Il caso

«Il lupo in paese non è una novità»

Valle Morobbia: il predatore ha colpito negli scorsi giorni uccidendo una pecora e ferendone un'altra - Parola al contadino: «Il monitoraggio è importante ma non risolve il problema»
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Alan Del Don
20.04.2022 14:44

"Se non ogni settimana di sicuro ogni due lo vedo in paese. A Carena e anche a Vellano. Il monitoraggio c’è, ma d’altronde ormai si sa che è presente…”. Le parole di sconforto ma non di rassegnazione, si badi bene, sono quelle di un contadino della Valle Morobbia e al centro delle sue dichiarazioni c'è il lupo. Quel lupo che l’11 aprile è tornato a colpire, uccidendo una pecora e ferendone un’altra, proprio di proprietà del nostro interlocutore. Gli ovini erano al pascolo ed il predatore li ha attaccati, verosimilmente, la mattina presto. Da quando, nell’estate 2015, è stata confermata la presenza di un branco nella regione (il secondo in Svizzera), gli abitanti hanno imparato a convivere con i temibili mammiferi. E da quel momento l’Ufficio della caccia e della pesca ha costantemente tenuto sott’occhio l’evoluzione.  

La morte di F8

Dal 2016 è stata registrata più volte la riproduzione, mentre nel settembre 2018 a Sant’Antonio era stata rinvenuta la carcassa della lupa F8, morta per cause naturali. Non un animale qualsiasi, essendo stata la prima femmina a procreare in Ticino e, verosimilmente, è stata pure la “mamma” delle quattro cucciolate avvenute in Valle Morobbia dal 2015 al 2018. L’anno scorso sono stati osservati con regolarità due lupi adulti, spesso accompagnati da un subadulto come viene chiamato dagli esperti.

Ormai è di casa

Che il lupo abbia preso casa in Valle Morobbia, d’altronde, non è più una sorpresa. La prima conferma della sua comparsa risale addirittura all’estate 2010. Soltanto due anni più tardi, tuttavia, venne identificato geneticamente l’individuo, che era appunto F8. In seguito nel 2013 e nel 2014 non c’erano più state segnalazioni sicure della presenza del predatore nella regione. Fino all’anno seguente, quando fu accertata una coppia formata da F8 e M47, la quale aveva dato alla luce la cucciolata scoperta a fine agosto 2015. Vi sono poi state altre tre nascite nel 2016, quattro nel 2017, due nel 2018, zero nel 2019 e altre nei due anni seguenti. Da allora il territorio della muta si estende su suolo ticinese e italiano. “Il problema non riguarda più solo certe regioni del Ticino, ma tutto il Cantone, come accertato nelle ultime settimane. E anche la Svizzera in generale. Il controllo da parte dei guardiacaccia va bene, certo, ma purtroppo non basta per farci stare più tranquilli”, conclude il nostro interlocutore.

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