Il marchio Valle di Blenio in attesa del suo turno
Lo sguardo di Stefano Fraschina - lui non lo ha mai nascosto - va alla Valposchiavo. La domanda del consigliere comunale bleniese è lecita: perché quel che è riuscito a loro non potrebbe fare al caso nostro? Perché non prendere esempio proprio dalla Valposchiavo? Il riferimento è al marchio creato e sviluppato dalla valle grigionese. Nella sua mozione, datata 2018, Fraschina scriveva: «Creare un concetto turistico locale tutto nostro alla fine dipende solo da noi. Non possiamo permetterci di aspettare o credere che qualcuno lo realizzi appositamente per la nostra regione». Sono passati quattro anni e mezzo, ma in realtà sembra ancora di essere al punto di partenza. E questo nonostante l’idea iniziale e ciò che l’ha seguita, come ad esempio il lavoro di una commissione interpartitica, che aveva portato nel 2019 a un rapporto poi consegnato all’Esecutivo di Blenio. Per un progetto che avrebbe coinvolto anche gli altri Comuni, Acquarossa e Serravalle.
«Bisogna accelerare»
Insomma, a che punto siamo? Lo chiediamo direttamente allo stesso Fraschina, il quale ci riassume le tappe precedenti, dalla sua mozione al rapporto portato in Municipio dalla commissione, sino alla presentazione della questione all’Associazione dei Comuni bleniesi (ASCOBLE). «L’idea era proprio quella di portarla sino all’ASCOBLE per avere il supporto dei Comuni aggregati. La questione è in effetti stata discussa, e si è deciso di inserirla nel contesto della realizzazione del masterplan della Valle di Blenio. Ora dovrebbe trovare uno sbocco proprio lì», attraverso il documento strategico regionale. «Qualcosa si sta muovendo, insomma», aggiunge Fraschina.
Ma si capisce che, sul tema, morde il freno. «Sì, perché questo è un tema caldo, se ne parla. Anche perché abbiamo visto che funziona anche in altre regioni, come appunto in Valposchiavo. E allora vorrei capire come portarlo di nuovo avanti, come accelerare il tutto». La Valle di Blenio, a suo dire, si sta muovendo, guarda avanti, al futuro, sta evolvendo. «Dai progetti di Campo Blenio a quello del Polisport di Olivone, passando dagli alberghi. Insomma, parliamo di progetti che andrebbero accompagnati in qualche modo. È questo il momento. Altrimenti rischiamo di “prendere i ratti”», di rimanere attardati nella corsa al turismo, a un posizionamento diverso.
«Il discorso è ampio»
L’idea in effetti, dopo aver conquistato l’attenzione e, di base, l’accordo di tutti, stagna da tempo. Stefano Fraschina ammette: «È un po’ peccato perché, come spesso accade in politica, ognuno tende a tirare acqua al proprio mulino, e si stanno creando problemi difficilmente comprensibili. Non mi sembra difficile realizzare quanto proposto, e siamo indietro rispetto agli altri come promozione e visibilità. È il momento di smuovere le acque». Per Loris Beretta, coordinatore del masterplan, è giusto pazientare. «Questo discorso verrà tematizzato nell’ambito dei lavori operativi del documento, ma al momento non c’è nessuna decisione in merito. Anche perché il tema va coordinato con le OTR a livello turistico».
Ecco, a proposito, ma a che punto siamo dei lavori relativi al masterplan? «Stiamo creando i gruppi di lavoro, definendo le priorità. Poi nei prossimi mesi partiremo con i primi tre gruppi operativi. Non possiamo sviluppare tutti e dodici i filoni in contemporanea. I primi risultati? Dipenderà dalle discussioni nei gruppi, ma mi auguro che riusciremo a produrre idee concrete da subito, in modo da poter vedere i frutti entro l’anno in corso». Il marchio rientrerà in queste discussioni. «Bisogna però distinguere il marchio di quelli che sono i prodotti alimentari e artigianali da altri tipi di marchi». Insomma, il timore è di calpestare i piedi alle organizzazioni turistiche. «Il discorso è ampio e va fatto a livello cantonale, non solo regionale».
Occhio a non segmentarsi
Abbiamo chiamato in causa il turismo, e Juri Clericetti è sulla stessa lunghezza d’onda. Il direttore generale dell’OTR Bellinzonese e Alto Ticino dice: «Il fatto di riportare la discussione nel masterplan mi sembra una buona soluzione. Dobbiamo ricordarci che abbiamo un marchio Ticino, voluto dalla politica cantonale, e allora non dobbiamo segmentarci, regionalizzando i marchi, bensì rimanere uniti. La Valle Verzasca lo ha fatto, ma a mio avviso è stato un errore. Rischiamo di avere tanti marchi e di sfilacciarci».
D’altra parte, riconosce lo stesso Clericetti, c’è la necessità delle singole regioni di caratterizzarsi. Ed ecco la sua personalissima idea: «Perché non provare a trovare una soluzione che preveda sotto il cappello del marchio Ticino regio.garantie le varie declinazioni regionali? Potrebbe essere l’unica via per uscire da questa impasse. In Ticino siamo piccolini, dobbiamo continuare a credere nel marchio Ticino». Stefano Fraschina in questo senso sottolinea: «Il senso della mia mozione non andava a intaccare il marchio Ticino. Quel che conta è accelerare i tempi e non sprecare altre occasioni»