Il nuovo ospedale e quella fermata TiLo che non è utopia
Una struttura importante come il futuro ospedale regionale alla Saleggina da 380 milioni, previsto dopo il 2030 fra Bellinzona e Giubiasco, avrà inevitabilmente delle conseguenze anche a livello di traffico. Un aspetto da non sottovalutare e che, non a caso, dovrà essere considerato con attenzione da coloro che parteciperanno al concorso di progettazione. La novità più rilevante sarà l’eventuale realizzazione di una fermata TiLo che servirà il comparto. Un’opera peraltro contemplata anche dal Programma d’azione comunale (PAC) della Città presentato nel 2020. Il documento che ha messo nero su bianco le linee di sviluppo della Città aggregata cita come misura concreta l’elaborazione di uno studio preliminare indicativamente tra il 2027 ed il 2031. Il nodo è segnato come «previsto nel PAB3» (Piano d’agglomerato del Bellinzonese di terza generazione) e la sua concretizzazione è «subordinata ai limiti di esercizio ferroviario a lunga percorrenza». In termini pianificatori, relativamente al nosocomio, sempre nel PAC, si rileva che «l’area si presta ad ospitare una nuova struttura ospedaliera, in zona pianeggiante e ben servita dal trasporto pubblico», appunto.
Al sindaco non dispiace
L’esistenza di questa ipotesi di lavoro è confermata anche dal sindaco Mario Branda al quale, alla luce del bando di concorso pubblicato venerdì, abbiamo chiesto lumi in merito agli accessi, pensando principalmente ai mezzi di soccorso. L’Ente ospedaliero cantonale (EOC) ha infatti evidenziato la facilità di accedere all’area del futuro ospedale. È vero però che gli svincoli autostradali completi, quelli di Bellinzona Nord e Sud, sono piuttosto lontani. «Tuttavia il futuro semisvincolo dell’A2 (con collegamento però solo da e per sud; n.d.r.) sarà ad appena qualche centinaio di metri di distanza, e credo non siano molti gli ospedali serviti da un allacciamento così vicino - risponde il sindaco -. Non va poi dimenticato che anche la stazione FFS di Giubiasco non è molto lontana e che a livello embrionale si sta ragionando pure, in relazione con la creazione del terzo binario, all’eventuale inserimento di un’ulteriore fermata ferroviaria proprio nella vicina zona dei Saleggi».
L’impegno delle Ferrovie
Vediamo ora di capire la posizione delle FFS in merito all’ipotesi di lavoro concernente l’eventuale realizzazione di un’ulteriore fermata TiLo tra la capitale e Giubiasco, oltre a quella progettata nei pressi di piazza Indipendenza. Quali sono le possibilità che possa effettivamente vedere la luce poco distante dal futuro ospedale regionale del Bellinzonese? Con quali tempistiche? Il portavoce delle Ferrovie Patrick Walser si limita a rispondere che il progetto Saleggina a Bellinzona è noto all’azienda: «Le FFS, come sempre in questi casi, se il progetto dovesse andare in porto si impegneranno ad implementarlo». Altri dettagli emergono dal Programma di concorso, un documento di cento pagine allegato al breve bando dell’EOC, nel quale si specifica che la superficie lorda interessata dal moderno nosocomio è pari ad oltre 135.000 metri quadrati, per complessivi cinque fondi, e si prevede - come abbiamo scritto sabato - uno sviluppo in due tappe (la prima dopo il 2030, la seconda entro il 2050). L’istituto sarà organizzato in orizzontale e conterà cinque piani per 240 posti letto. L’area gode di un accesso diretto dalla strada cantonale (via Cantonale, da est) e si troverà inoltre a meno di un chilometro dalla nuova uscita autostradale in via Tatti (semisvincolo) e, appunto, dalla possibile fermata TiLo.
L’argine alto un metro
Un capitolo a parte lo meritano gli ipotetici pericoli naturali, legati alla viabilità, pensando in primis alle ambulanze. Quando piove molto il riale Guasta, che attraversa il Borgo e che scorre al limite sud del nascituro ospedale, allaga il sottopassaggio ferroviario in via Zorzi e parte della stessa Saleggina. Per evitare spiacevoli situazioni verrà costruito un argine alto un metro. Il comparto presenta i «gradi di pericolo da residuo fino a medio» proprio in virtù delle piene del Ticino, soprattutto, e della Guasta. Si parla comunque di eventi millenari, per intenderci. Però, giustamente, è una questione non di poco conto che va approfondita. In primis per quanto concerne il torrente. Ecco dunque che verranno implementate le seguenti misure: realizzazione di un secondo accesso da nord (da via Chicherio) solo per le ambulanze ed esclusivamente qualora non fosse possibile percorrere la cantonale, anche se non si esclude che possa diventare ad «uso generale» in prospettiva; la creazione di un accesso sopraelevato da sud (via Rongia), in caso di esondazione; l’edificazione dell’ospedale «staccato» dal suolo. Si sta altresì valutando un accesso, forse a senso unico, da o verso sud. «La possibilità di due accessi permette una gestione dinamica nel tempo, a seconda della situazione dello sviluppo edificatorio e dei cantieri», puntualizza l’EOC. E i posteggi? Se ne immaginano 250 nella prima fase ed ulteriori 250 nella seconda.
Focus sui pedoni
L’EOC ha a cuore pure l’accessibilità pedonale dalle fermate dei mezzi pubblici, quindi bus e treno. In questo senso l’obiettivo è di facilitare il più possibile un collegamento diretto con il moderno ospedale, come peraltro avviene per quasi tutti i nosocomi ticinesi e non solo. Si procederà inoltre ad una separazione chiara dei diversi «fruitori» dell’istituto, stabilendo degli accessi specifici. Par di capire che, dopo la prima tappa, si valuteranno eventuali accorgimenti da adottare per rendere fluida la circolazione interna ed esterna nel comparto. Non dimenticando, infine, l’accesso pubblico dal quartiere al Parco fluviale che è previsto «a sud lungo lo spazio naturalistico del riale Guasta e a nord accostandosi alla zona agricola».