi anni, le estati sono sempre più afose, e anche l’autunno è molto caldo: ciò permette alle zanzare di rimanere attive più a lungo, di riprodursi più facilmente. Di conseguenza, l’anno successivo sono più numerose». Nonostante ciò, negli ultimi anni il fenomeno è rimasto sotto controllo. «L’azione combinata di cittadini e Comuni ci aveva permesso di raggiungere risultati inediti in Europa». Cosa è cambiato, quindi? «Il clima ha giocato senz’altro un ruolo. Inoltre, le persone hanno ripreso a viaggiare e passano meno tempo a casa. Probabilmente, quindi, sono state meno rigorose nell’applicare le misure di contenimento».

Il clima ha giocato senz’altro un ruolo. Inoltre, le persone hanno ripreso a viaggiare e passano meno tempo a casa. Probabilmente, quindi, sono state meno rigorose nell’applicare le misure di contenimento.
Eleonora Flacio, a capo del settore Ecologia dei Vettori, dell’Istituto microbiologia della SUPSI 

Tra pubblico e privato

In generale, negli ultimi anni la presenza dell’insetto in Ticino si è fatta via via più omogenea. «Ad esempio, non ci sono più zone particolarmente sotto pressione. La zanzara tigre è equamente diffusa in tutto il fondovalle. Sintomo che tutti i Comuni stanno agendo in modo sincrono per cercare di debellare l’insetto». Un’azione coordinata, dunque. Portata avanti attraverso una serie di misure comuni. «Ogni Comune è chiamato a trattare tutti i possibili focolai. Ma può coprire solo il 20% dei luoghi a rischio. Il restante 80% si trova nelle aree private». Di qui, l’importanza dell’intervento dei cittadini. «È sufficiente fare attenzione a due cose, da maggio a inizio ottobre: evitare i ristagni d’acqua e trattare con prodotti specifici i punti d’acqua ferma che non possono essere rimossi». Regole semplici, che permettono però di eliminare le larve delle zanzare. «Addirittura, alcuni Comuni si sono organizzati per fornire gratuitamente ai cittadini il prodotto specifico. Il cui costo, comunque, è irrisorio (10-11 franchi), ma permette di tenere lontana la zanzara tigre per l’intera stagione». Per togliersi il problema, ribadisce Flacio, sono sufficienti cinque minuti alla settimana: il tempo necessario a spargere i granelli del prodotto. «Per i cittadini, però, rimane individuare tutti i focolai della zanzara tigre, perché ormai ogni luogo, specialmente se piccolo, dove può ristagnare acqua per più di una settimana, produce zanzara tigre».

Diffusa ovunque

Anche perché la zanzara tigre ha mostrato di sapersi adattare molto bene. «Quando ho iniziato questo lavoro, nei primi anni Duemila, la zanzara era molto meno aggressiva e meno abituata ai climi temperati. Ad esempio, vent’anni fa rimaneva solo all’esterno, mentre ora ce la ritroviamo in casa; prima svernava solo come uovo, mentre ora anche come adulto. Inoltre, sta colonizzando non più solo le acque pulite, ma anche quelle organiche. E non è più così semplice schiacciarle, perché volano meglio». Debellarla completamente, quindi, è impossibile: «Ma la si può gestire in maniera efficace, e gli ultimi due anni lo dimostrano». Le misure di controllo , insomma, funzionano. «Se non facessimo nulla, la situazione sarebbe invivibile. In Ticino siamo comunque messi molto meglio rispetto alle zone di confine italiane, dove la presenza della zanzara tigre è quattro volte superiore, a causa di misure di lotta poco coordinate tra i diversi Comuni». E nel resto della Svizzera? «Il nostro sistema di sorveglianza ha fatto scuola negli altri Cantoni, e oggi coordiniamo l’attività a livello federale». Arrivata inizialmente nel nostro cantone, la specie è ormai diffusa ovunque. «Corre veloce in tutto il Paese: è già insediata a Ginevra, Vallese, Vaud, Basilea. Ma anche in alcune zone di Zurigo. Il fondovalle svizzero, tra non molto, raggiungerà livelli simili al Ticino».

Se non facessimo nulla, la situazione sarebbe invivibile. In Ticino siamo comunque messi molto meglio rispetto alle zone di confine italiane, dove la presenza della zanzara tigre è quattro volte superiore.

Novità promettenti

In futuro, però, nella battaglia contro la zanzara tigre potrebbe aggiungersi un nuovo tassello. «In effetti, abbiamo lavorato a un esperimento, che ha già ottenuto il via libera dalla Confederazione e dall’Organizzazione mondiale della sanità, per rilasciare nell’ambiente esemplari maschi sterilizzati». Una misura di lotta che permetterebbe di abbassare la densità dell’insetto. «Con l’arrivo della pandemia, però, l’OMS ha dovuto attingere a gran parte dei propri fondi. Quindi il progetto è stato congelato». La squadra della dottoressa Flacio tenterà comunque un rilascio sperimentale a inizio agosto a Morcote. «Se riusciremo a trovare i fondi necessari, poi, partiremo con il progetto. Una misura che, insieme alle altre, dovrebbe permetterci di contenere la diffusione delle zanzare».