Ente ospedaliero

«Il Civico? Non si allargherà, virus e demografia centro della strategia dell’EOC»

Gli effetti di un anno di pandemia sulla sanità cantonale, tra conti in rosso e nuovi progetti - Ne parliamo con il direttore generale dell’Ente ospedaliero Glauco Martinetti
© CDT/Gabriele Putzu
Martina Salvini
17.03.2021 06:00

Gli effetti della pandemia hanno pesato sui conti dell’EOC. Con che disavanzo chiudono i conti del 2020?

«I conti del 2020, a seguito del blocco delle operazioni elettive decise lo scorso anno dal Consiglio federale e a seguito di maggiori costi dovuti al coronavirus, chiudono con una perdita di circa 50 milioni. Questo andamento finanziario è purtroppo in sintonia con quanto avvenuto in tutta la Svizzera e i conti dell’EOC sono paragonabili con quelli di molte altre strutture sanitarie di altri cantoni. Ricordiamoci anche che il Ticino ha subito prima degli altri e in modo molto più violento l’effetto della pandemia».

Quelli del 2021 rischiano di essere ancora fortemente compromessi?

«È corretto supporre che anche il 2021 sarà fortemente in perdita. I primi tre mesi iniziali dell’anno sono stati fortemente influenzati negativamente dalla COVID-19. L’impegno per riuscire a contenere le perdite è grande e tutti i settori dell’EOC stanno contribuendo indistintamente, ma è chiaro che durante una pandemia l’afflusso di malati verso gli ospedali è frenato».

L’Ente che dirige da tre mesi ha messo in cantiere diversi progetti strategici, uno è già concretamente avviato: il nuovo ospedale di Mendrisio. I lavori proseguono spediti?

«Il cantiere della nuova ala è effettivamente in fase molto avanzata e contiamo di inaugurarla nei primi mesi del prossimo anno. Questo nuovo progetto, unitamente a contenuti medici innovativi, darà sicuramente nuovo slancio al Beata Vergine a sicuro vantaggio dei pazienti del Mendrisiotto. Questo è un impegno tangibile dell’Ente che si iscrive nella strategia multi-sito fortemente ancorata nelle nostre strutture».

Ci sono poi i progetti ancora sulla carta: a Bellinzona, in zona Saleggina, dovrebbe sorgere la struttura chiamata a sostituire il San Giovanni, a Lugano è previsto l’ampliamento dell’Ospedale regionale. La pandemia come ha influito su questi progetti?

«Nel 2020, oltre alla pandemia, è successo un altro avvenimento estremamente importante per il canton Ticino: la pubblicazione della nuova proiezione demografica 2030. I nuovi dati ci dimostrano tre effetti fondamentali del nuovo andamento demografico: le nascite calano, l’immigrazione è fortemente regredita e la popolazione invecchia. La sommatoria di questi tre effetti dà come conseguenza un arresto del trend di crescita demografico per il Ticino: 350 mila abitanti siamo e 350 mila abitanti saremo nel 2030. Differenze regionali sono pure visibili e la regione di Lugano ne è forse la più colpita. Contemporaneamente, la pandemia ha causato un forte disavanzo nei conti dell’EOC ed è anche probabile che pure i conti dello stesso Stato (proprietario di EOC) saranno influenzati negativamente. Questi importanti fattori hanno spinto saggiamente il CdA dell’Ente a richiedere un riesame dei grandi investimenti. Detto in altre parole: aumentare fortemente la volumetria dell’Ospedale di Lugano (dove sono già presenti due strutture) nella regione che sta purtroppo subendo una diminuzione demografica non era più sostenibile. La Saleggina ha per contro una tempistica più lunga e mantiene quindi la sua progettualità».

La medicina di domani necessiterà di spazi e strutture più adatte alle nuove esigenze. È da questo che prende spunto tutto il vostro ragionamento?

«Esattamente. Il cambio strategico è proprio quello di non aumentare le volumetrie oltre al reale fabbisogno ma di investire sempre di più nella qualità, nella sicurezza e nell’ampliamento dell’offerta medica sempre in sintonia con i nuovi trend demografici. A Lugano abbiamo dato avvio all’esecuzione della nuova sala operatoria ibrida del Cardiocentro e procederemo con il progetto per il suo innalzamento con un termine dei lavori previsto per il 2025. Al Civico daremo subito avvio al progetto per nuove sale endoscopiche, nuove sale risveglio postoperatorie e al parziale rifacimento del pronto soccorso. Inoltre, inizieremo il grande progetto per il rifacimento totale della torre con un inizio lavori verso il 2025/2026. Sul sito dell’Ospedale italiano progettiamo un ampliamento della medicina ambulatoriale. A Locarno progettiamo una nuova ala e a Bellinzona rifaremo il pronto soccorso. È quindi chiaro che EOC investe nel futuro della nostra medicina, rafforza e amplia la sua presenza sul territorio: sono sicuro che con questi progetti risponderemo ancora meglio alle richieste dei nostri concittadini».

E se alla fine decideste di puntare su una sola forte struttura ripescando lo scenario dell’ospedale cantonale? È un tema sul tavolo?

«L’EOC è diventato negli anni un ospedale multisito, con le difficoltà legate a una gestione multisito ma anche con il grande vantaggio di offrire alla popolazione di questo cantone un servizio decentralizzato di alta qualità e di garantire una porta di ingresso nelle nostre strutture nei quattro angoli del nostro territorio. Questa visione e strategia rimane intatta, almeno fino alla prossima generazione lavorativa. Siamo un ospedale multisito e abbiamo l’ambizione di diventare il primo ospedale universitario multisito della Svizzera. Questa visione stimola tutti i collaboratori a dare ogni giorno il meglio di se stessi».

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