Giudiziaria

Il loro compito? Prendere in consegna chili e chili di erba

Condannati un uomo e una donna che si occupavano di ritirare lo stupefacente a Chiasso e portarlo più a nord – La Procura ha ricostruito un traffico totale di almeno 200 chili di marijuana e 20 di hashish
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Stefano Lippmann
11.01.2024 16:15

Il luogo della consegna era sempre il medesimo: Chiasso. A poche centinaia di metri dal confine. Spesso in un’area di parcheggio situata a ridosso di un esercizio pubblico. Da lì, per poco più di due anni, la merce consegnata partiva alla volta del Monte Ceneri dove veniva a sua volta recapitata ad altre persone pronte a portare il pacco più a nord nel cantone. Prima dello smistamento. Sembra una normale attività da spedizionieri se non fosse che, nella realtà, la merce non fosse per nulla legale. Che tipo di merce? Oltre 200 chilogrammi di marijuana e 20 di hashish. Insomma, un vero e proprio traffico di stupefacenti organizzato da una banda. Quest'oggi, davanti alla Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, sono comparsi due elementi del sodalizio: un 50.enne italiano e una 37.enne ticinese residente nel Luganese. A loro – secondo quanto ricostruito durante l’inchiesta coordinata dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier, spettava proprio il compito di caricare l’auto a Chiasso e scaricarla a Rivera. Almeno 20 i viaggi (con una media, dunque, di 11 chilogrammi a trasporto) che i due hanno effettuato, come detto, tra il luglio del 2020 e il settembre del 2022 quando ai loro polsi sono scattate le manette. Senza contare il quasi mezzo chilogrammo di cocaina che l’uomo si è procurato e poi ha spacciato. Oggi, in aula, gli imputati – difesi dagli avvocati Yasar Ravi e Stefano Camponovo – hanno ammesso i fatti. E tra le parti è stato trovato un accordo, avallato dalla Corte. I reati? Infrazione aggravata – e contravvenzione – alla Legge federale sugli stupefacenti; ma pure – a vario titolo – guida di un veicolo a motore senza la licenza di condurre, concessa guida, soggiorno (e aiuto al soggiorno) illegale. Da qui la condanna, per l’uomo, a 36 mesi di carcere – 16 da espiare , il resto sospeso per un periodo di prova di due anni – oltre all’espulsione dal territorio elvetico per 7 anni (e il prolungamento del periodo di prova per condanne passate). Quattordici mesi sospesi per un periodo di prova di due anni (e un formale ammonimento per i precedenti) è invece la condanna inflitta alla ticinese.

Ad ognuno il proprio compito

Dietro al traffico di erba c’era una vera e propria banda. Lo attestano le risultanze emerse dall’inchiesta e gli ulteriori arresti. C’erano infatti almeno altri tre elementi («ed altri ancora», scrive Alfier) a comporre il sodalizio criminale. Nell’atto d’accusa stilato dalla procuratrice pubblica, si evidenzia che ogni componente aveva il proprio ruolo: «chi organizzava l’arrivo di marijuana e hashish in Italia, chi la importava in Svizzera» e chi la trasportava e consegnava in territorio elvetico. Membri dell’organizzazione – salvo uno che non è stato ancora identificato – che verranno giudicati separatamente. L’uomo e la donna comparsi quest'oggi davanti alla Corte, come detto, hanno ammesso i fatti. Il 50.enne, scusandosi, ha spiegato di aver commesso «degli sbagli. Forse ero un po’ troppo preso dalle droghe». Discorso simile per la donna: «Ho perso un po’ la testa, non ho pensato alle conseguenze anche perché probabilmente ero un po’ annebbiata dalla droga».