Il mio festival

«Il Locarno Film Festival è una gigantesca finestra spalancata sul mondo»

Sebastien Peter, direttore dei Servizi culturali di Locarno, racconta del rapporto con la kermesse
Prisca Dindo
17.08.2024 06:00

Sébastien Peter, 39 anni, luganese, è stato sempre attivo nella promozione dell’arte contemporanea, non solo in Ticino ma in tutto il Paese. Dal 2016 al 2021 ha svolto la funzione di delegato aggiunto alla cultura per la città di Bienne e, dallo scorso anno, è diventato il nuovo direttore dei Servizi culturali di Locarno.

Sébastien Peter, gli chiediamo, possiamo definirla un festivaliero? «Assolutamente sì! - risponde - anzi: io sono un innamorato del Festival di Locarno. Fin dai miei primi sguardi sulla cultura contemporanea, questa bellissima manifestazione è stata come una gigantesca finestra spalancata sul mondo. Il cinema è un’arte totale: comprende la pittura, la musica, la letteratura. Da questo punto di vista, Locarno permette da sempre di accedere a molti contenuti e di fare incontri straordinari». Il ricordo del primo festival di Peter è ancora molto presente. «Rammento che più il festival si avvicinava, più una sorta di corrente elettrica si impadroniva di noi giovani. Negli anni ’90, Internet era ancora agli albori e si aveva accesso a poche informazioni culturali, specialmente quelle legate al mondo dell’arte contemporanea. Quindi, per me e per la mia generazione il festival era una sorta di dimensione parallela che si impadroniva del Ticino e che ci offriva la possibilità di scoprire nuovi mondi. Per questo motivo ci precipitavamo a Locarno. Era una appuntamento attesissimo a tutti».

A Locarno si fanno molti incontri. Alcuni dei quali lasciano il segno. «L’ormai ex presidente Marco Solari è la persona che ha avuto maggior impatto su di me - dice ancora Peter - L’ho seguito da lontano, ma mi ha sempre colpito la sua sensibilità nei confronti dei valori legati alla Svizzera italiana e all’italianità, la sua difesa della libertà di espressione, dell’innovazione e della cultura in generale. Un uomo che ha dimostrato di avere coraggio. Sicuramente è stata una figura importante non soltanto per me, ma per tutto il Ticino. Ricordo, tra l’altro, che Locarno è sempre stata una terra di avanguardia. Abbiamo avuto grandissimi pensatori e artisti che hanno vissuto in questa regione». Una terra per certi versi sorprendente. «Sì. Io sono in carica ai servizi culturali di Locarno da un anno e continuo a scoprire nuovi tesori custoditi nelle pieghe della storia di questa regione. Questa è una terra legata all’utopia, alla scoperta, alle visioni. Una terra abitata da persone con il coraggio di pensare in modo diverso. Credo che questo spirito locarnese si rispecchi pienamente nel festival, che a sua volta lo irradia a tutta la Svizzera italiana».

Un’ultima considerazione sui rapporti professionali con la manifestazione. «Abbiamo una bellissima collaborazione. Durante questa edizione abbiamo inaugurato quattro mostre, una delle quali particolarmente importante perché si tratta della prima retrospettiva dedicata a Olga Fröbe-Kapteyn, la fondatrice del centro Eranos di Ascona. Con il festival abbiamo collaborato sia per la promozione delle esposizioni, sia per la stesura del calendario dei vari eventi. Queste sinergie sono alla base della nostra visione della cultura cittadina».  

In questo articolo: