Il dibattito

«Imposta di culto anche a Locarno? La decisione spetta alle parrocchie»

Il Municipio preavvisa negativamente la mozione interpartitica che propone l’abolizione di tutti i contributi comunali alla Chiesa cattolica e a quella Evangelica riformata - «Gli aiuti sono già stati ridotti di 11.000 franchi»
La chiesa di San Francesco è di proprietà della Città. © CdT/Archivio
Spartaco De Bernardi
16.03.2025 23:45

«L’introduzione di un’imposta di culto non compete all’autorità comunale, ma semmai alle rispettive parrocchie». Lo precisa il Municipio di Locarno nel preavvisare negativamente la mozione interpartitica (primo firmatario Franceso Cavalli, Sinistra Unita) che chiede di attuare una chiara divisione tra Stato e Chiesa, nel concreto di abolire tutti i contributi che il Comune versa annualmente alla Chiesa cattolica e quella Evangelica riformata. Contributi che quest’anno (rammenta l’Esecutivo citando i dati del preventivo ancora al vaglio della Commissione della gestione), saranno ridotti di oltre 11.000 franchi rispetto al 2024, passando da 76.000 a 65.500 complessivamente per le parrocchie di Locarno, Gerra e Solduno e da 5.000 a 4.500 franchi per la Chiesa Evangelica Riformata. Pur non proponendola esplicitamente, i firmatari della mozione lasciano intendere che una soluzione più equa, in considerazione dell’evoluzione della società sempre più secolarizzata, sarebbe quella dell’introduzione di un’imposta di culto. «Un sistema che permetterebbe un finanziamento diretto da parte dei credenti presenti nel Comune», si sottolinea nella mozione che cita i 39 enti locali Ticinesi dove vige questo tipo di tassazione. «È per questo motivo - sottolineano i firmatari della mozione - che sosteniamo che il culto religioso attraverso le sue organizzazioni debba trovare un proprio mezzo di auto-finanziamento, lasciando la scelta democratica e paritaria ad ogni cittadino sul dare un contributo o meno ad un’organizzazione piuttosto che a un’altra secondo le proprie credenze».

C’è anche da pagare il custode

Ribadendo che la scelta di introdurre l’imposta di culto spetta alle parrocchie, Palazzo Maracci spiega che a Locarno i potenziali contribuenti per questo tipo di balzello sarebbero all’incirca 2.300. Beninteso, si è nel campo delle ipotesi in assenza di dati precisi sul numero di credenti di rito cattolico residenti in Città. Calcolando un’aliquota del 4,7% sulla base della tassazione cantonale applicata dai Comuni nei quali vige l’imposta di culto, l’introito per le tre parrocchie locarnesi sarebbe compreso tra i 100.000 ed i 150.000 franchi annui. Questo sempre su base teorica. Va ad ogni modo segnalato che, qualora dovesse essere introdotta l’imposta di culto, a carico di tutti i contribuenti, anche quelli non credenti oppure di altra fede religiosa, ricadrebbero i costi di manutenzione della chiesa di San Francesco, che è di proprietà del Comune. Ma non solo: la Città si dovrebbe accollare anche i 50.000 franchi e oltre relativi allo stipendio del custode. «Si può quindi asserire che i contribuenti saranno chiamati a finanziare le attività ecclesiastiche mediante il versamento di un’imposta di culto creando loro un aggravio finanziario», sottolinea il Municipio, aggiungendo che: « Al contempo, la Città potrebbe dover intervenire mediante il versamento di un sussidio consuetudinario, a partecipare ad eventuali disavanzi. A fronte di un aggravio per i contribuenti, e dei compiti amministrativi da espletare dal Comune, i benefici economici per il Comune sarebbero molto incerti». Da qui il pollice verso alla mozione.