Castagnola

Il Grotto della Roccia è quasi pronto a riaprire

Lo storico locale diventerà una dépendance del Lido di San Domenico di Lugano – Dalla prossima stagione calda potrà ospitare riunioni, rinfreschi o altri piccoli eventi – Ora attendono di rivivere i vicini hotel Fischer e Moosmann
© CdT/Gabriele Putzu
Giuliano Gasperi
14.02.2022 06:00

Anche una facciata può sorridere. Quella del Grotto della Roccia dà proprio questa impressione. Forse per la curvatura della sua insegna dipinta, o forse perché la Città, con un progetto di recupero, sta riportando questo luogo ai colori e alla vivacità di un passato che stava per sbiadire del tutto. Siamo sul sentiero di Gandria, a pochi passi dal lido di San Domenico. Per la prossima stagione estiva, quando i lavori saranno finiti, lo storico grottino diventerà parte della vicina struttura balneare, principalmente come spazio per le riunioni, i rinfreschi e altri piccoli eventi.

Un mosaico particolare
Il cantiere è ormai alle battute finali, come ci mostrano sul posto l’architetto della Città Nicoletta Crivelli e l’architetto Enrico Sassi, autore del progetto. Spicca subito l’ampliamento della terrazza esterna, voluto per aggiungere metri quadri utili e valorizzare una vista che non ha bisogno di aggettivi. Spicca anche il modo in cui è stato fatto.

Le piastrelle, se così possiamo chiamarle, sono quasi tutte diverse fra loro nella forma e nel materiale: porfido di Cuasso al Monte, sasso di Caprino, strisce di marmo bianco, lastre di granito usate un tempo per mostrare i nomi delle vie. Provengono tutte dal cosiddetto deposito degli scalpellini, dove il Comune raccoglie gli scarti edili prodotti durante i suoi progetti per poi riutilizzarli in altri, limitando gli sprechi. In certi casi è una questione di sopravvivenza: se buttato in discarica, ad esempio, il sasso di Caprino sparirebbe, non essendoci più cave attive.

Avrà il tetto verde
Internamente il vecchio locale pubblico è stato innanzitutto consolidato strutturalmente con la costruzione di nuovi muri e di solai. I due piani fuori terra stati collegati con una scala, mentre in quello interrato, dove si può toccare con mano la roccia che ha probabilmente dato il nome al luogo, ci sono ora un bagno e un piano di lavoro utile per i rinfreschi. Cambierà anche il tetto, che avrà una superficie verde, mentre la facciata è stata riportata al suo aspetto di un tempo, quando il sentiero di Gandria era la principale via di comunicazione tra il borgo lacustre, Castagnola e Cassarate.

I tempi andati
Come scrivevamo nell’agosto 2020 presentando il progetto, la «prima vita» del grottino va collocata tra fine ‘800 e inizio ‘900. Secondo quanto riportato dalla Rivista di Lugano nel maggio 2018, il locale è chiuso da almeno un secolo. Sembra che a gestirlo, a inizio Novecento, fosse la signora Rosa Pina con sua figlia Ida. L’ambiente era modesto, semplice e allegro. A quei tempi, fra l’altro, il grotto aveva un altro nome: si chiamava «3 lunedì». Fuori c’era anche un piccolo campo da bocce.

Estetica e sicurezza
Gli ultimi lavori serviranno soprattutto a sistemare e rendere accessibile la parte esterna, domando la pendenza del versante. Purtroppo per l’estetica e l’armonia con il contesto, bisognerà «ingabbiare» in parte la roccia sopra la terrazza, per una questione di sicurezza. La speranza è che l’impatto visivo sia minimo. Stesso discorso per i lavori previsti al Sasso di Gandria, che hanno appena ottenuto luce verde dal Consiglio comunale.

E il Fischer aspetta di poter tornare alla vita

L’ex hotel Fischer. © CdT/Gabriele Putzu
L’ex hotel Fischer. © CdT/Gabriele Putzu

Riscendendo dal Grotto della Roccia verso il sentiero di Gandria, lo sguardo cade inevitabilmente sulla sagoma grigia del vecchio hotel Fischer. E le sue facciate non sorridono affatto. Colori sbiaditi, vetri rotti, tanta polvere. L’albergo è ormai chiuso da diversi anni, non sappiamo quanti. L’ultima recensione che circola in rete è del marzo 2016. Da allora, probabilmente, la vista mozzafiato che offre questo luogo non se l’è goduta più nessuno. O meglio, più nessun turista. Qualcuno infatti, sfruttando qualche varco, è riuscito ad intrufolarsi per usare la terrazza che dà sul Ceresio come una sorta di lido. È un reato, ovviamente: violazione di domicilio. Sollecitato dalla Città, il proprietario ha fatto mettere una catena e affisso un cartello che ricorda il confine fra lo spazio pubblico e quello privato. Lo stabile lui l’ha comprato nel 2014. Bisogna capire se, quando e come lo riporterà alla vita. Un avvocato che si occupa della struttura ci fa sapere che qualsiasi progetto di rilancio, finora, è stato ostacolato dalla situazione dei posteggi nella zona. Ora, conclusa la sistemazione dell’autosilo Riva Bianca, all’imbocco del sentiero di Gandria, le cose vanno meglio da quel punto di vista. Non è quindi da escludere che si sblocchi anche la situazione dell’ex Fischer. E che anche le sue facciate possano tornare a sorridere.

Appartamenti in sospeso

Potrebbe sbloccarsi a breve anche la situazione di un altro ex hotel: il Moosmann di Gandria. Anch’esso, come il Fischer, è passato di mano nel 2014. La sua nuova proprietà, una società immobiliare di Zugo, vorrebbe trasformarlo in un complesso residenziale con una ventina di appartamenti, ma la relativa licenza edilizia è stata contestata davanti al Consiglio di Stato. Il ricorso è pendente ormai da un anno.