Il presunto console onorario «ha truffato le sue vittime»

Dove eravamo rimasti? Ah sì, al sedicente console onorario della Guinea-Bissau nella Repubblica di San Marino che il 6 giugno scorso sarebbe dovuto comparire davanti alla Corte delle assise correzionali per rispondere di ripetuta truffa e riciclaggio di denaro. In aula, però, il 57.enne cittadino italiano non si è mai presentato perché, a suo dire, gode dell’immunità diplomatica e quindi non può essere processato. Il giudice Siro Quadri aveva quindi deciso di rinviare il dibattimento per acquisire ulteriori prove sul suo status diplomatico. Cosa che fino a quel momento non era sufficientemente comprovato. E non è stato comprovato nemmeno oggi, quando l’uomo sarebbe dovuto comparire nuovamente davanti alla Corte. Sarebbe dovuto, appunto, perché tramite il suo legale, l’avvocato Marco Masoni, ha ribadito che la sua posizione consolare lo giustifica a non presenziare. La Corte, però, i compiti li ha fatti. Ed è arrivata alla conclusione che «a San Marino e a Roma non lo conosce nessuno». Inoltre, «anche se avesse il titolo, non ha dimostrato come questa immunità possa impedire alla giurisdizione Svizzera di intervenire sui presunti reati di truffa e di riciclaggio di denaro». Che presunti, alla fine, non lo sono più stati. Perché la Corte ha confermato in toto l’atto d’accusa stilato dal procuratore pubblico Daniele Galliano (e anche la richiesta di pena) condannando il 57.enne a 20 mesi sospesi per 2 anni. Unica attenuante la parziale violazione del principio di celerità, in quanto i fatti risalgono a 7 e 10 anni fa.
«Scaltro e intelligente»
Galliano ha però riconosciuto la scaltrezza dell’imputato. «È un uomo intelligente, attivo nel campo finanziario che fa credere ai clienti di avere garanzie bancarie così da indurli a versare un anticipo. La garanzia, però, non esiste. Complica volontariamente le cose e la sua strategia non è da tutti». Anche Masoni ha riconosciuto che «il comportamento del mio assistito è stato alquanto fumoso». L’imputato ha truffato tre persone e una società sudafricana (tutti si sono costituiti accusatori privati) per 220.000 franchi (all’inizio erano 250.000, ma sono stati parzialmente rimborsati). Il riciclaggio di denaro ammonta invece a 280.000 franchi. Per quanto riguarda l’immunità diplomatica, a mente di Galliano «a prima vista fa un po’ sorridere», il problema è che «non ha mai dato prove concrete e non si è mai presentato al dibattimento per far valere la sua posizione. Gli elementi che abbiamo dimostrano che non ha nessuno statuto, ma che sia una strategia processuale per non presentarsi in aula».