Luganese

Il lupo non era in vacanza: attacco in Capriasca

È successo nella notte fra martedì e mercoledì: una capra morta, tre ferite e due disperse - Se fosse confermata la responsabilità del predatore sarebbe il primo caso di quest’estate nel distretto
Rieccolo.  (Foto Shutterstock)
Giuliano Gasperi
21.08.2021 06:00

Un messaggio non letto. «Attenzione: probabile attacco di un lupo». È più o meno questo il contenuto dell’SMS inviato mercoledì dalla Sezione agricoltura del cantone agli allevatori della Val Colla e della Capriasca. «Rieccolo...» avranno pensato loro. Proprio così. Anche se non ci sono ancora i risultati dell’esame sul DNA, per i quali come sempre servono almeno un paio di settimane, c’è il forte sospetto che il responsabile dell’attacco avvenuto martedì notte all’alpe Rompiago sia proprio un lupo. Il bilancio è di una capra morta, tre ferite e due disperse, così come un caprone appartenente ad altre persone. A rendere pubblica la notizia sono stati i gestori dell’alpe con un messaggio su Facebook: «Viste le predazioni del lupo di questa notte, sono finite le vacanze per il nostro cane da protezione (l’unico rimasto; un altro è da poco morto di vecchiaia, ndr). Da questa sera sarà fuori con le capre. Dalle 17 alle 10».


Sotto i limiti

Contestualizzando l’ultimo episodio, il capo dell’Ufficio caccia e pesca del Cantone Tiziano Putelli parla di un’estate tutto sommato in linea con la media di quelle precedenti. «In questo periodo dell’anno solitamente si verificano diverse predazioni, ma in Ticino, numeri alla mano, la situazione è sotto controllo. Siamo sotto i limiti fissati dall’ordinanza federale per entrare nel merito di un abbattimento. Nei Grigioni sta andando molto peggio». Il registro tenuto dal Cantone parla di quattro attacchi avvenuti quest’anno: il 12 gennaio in Val Colla (quattro capre uccise), il 23 giugno a Osco (una pecora morta), il 3 e il 6 luglio in Valle di Blenio (otto pecore e due capre). Attacchi per i quali gli esami del DNA hanno già confermato la responsabilità del lupo. Nelle ultime settimane, a parte il caso dell’alpe Rompiago, non sono state segnalate altre predazioni sospette nel Luganese.

Sempre risarciti
Anche se i dati cantonali, secondo l’analisi di Putelli, non mostrano tendenze preoccupanti e anche se la popolazione svizzera, lo scorso settembre, ha bocciato la modifica della legge sulla caccia che avrebbe permesso a un cantone di far abbattere un lupo prima che causasse danni, gli allevatori continuano a sperare in un maggior sostegno da parte delle autorità. «La strategia a livello federale parla chiaro – spiega sempre Putelli –: i contadini devono mettere in atto le misure di protezione previste, per esempio dotandosi di cani da protezione ufficiali e posando recinti elettrificati». Il capoufficio ricorda poi che per tutti i capi uccisi da lupi gli allevatori vengono risarciti. «E a livello preventivo esiste il sistema di allarme via SMS, che si attiva sia in caso di avvistamento sia in caso di predazione».