Il fallimento di Darwin Airline resta un mistero

È passato un anno e mezzo dal fallimento di Darwin Airline. Il 12 dicembre del 2017 il pretore di Lugano Patrizia Zarro dichiarava la compagnia aerea in bancarotta. Solamente 4 mesi prima Heinrich Ollendiek, l’amministratore delegato messo al timone della società dai nuovi proprietari (il fondo d’investimento 4K, che controlla anche la slovena Adria Airways - pare a sua volta oggi in gravi difficoltà finanziarie - e che in luglio aveva rilevato le quote azionarie di Darwin), si era presentato tra mille proclami. «Vogliamo sfruttare e migliorare il potenziale di Lugano Airport», aveva detto durante un’intervista concessa al nostro quotidiano. Un’intervista in cui si prometteva la possibilità di introdurre nuovi voli («a patto che siano commercialmente sostenibili») e in cui si parlava anche dei primi licenziamenti avvenuti in quei giorni in Ticino («Quattro dipendenti – ci aveva spiegato – sono stati licenziati, e potrebbero essercene altri. Ma potrebbero anche venir creati nuovi posti di lavoro in Ticino per Darwin»). Belle parole. La realtà è che due mesi dopo Darwin – nel frattempo ribattezzata «Adria Airways Switzerland» – annunciava licenziamenti di massa e la rinuncia a effettuare voli di linea. Gli aerei erano stati trasferiti in Slovenia per volare per conto della compagnia madre. Anche Ollendiek era sparito, sostituito da un nuovo dirigente scelto dal fondo d’investimento (Klaus Platzer). Poi, in breve sequenza, la richiesta di moratoria concordataria e il crac. Un fallimento sembrato fin dall’inizio dubbio e – ma questo toccherà alla Giustizia stabilirlo – pilotato. Quel che sappiamo, a un anno e mezzo dai fatti, è che il Ministero pubblico (in particolare il sostituto procuratore generale Andrea Maria Balerna) ha deciso di aprire un’inchiesta nei confronti dei due dirigenti e vuole capire se c’è stata amministrazione infedele. Capire cioè se Darwin è fallita perché era suo destino fallire oppure se è stata smembrata e distrutta per permettere ad altri di trarne un profitto. Tutte ipotesi, dicevamo, nell’aria da tempo ma che oggi, a una certa distanza dai fatti, possiamo tentare di analizzare a mente fredda. Possiamo farlo avendo il quadro un po’ più completo e raccogliendo la testimonianza di chi quei momenti li ha vissuti in prima persona. O quasi.
«Non c’erano debiti»
Per tentare di capire cosa è successo occorre fare un passo indietro e tornare all’inizio del 2017. Darwin, compagnia regionale fondata a Lugano nel 2003, è in mano al gigante Etihad. Un gigante che però, perlomeno in Europa, ha i piedi d’argilla. In quel periodo la compagnia degli Emirati inizia a smantellare le sue partecipazioni nel nostro Continente. Si separa da Alitalia (che rischia il fallimento) e da AirBerlin (che finisce in bancarotta). Poi è la volta di Darwin. Il destino per la piccola compagnia elvetica sembra segnato. Come potrebbe stare in piedi – con in dotazione unicamente 6 piccoli Saab 2000 – in un mercato spietato come quello dell’aviazione? Come avrebbe potuto Darwin continuare a volare senza avere al suo fianco una compagnia più grande? È un discorso che affronteremo tra poco. I dirigenti di Darwin (in particolare l’allora amministratore delegato Maurizio Merlo, oggi direttore di Lugano Airport) non se ne stanno con le mani in mano e cercano dei partner. Sanno che da soli non ce la possono fare. Chiamano Swiss (del gruppo Star Alliance, capitanato dalla tedesca Lufthansa) e poi ricevono un’offerta da Adria Airways, compagnia di bandiera slovena (a sua volta in Star Alliance) da poco acquisita da un fondo d’investimento private equity lussemburghese (4k Invest) con sede a Monaco di Baviera. Non sappiamo se questo sia avvenuto per facilitare la trattativa, ma a un certo punto i vertici di Darwin decidono di sistemare in modo drastico il bilancio societario. Gli azionisti postergano i loro crediti e una banca ticinese decide di aiutare l’azienda ipotecando 5 aerei, permettendo così a Darwin di incassare un po’ di liquidità. «Abbiamo lasciato – ha ribadito alcuni giorni fa Maurizio Merlo – una società sana, senza debiti e che anzi aveva dei soldi in cassa». Questo è lo stato in cui Darwin viene venduta al fondo 4K. L’importo della transazione non è noto, ma si parla di poche centinaia di migliaia di franchi.


Perché restare a terra?
