Il debutto della pornostar Sandy in aula
Ci attendono settimane di campagna elettorale intense, combattute e con confronti anche accesi. Prima di entrare nel vivo da domenica prossima con una serie di cinque puntate sui dipartimenti con ospiti i responsabili politici, La domenica del Corriere si è trasformata in un salotto per fare quattro chiacchiere. Altrettanti sono stati gli ospiti della puntata intitolata La valigia dei ricordi. In studio, per ripercorrere gli anni trascorsi in Gran Consiglio, il leghista Michele Foletti, la liberale radicale Giovanna Viscardi, il deputato de Il Centro Lorenzo Jelmini e la socialista Anna Biscossa.
Il più esperto del poker è Foletti, parlamentare nel gruppo della Lega dal 1995. Un anno storico per molti aspetti: «Fu un’elezione straordinaria, la Lega entrò in Governo con Marco Borradori e conquistammo 16 seggi in Gran Consiglio». Ma la prima prova politica non fu tutta rose e fiori per Foletti: «Fu l’anno della grande battaglia tra Flavio Maspoli e Borradori per entrare in Governo, con l’impressione (e anche qualcosa in più) che Giuliano Bignasca diede una mano a Borradori. Io da luganese stavo dalla parte di Marco e Flavio non la prese bene, attaccando dalle colonne de l’Altra notizia. Poi, come spesso accade nella Lega ci siamo ricompattati». Viscardi di quegli anni ha ricordi sbiaditi, «studiavo a Berna e non ero ancora molto attiva. Ma l’elezione di Marina Masoni, la prima donna nell’Esecutivo, mi fece un grande piacere». Mentre Biscossa ricorda tutto bene: da lì a poco sarebbe diventata presidente del PS. La prima donna ma sul fronte politico sbagliato? «Non di certo vicina alle mie convinzioni, ci siamo spesso confrontate, ma l’entrata di una donna in Governo mi ha fatto certamente piacere. Sono certa che rinnoveremo questa opportunità nella prossima tornata». Un pensiero per Marina Carobbio «dopo otto anni con soli uomini». Lascia anche Lorenzo Jelmini, sindaclista OCST e deputato de Il Centro. Eletto nel 2011 non lascia perché costretto dagli statuti del partito ma perché «scade un po’ la passione politica. Nel tempo è cambiato molto, l’impegno è tanto e se non c’è più passione, meglio farsi da parte dando la possibilità ad altri».
Quell’equivoco «vacca magra»
Nel 1995 in Gran Consiglio sedevano diversi tenori della politica e la Lega fece eleggere anche la pornostar Sandy Balestra. Foletti, ricorda? «Assolutamente sì, io avevo il compito di riaccompagnarla a casa dopo la seduta del Parlamento. L’avevano fatta sedere al mio fianco. Non era molto appassionata, ricopiava a mano i rapporti commissionali, un vero e proprio esercizio di calligrafia». Fece due sessioni poi scomparve dalla scena politica: «Ma c’è un altro ricordo - ha aggiunto Foletti - quando Maspoli, intervenendo sul consuntivo disse “sono tempi della vacche magre”, e Sandy si offese dicendo di non chiamarla vacca magra». Questo accadeva nell’ormai vecchia sala del Parlamento, dove era anche permesso fumare e si parlava solo dal pulpito.
Litigiosi sì, ma con molte idee
Viscardi fu eletta nel 2007, una stagione di grandi contrasti, litigi, ma anche di forti posizioni politiche all’interno del PLR con la battaglia senza quartiere tra liberali e radicali: «Una lunga parentesi e ritengo che aver vissuto quel periodo per me è stata una fortuna. Era un PLR che discuteva sui temi e una soluzione proponibile arrivava. Quanto si dibatteva aveva anche un senso compiuto nella società. Oggi spesso si parla tanto, ma resta davvero poco. Ci si parla addosso. Il livello dei dibattiti era assolutamente qualche spanna sopra rispetto a quanto vediamo oggi. L’approccio critico era il frutto di un reale bagaglio di conoscenza».
Quella voglia di megafono
Il fil ruoge della puntata sono state anche alcune foto dei deputati che non hanno mancato di stupire. Come l’immagine di Jelmini con il megafono in mano: «Curiosa questa datata immagine che mi porta a una riflessione. Sono contento dell’esperienza politica, ma mi rendo conto che il mio lavoro mi piace, che nel mondo del lavoro c’è bisogno della presenza sindacale». Nel suo partito Jelmini ha dichiarato di essersi sempre trovato bene: «Sono grato a Il Centro/PPD che mi ha sempre permesso di esprimere le mie idee, anche quando non erano perfettamente in linea con quelle del partito».
«Lo ammetto, sono delusa»
E veniamo a una foto di Biscossa, apparentemente annoiata al fianco dell’allora consigliera di Stato Patrizia Pesenti. Ma attenzione a non farsi ingannare: «Patrizia è stata un’ottima consigliera di Stato e con lei la socialità in Ticino ha fatto passi in avanti». La foto non sarà quella di una Biscossa annoiata, ma la stessa socialista ha ammesso di essere rimasta delusa da questa esperienza in Gran Consiglio, rientrando dopo anni: «Certo, lascio perché mi attendevo ben altro» ha dichiarato.
Quei bermuda di Paolo Sanvido
Foletti, nella veste di arbitro (presidente) del Parlamento, riprese in maniera energica uno dei suoi, Paolo Sanvido che si era presentato in aula con shorts, polo e scarpe scamosciate. La tenuta professionale accettata nelle isole anglosassoni. Ma non in Parlamento.
In 22 lasciano
Erano 25 alle elezioni cantonali del 2019, saranno 22 ad aprile. Regolarmente una manciata di deputati, per scelta personale o per effetto delle regole statutarie dei singoli partiti che regolano la durata massima dei mandati politici, lascia Palazzo delle Orsoline. E, come detto, a questo giro saranno 22. Oltre ai quattro presenti a La domenica del Corriere, altri 18 granconsiglieri diranno quindi addio (o forse arrivederci?) al Parlamento cantonale. Come avvenuto nel 2019, anche questa volta il partito con il maggior numero (6) di uscenti che non si ripresentano alle elezioni sarà il PLR: oltre a Viscardi, ci sono Sebastiano Gaffuri, Maristella Polli, Giorgio Galusero, Fabio Käppeli e Giacomo Garzoli. Segue il Centro/PPD, con 5 deputati: Sara Imelli, Fabio battaglioni, il già citato Lorenzo Jelmini e infine i due veterani (con 16 anni di Gran Consiglio) Luca Pagani e Claudio Franscella. Per il PS sono quattro i deputati uscenti a non correre per confermare il proprio seggio: Anna Biscossa, Carlo Lepori, Daniela Pugno Ghirlanda e Raoul Ghisletta. Ci sono poi i tre deputati della Lega dei ticinesi: Michele Foletti, Enea Petrini e Alessandro Gnesa. Due, invece, i deputati democentristi (Daniele Pinoja e Edo Pellegrini) e dei Verdi (Andrea Stephani e Claudia Crivelli Barella) che salutano la capitale.