La curiosità

Il futuro è arrivato sull’alpe: al servisol si paga con Twint

Così i contadini si adeguano alla pandemia e mantengono vivo un settore riscoperto durante l’emergenza - Il presidente della Società agricola valmaggese: «Nonostante siccità e ristoranti chiusi la stagione è stata buona grazie all’affluenza nelle valli»
Marzio Coppini, presidente della Società agricola valmaggese, nella sua stalla. ©CdT/Chiara Zocchetti
Barbara Gianetti Lorenzetti
Barbara Gianetti Lorenzetti
08.02.2021 06:00

Un frigorifero servisol piazzato in una zona ben visibile, una cassettina dove lasciare il denaro oppure, addirittura, il codice necessario per pagare con Twint, la moneta digitale. Così il futuro è arrivato sugli alpeggi ticinesi, dove la pandemia ha accelerato processi che già avevano iniziato ad affacciarsi da qualche tempo. «Così – aggiunge Marzio Coppini, presidente della Società agricola valmaggese – abbiamo cercato di adeguarci alla situazione di emergenza. Sia per rispettare le norme di distanziamento, sia per recuperare in qualche modo gli effetti del lockdown da coronavirus». Un’intraprendenza che è stata premiata, visto che la passata stagione alpestre ha fatto registrare un bilancio positivo, nonostante la siccità patita in varie regioni e nonostante i ristoranti chiusi a singhiozzo.

Un luglio troppo secco

Le condizioni meteorologiche, si sa, possono avere un influsso determinante sull’attività all’alpe. «E la scorsa estate – chiarisce Coppini – diversi comprensori hanno dovuto fare i conti con un luglio troppo secco. Il che, ovviamente, ha pesato sulla produttività. Fortunatamente abbiamo potuto recuperare a fine agosto e poi nella ‘coda’ autunnale, quando la situazione è tornata alla normalità». Ma ad influire sul bilancio degli alpigiani è ovviamente stata anche la pandemia. «Che – aggiunge il presidente della Società agricola valmaggese – per certi versi ci ha quasi favoriti. Se, infatti, l’attività di ristorazione ha subìto un rallentamento (oltre alle chiusure imposte), quando i locali erano aperti, si è registrato un incremento del consumo di prodotti nostrani». Bisogna poi dare anche atto ai contadini di aver sfoderato una certa creatività quando si rischiavano danni consistenti. Com’è successo nel periodo di Pasqua.

L’«Operazione capretto»

«A primavera – racconta il nostro interlocutore – ci siamo ritrovati con i pranzi pasquali annullati per la chiusura dei ristoranti e con un gran numero di capretti che rischiavano di rimanere invenduti». La Società guidata da Coppini ha quindi sfoderato l’«Operazione capretto», inviando un volantino a tutti i fuoci della valle per invitare la popolazione a mettere in tavola un buon piatto a base di carne a chilometro zero. «E la cosa ha funzionato talmente bene – commenta Coppini – che alla fine la domanda ha quasi superato l’offerta...».

Anche sugli alpeggi i contadini si sono industriati, perfezionando un sistema di vendita diretta che aveva già fatto la sua apparizione qua e là. Basta piazzare in bella vista un contenitore refrigerato, mettergli accanto una cassetta per il denaro e il gioco è fatto. Non solo. C’è chi, adeguandosi alle nuove tecnologie, ha iniziato anche a puntare su Twint, favorendo il pagamento digitale. Ma, vien da chiedersi, così non ci si espone troppo ai furti? «Basandomi sulle esperienze fatte fin qui – risponde il presidente valmaggese – direi proprio di no. La gente si sta dimostrando molto onesta e noi ‘andiamo sulla fiducia’. Se poi si vuol esser davvero sicuri, basta installare un piccolo sistema di videosorveglianza. Qualcuno lo ha anche fatto». Al di là della questione dell’onestà, il sistema sta avendo un successo quasi inatteso. «Lo abbiamo toccato con mano durante la scorsa stagione – aggiunge Coppini –. Complice il forte afflusso di gente in montagna, i contenitori si svuotavano in fretta. Non solo. C’è stato anche chi ha letteralmente scoperto per la prima volta i nostri prodotti (formaggi, formagelle, formaggini, büscion...) e la possibilità di acquistarli direttamente sul posto e che, dopo il primo assaggio, è tornato altre volte apposta per quello».

Aperti nuovi mercati

Si sono aperti nuovi mercati, insomma, «e chi ha prodotti disponibili, riesce sempre, bene o male, a smerciarli». I canali di vendita sono, appunto, quella diretta, la ristorazione, ma anche la grande distribuzione, «che negli ultimi anni – chiarisce il rappresentante degli agricoltori – stanno sempre più valorizzando i prodotti a chilometro zero, incoraggiati anche dall’interesse che l’offerta suscita nei loro clienti. È vero che quanto noi proponiamo è spesso più caro rispetto alle altre proposte sul mercato, ma è anche vero che i nostri costi di produzione sono più elevati». E a far la differenza, ovviamente, è anche la qualità. Aspetto al quale i contadini ticinesi prestano particolare attenzione, puntando anche (e sempre più) sul biologico.

Mix vincente fra mucca e capra

Sono circa 75 le aziende agricole censite in Vallemaggia (una quindicina con produzione regolare di latte e casearia). A caratterizzare il comprensorio una specialità particolare: il formaggio prodotto con un mix di latte di mucca e di capra. Molto richiesto, aiuta a sostenere l’attività degli agricoltori, che sembra avere il futuro assicurato. «Quando qualcuno lascia – afferma Coppini – si trova quasi sempre chi ritira l’azienda». Consapevoli, fra l’altro, dell’importante contributo alla cura del territorio.

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