Politica

Il PPD di Mendrisio corteggia Giovanni Jelmini

È il nome forte che la formazione conta di schierare nel 2020
(Foto archivio CdT)
Patrick Colombo
12.04.2019 06:00

MENDRISIO - Dopo avere lasciato sul campo, nelle ultime tornate elettorali, una messe di voti e soprattutto il posto di sindaco detenuto per 45 anni, il PPD di Mendrisio si appresta ad affrontare la volata per le comunali 2020 tra tante incognite e poche certezze. Ad acuire dubbi e preoccupazioni è l’esito della consultazione cantonale dello scorso fine settimana, quando lo schieramento di centro ha dovuto cedere il primato dopo decenni in cui nel capoluogo totalizzava più schede di tutti. Indispensabile, dunque, rivolgere sin d’ora lo sguardo all’appuntamento con le urne del 5 aprile dell’anno prossimo. All’interno della sezione cittadina del PPD vi è la consapevolezza di dover proporre una lista forte per il Municipio, individuando una o più personalità trascinanti, in grado di recuperare i consensi perduti con le dimissioni di Carlo Croci. Il nome sulla bocca di tutti è quello del 56.enne ex presidente cantonale del PPD Giovanni Jelmini. Pungolato in merito, Davide Rossi, presidente del PPD di Mendrisio, non si tira indietro: «Quello di Jelmini è un nome che mi piace molto, è un personaggio benvoluto da tutti. Sicuramente riprenderò contatto con lui, una lista col suo nome sarebbe come una fuoriserie». La prima scelta, come capolista, è fatta, tutto dipenderà dalla risposta del diretto interessato, riconosce lo stesso Rossi. «In caso di mancata disponibilità di Jelmini – prosegue il nostro interlocutore – si rimescolerebbe tutto». In alternativa, un nome che piace all’interno della sezione azzurra è quello di un altro avvocato conosciuto in Città e con lunga esperienza politica, Luca Beretta Piccoli. Individuato il leader, che non sarà in ogni caso Marco Romano, non mancheranno poi i giovani già rodati da affiancargli, a partire dai municipali in carica Paolo Danielli e Francesca Luisoni. Altri probabili candidati all’Esecutivo saranno Gianluca Padlina, Maurizio Agustoni e lo stesso Rossi. L’obiettivo del PPD alle comunali del 2020, afferma il presidente sezionale, è mantenere i tre seggi nell’Esecutivo, mentre «appare eccessivo per noi riprendere immediatamente il posto di sindaco. I liberali ci han messo più di 40 anni per riconquistarlo, dobbiamo prima consolidare la nostra posizione». Certo, concede Rossi, con Jelmini sognare diventa lecito. Chiamato in causa, quest’ultimo si schermisce un po’, spiegando di non sentirsi il salvatore della patria. «Si diventa eroi quando si lascia, io non ho questa considerazione di me stesso» dice Jelmini. Comunque, di fronte ad una richiesta formale, non esclude di candidarsi ad un posto in Municipio. «Sicuramente una riflessione la farò, non bisogna mai precludersi dei passi a priori» spiega, aggiungendo che per il partito di appartenenza è più urgente trovare dei candidati giovani. Più defilato rimane Romano, che fino all’anno scorso, prima della cocente sconfitta inflittagli da Samuele Cavadini (PLR) nell’elezione del sindaco, era considerato il delfino di Croci. Premesso di non avere ancora sciolto le riserve su una nuova candidatura al Municipio di Mendrisio e di attendere di vedere se in ottobre riuscirà a confermare il seggio in Consiglio nazionale, il 36.enne riconosce di non puntare alla poltrona più ambita in città: «Ho perso in maniera netta, ho rispetto per la democrazia, vi sono molte altre personalità nel PPD».