«Il nostro compito è creare presupposti per la convivenza»
Un progetto per valorizzare i nostri rifiuti, crediamo, di principio non scontenta nessuno. Almeno fino a quando c’è da decidere dove e come costruire quel termovalorizzatore o quella discarica. O, come vedremo, l’impianto di compostaggio di importanza sovracomunale del Luganese, magari abbinato a un impianto di produzione di biogas. Strutture che al Luganese servono e che sono previste nel Piano cantonale di gestione dei rifiuti, ma che porteranno – a chi se le ritroverà vicino a casa – camion e rumore se va bene, cattivi odori se va peggio. È dunque umanamente comprensibile che i cittadini che potrebbero essere toccati da queste strutture cerchino di stroncare la loro nascita (perlomeno nei loro paraggi) sul nascere. Che è esattamente quello che sta succedendo fra Ponte Capriasca e Torricella-Taverne, dove il Cantone propone di installare gli impianti (per ora attraverso lo strumento del PUC, il Piano di utilizzazione cantonale). Una proposta che il Gran Consiglio voterà la prossima settimana. Una proposta contro cui la scorsa estate sono state raccolte oltre mille firme.
La proposta e i dubbi
Il futuro impianto di compostaggio il Cantone lo immagina su un terreno già oggi in gran parte occupato da un’azienda che svolge questa attività ma a cui manca la base pianificatoria (da cui il ricorrere al PUC), in località Caiscio: è una zona tutto sommato discosta dalle abitazioni e vicina alla strada che collega la Capriasca al Medio Vedeggio. Il futuro impianto, a mente dell’autorità, migliorerà la situazione esistente a fronte di una movimentazione di camion e furgoni giudicata tutto sommato contenuta, da 60 a 106 giornalieri, «ovvero 1,5 all’ora». Questo nell’ambito di un transito giornaliero totale di 7.200 veicoli. Chi si oppone al progetto (un comitato interpartitico di Ponte Capriasca, in particolare) si dice invece preoccupato sia dall’aumento del traffico che dagli odori. Si chiedono in particolare garanzie che il futuro impianto sia completamente al chiuso. La soluzione ideale per i firmatari della petizione sarebbe in ogni caso di portare il compostaggio altrove: la proposta è Sigirino, dove peraltro nei prossimi anni verrà realizzato uno svincolo autostradale, rendendo comodo l’accesso all’area.
Innegabile interesse pubblico
Come detto, il Gran Consiglio si esprimerà settimana prossima. E lo farà anche basandosi sul rapporto della Commissione ambiente, territorio ed energia (Relatore è Alessandro Cedraschi, peraltro sindaco della vicina Origlio). Rapporto sostanzialmente positivo che però rimarca l’importanza di creare consenso intorno al progetto: «Questa edificazione – si legge – ha creato un certo malumore nella popolazione del territorio interessato. Le risposte e le spiegazioni date a più riprese alle diverse perplessità non tranquillizzano pienamente. L’interesse pubblico predominante per l’opera è però innegabile. Il nostro compito è di creare i presupposti per una convivenza che abbini le necessità riconosciute per un centro di compostaggio con le necessità di una vita residenziale dei paesi confinanti».
Misure premature
La Commissione ha quindi avanzato alcune richieste al Dipartimento del territorio, chiedendo che siano codificate. Fra queste: la garanzia che l’impianto sarà interamente al chiuso, la garanzia che verrà fatto anche l’impianto per la produzione di biogas, e la garanzia che siano stabiliti un limite massimo di transiti per l’accesso agli impianti e orari precisi di esercizio, e che questi non combacino con gli orari di punta del traffico. Per tutte, il DT ha detto che non è possibile farlo ora. L’eventuale chiusura – comunque auspicata – dell’impianto dovrà essere valutata in sede di progettazione per capire in particolare se sarà economicamente sostenibile, e gli orari di apertura dovranno essere semmai imposti nella licenza edilizia e nell’autorizzazione di gestione dell’impianto. Risposte di cui la Commissione ha preso atto, invitando a questo punto i Comuni di Ponte Capriasca e Torricella-Taverne «ad analizzare in maniera approfondita il progetto e in particolare l’esame di impatto ambientale, prima di rilasciare la licenza edilizia».