Lugano

Il santo non vale la pagnotta

Martedì non c’è stata la pluricentenaria distribuzione del pane di sant’Antonio nel patio di Palazzo Civico – Il sindaco Michele Foletti: «Non abbiamo ripreso la tradizione perché non passava più tanta gente a ritirarlo e pareva uno spreco alimentare» – A Sigirino salvata una processione
Una delle poche pagnotte sfornate in questo 2023 dalla panetteria che solitamente se ne occupa. ©CdT/Gabriele Putzu
Federico Storni
20.01.2023 06:00

Nel 2021 la Città, in una nota, comunicava «con rincrescimento» di aver deciso di sospendere la tradizionale distribuzione della pagnotta di sant’Antonio a Palazzo Civico. Una decisione che sembrava legata al particolare periodo pandemico, ma che si è ripetuta - senza comunicazioni ufficiali - anche nel 2022 e pochi giorni fa. E non si è trattato di una dimenticanza: la Città ha infatti deciso di «non riprendere la tradizione», con le parole del sindaco Michele Foletti, da noi contattato. Perché? «Ormai non passava più tanta gente a prendere la pagnotta, tanto che delle circa cinquecento che ordinavamo la grandissima parte andava distribuita fra i dipendenti comunali. Era quasi uno spreco alimentare. Anche quest’anno, mi hanno riferito, alla portineria si è presentata solo una decina di persone». Eppure quest’anno la mancata distribuzione ha causato malumori. Mario Berardi, in una lettera inviata ai media, ha parlato di «un antico legato soppresso alla chetichella con marcato disappunto di parecchi luganesi» e dalla panetteria che storicamente forniva le pagnotte - e che ne ha sfornate comunque alcune per l’occasione - ci è stato riferito che sono giunte «diverse persone» seccate a chiedere pane e spiegazioni.

Fragranti pagnottelle

Visto lo scarso interesse, la tradizione sembra dunque destinata a interrompersi dopo duecento anni. A questo proposito, già a inizio anni Ottanta un articolo di giornale definiva la distribuzione come effettuata «un po’ alla chetichella» (e allora erano state distribuite «circa 150 fragranti pagnottelle»). Non è però detta l’ultima parola, in quanto il tema sarà sul tavolo del Municipio settimana prossima per vedere se confermare la decisione di non proseguire oppure se trovare formule alternative per preservare in qualche modo lo spirito della tradizione.

Era il pane di Somazzi

Non sarebbe, peraltro, la prima volta che la tradizione muta, o viene fraintesa. Perché il pane di sant’Antonio distribuito a Lugano non è in realtà il pane di sant’Antonio. O meglio: non lo era. In origine era il pane del canonico Domenico Somazzi (1749-1833), che fu cappellano dell’Ospedale di Lugano (tant’è che per quasi cent’anni la distribuzione avvenne proprio davanti all’antico ospedale di santa Maria). Fu infatti lui a lasciare il legato affinché in occasione della ricorrenza della sua morte venisse elargito il pane ai poveri. Legato che dotò di 3.000 lire, pari all’incirca «a 7-8 anni di stipendio di un maestro di scuola», come spiega Damiano Robbiani, collaboratore scientifico dell’Archivio storico di Lugano, presso cui sono depositati il testamento di Somazzi e informazioni storiche relative al legato. Somazzi morì un 14 gennaio ed è probabile che negli anni la distribuzione del pane venne «cooptata» da sant’Antonio Abate, il cui onomastico ricorre il 17 e che ha episodi relativi al pane nella propria biografia/leggenda (tanto che ad esempio anche a Locarno ancora oggi si benedice il pane in suo onore). Questo spiegherebbe, assieme alla sua generosa dote, la fortuna del legato e della tradizione perché normalmente, spiega Robbiani, queste iniziative, anche se descritte come vita natural durante, sovente si estinguevano in una generazione: «Già a partire dal Medioevo succedeva spesso che le persone abbienti ordinassero una distribuzione di pane o sale per i più poveri in loro memoria. A Lugano se ne trovano diverse tracce ad esempio nei libri contabili dell’ex convento degli Angeli». Distribuzioni che, appunto, nella pratica di rado duravano più di un trentennio.

Distribuzione «concorrente»

Per quanto ben pasciuto, in tempi relativamente recenti il legato Somazzi si era esaurito e quindi già da un pò era la Città a pagare le pagnotte (che in origine erano ben mille). Pagnotte che, ancora mezzo secolo fa, le persone poi portavano alla chiesa di sant’Antonio Abate in piazza Dante per farle benedire. Chiesa in cui oggi la distribuzione del pane avviene direttamente. Non sappiamo quando sia iniziata questa tradizione «concorrente», ma don Emanuele Di Marco ci ha riferito che lunedì scorso sono state tenute tre messe durante le quali sono state benedette 120 pagnotte circa, poi consegnate ai fedeli presenti.

Sigirino: salvata la processione con san Sebastiano

A metà dicembre l’Assemblea patriziale di Sigirino aveva all’ordine del giorno il seguente punto: «informazioni sulla soppressione della processione con san Sebastiano». Si tratta di una tradizione ultracentenaria per cui il Patriziato versa annualmente un obolo al locale Consiglio Parrocchiale e per cui - nel 1945 su richiesta del parroco di allora - ha anche fatto realizzare una scultura lignea del santo. «Ogni anno - scriveva il parroco - da chi viene a festeggiare S. Sebastiano mi si domanda: "Ma dove è la statua? Si fa una così bella festa, possibile che i benefattori di detta festa non sappiano comperarsi una statua?». Per questo, visto il buon incasso che in quest’anno fa il Patriziato, voglio fare opera buona e vedere se non è possibile riempire una lacuna che tanto stona con la festa e non torna di onore al Patriziato stesso».

Detto, fatto. Da allora la statua c’è, ma quest’anno - dopo due di stop dettati dalla pandemia - ha rischiato di saltare la processione, a causa di una piccola incomprensione fra Patriziato e Consiglio parrocchiale, poi chiarita in capo a qualche giorno dall’Assemblea patriziale. L’appuntamento è quindi per domenica prossima alle 10, con messa, processione e rinfresco offerto, ovviamente a Sigirino.

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