Imputati assenti ed eccezioni
Dovevano essere in cinque, alla sbarra. Ma, oggi, si sono presentati solamente in due. Si è aperto con un colpo di scena il processo a carico dei dirigenti dell’Airlight Energy Manufacturing SA di Biasca di fronte alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Siro Quadri.
Tre gli imputati assenti (due per motivi di salute, il terzo per l’età avanzata). Il caso, come abbiamo riferito settimana scorsa, è quello del fallimento della società che operava nel campo delle energie rinnovabili. Un’attività durata però solamente otto anni e conclusasi con un «buco» di oltre 25 milioni di franchi.
Sotto la lente
I difensori degli accusati che si sono presentati in aula, per contro, hanno auspicato che il processo possa essere celebrato con la presenza di tutti gli imputati. E questo, ovviamente, per meglio inquadrare le singole fattispecie. I vertici della SA devono rispondere - secondo responsabilità da definire - delle ipotesi di reato di amministrazione infedele aggravata, diminuzione dell'attivo in danno dei creditori, favori concessi ai creditori e cattiva gestione. Loro respingono ogni addebito. L'accusa è sostenuta in aula dal procuratore pubblico Daniele Galliano, il quale ha ereditato l'incarto dalla collega Fiorenza Bergomi.
Gli avvocati Mario Postizzi e Paolo Bernasconi si sono soffermati a lungo sugli accusatori privati. Secondo i legali vanno esclusi dalla partecipazione al processo. «Questo è un procedimento che stava su un binario morto. E là doveva stare. Si stava andando verso il decreto di abbandono. Quanti fallimenti in Ticino si concludono con una condanna penale? Due-tre all'anno. Adesso che si è arrivati in aula bisogna ascoltare i testimoni, ci vuole un confronto fra il perito giudiziario e quello delle difese, il professore Henry Peter. Altrimenti si giudica sulla carta», ha sostenuto l'avvocato Bernasconi.
Una richiesta, quest'ultima, alla quale si sono accodati anche i legali Stelio Pesciallo, Emanuele Verda e Pierluigi Pasi. Cioè di sentire, al dibattimento, coloro che durante la lunga inchiesta sono stati ascoltati come teste. Dal canto suo il procuratore pubblico Daniele Galliano ha smentito che il procedimento «fosse su un binario morto. E tantomeno che si stava andando verso l'abbandono. Si tratta di un caso complicato».