Nel luglio del 2017 avviene la vendita. I «vecchi» dirigenti ticinesi vengono sostituiti – come logico – da quelli scelti dai nuovi proprietari. E subito dopo il trapasso Darwin inizia a pagare un po’ meno celermente i suoi debiti. Eppure è una società, lo abbiamo visto sopra, che ha appena incassato liquidità dalla messa a pegno dei suoi aerei. È vero, Darwin a quel punto non è la British Airways o l’American Airlines, ma è una compagnia con pochi debiti e che, oltre alle destinazioni estive, da anni è attiva nel mercato interno svizzero. Strano dunque che una delle prime decisioni del fondo 4K_sia quella di annunciare la cessazione di tutti i voli di linea, perché un po’ tutti si immaginano che se qualcuno compra una compagnia aerea specializzata in quello è perché intende effettuare voli di linea. E invece 4K ordina ai suoi piloti di stanza ad Agno di prendere i Saab 2000 e portarli a Lubiana per iniziare a farli volare per Adria Airways. Strano, sì, ma non del tutto. È possibile che negli uffici di 4K siano stati fatti due calcoli, ci si sia accorti che il volo Darwin tra Lugano-Ginevra non rendeva e sia stato giudicato più intelligente spostare l’attività della società in Slovenia in appoggio alla compagnia madre.
C’era l’accordo con Lufthansa
Ma se il volo Lugano-Ginevra magari effettivamente non rendeva, Darwin in quel momento avrebbe avuto sul piatto un asso nella manica. Ce lo ha confermato ufficialmente Maurizio Merlo. La compagnia ticinese era pronta – mancava sostanzialmente solo la firma sul contratto – a entrare a far parte più o meno direttamente del gruppo Star Alliance. Avrebbe presto iniziato ad offrire il redditizio (questo sì) volo tra Lugano e Zurigo per conto di Swiss. «Swiss e Lufthansa – ci ha spiegato Merlo – ci hanno sottoposto a diversi audit, voluti per testare i nostri standard». Audit che hanno avuto esito positivo. Swiss infatti, che per quel volo si affidava ad Austrian Airlines, era scontenta del servizio ricevuto e da tempo era alla ricerca di una compagnia alternativa. Chi meglio di Darwin (ora non più alleata alla «nemica» Etihad)?
E infatti ora Adria vola per Swiss
Ma questo accordo c’era o non c’era? C’era. Non a caso oggi il volo Lugano-Zurigo è operato da Adria Airways (quella slovena)_con gli stessi aerei e gli stessi piloti che furono di Darwin.
Pagare per la «ribrandizzazione»
Ma allora Darwin è stata fatta fallire apposta? Non tocca a noi dirlo, ma alla Giustizia. C’è chi ha sostenuto che l’intera operazione sia servita ad Adria a fare un po’ di cassa e ad assicurarsi, a un prezzo stracciato, sei aerei e i loro pezzi di ricambio. Di certezze non ce ne sono. C’è però, a questo stato dell’inchiesta, almeno un movimento finanziario decisamente sospetto. Darwin avrebbe pagato Adria Airways – e si parla di fatture per circa 1,2 milioni di franchi – per farsi «ribrandizzare». Per cambiare nome – ma anche per cambiare la livrea degli aerei, le divise dell’equipaggio e chi più ne ha più ne metta – da Darwin Airline ad Adria Airways Switzerland. La società ticinese avrebbe insomma pagato quella slovena. È normale?_Non dovrebbe accadere il contrario? Darwin aveva già subito un processo di ribrandizzazione in passato. Quando cioè era stata comprata da Etihad e aveva cambiato nome operativo in Etihad Regional. «A pagare l’operazione – ci conferma Merlo – era stata la compagnia degli Emirati, come è logico che sia. Premesso che sono cose che non ho vissuto in prima persona visto che a partire dalla vendita non ho più avuto a che fare con la compagnia aerea, è però di sicuro strano che sia stata Darwin a dover pagare Adria per la ribrandizzazione, e non viceversa».
Gli aerei sono a loro disposizione
Del destino degli aerei di Darwin (6 Saab 2000) abbiamo parlato in lungo e in largo in questo anno e mezzo. Come ricorderete erano stati messi all’asta e venduti per 16,5 milioni di dollari. A chi?_Subito dopo il fallimento c’era chi si era detto disposto a scommettere che se li sarebbe comprati – «a prezzo stracciato» – proprio Adria Airways e che questo avrebbe dimostrato che la compravendita (e il successivo fallimento) di Darwin sarebbe stata orchestrata proprio per entrare in possesso degli aerei. «Ma la cosa non ha senso – ci aveva detto una persona molto vicina al mondo dell’aviazione elvetica – visto che Adria avrebbe potuto fin dall’inizio prendersi gli aerei essendo proprietaria anche di Darwin». Resta un fatto. Oggi i 6 Saab sono comunque a disposizione di Adria Airways. Sono stati comprati da una società americana (JetStream) e poi girati in leasing alla compagnia slovena.