Ticino

In 5 anni ha portato e venduto in Svizzera 7 tonnellate di oro

Smantellato un giro di contrabbando di diversi milioni di franchi dall’Italia – Atto d'accusa per un 65.enne italiano – I metalli preziosi venivano nascosti all'interno di veicoli privati usati come corrieri: nel cruscotto, nel serbatoio o nello schienale dei sedili
© UDSC
Red. Online
13.02.2025 10:45

Avrebbe importato illegalmente in Svizzera «un ingente quantitativo d’oro in varie forme» tra il 2016 e il 2021, lo avrebbe venduto sul territorio e avrebbe trasferito il ricavato in Italia. Sono le accuse mosse a un cittadino italiano residente in Italia: frode fiscale, sottrazione di imposta e frode doganale e della legge sul controllo dei metalli preziosi. L'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) ha trasmesso un atto di accusa al Tribunale penale cantonale ticinese.

L'operazione

L'UDSC, in collaborazione con le autorità di Germania, Italia e del Principato del Liechtenstein, ha smantellato un'organizzazione dedita all'acquisto sistematico d'oro in Italia per il quale venivano eluse le norme italiane vigenti per il commercio di metallo prezioso e le relative disposizioni in materia fiscale. Il successivo contrabbando in Svizzera è avvenuto nell'arco degli anni tra il 2016 e il 2021.

I corrieri portavano l'oro illegalmente in Svizzera, dove veniva rivenduto. Il metallo prezioso veniva trasportato a bordo di veicoli muniti di ricettacoli, appositamente creati a tal fine ad esempio nel cruscotto, nel serbatoio o nello schienale dei sedili.

L'atto d'accusa

In questo modo sono stati elusi circa 25 milioni di franchi di imposte. L'antifrode doganale dell'UDSC è riuscita a identificare la persona a capo dell'organizzazione – un 65.enne italiano già domiciliato in Svizzera e ora in Italia –, nei confronti del quale l'UDSC ha proposto nel suo atto d'accusa al Tribunale una pena detentiva di tre anni e una multa non inferiore ai 500.000 franchi. Nei confronti dell'uomo, per il quale al momento vige ancora la presunzione di innocenza, l'UDSC ha anche chiesto il divieto di entrata in Svizzera per almeno dieci anni. I reati contestati all'imputato sono quelli di truffa qualificata in materia di tasse, sottrazione d'imposta (IVA) qualificata, infrazione doganale qualificata e inosservanza delle prescrizioni secondo la legge sul controllo dei metalli preziosi. L'atto d'accusa è stato trasmesso al Tribunale penale cantonale ticinese il 10 gennaio 2025.

Il modus operandi del contrabbando d'oro

Al momento dell'importazione, tutti i metalli preziosi devono essere dichiarati all'ufficio doganale competente per il pagamento dei dazi all'importazione e all'ufficio controllo dei metalli preziosi. Quest'ultimo verifica che le prescrizioni della Legge sul controllo dei metalli preziosi (LCMP) vengano rispettate (ad esempio l'indicazione del titolo). Ciò non avveniva in questo caso: una volta importato illegalmente in Svizzera, l'oro è stato commercializzato attraverso società svizzere riconducibili ai membri dell'organizzazione. Il ricavato, sotto forma di denaro contante, è stato rimpatriato in Italia per finanziare ulteriori acquisti di oro.

7 tonnellate di oro e i complici

In Svizzera, il metallo prezioso è stato ceduto a società o a terzi attivi nella lavorazione e nel commercio di oro, aventi sede in territorio elvetico o nel Principato del Liechtenstein. Grazie all'aiuto di complici (corrieri e intermediari), l'imputato ha organizzato l'importazione e la commercializzazione in Svizzera di circa 7 tonnellate di oro in diverse forme (lastre, lingotti, gioielleria e monete). Inoltre, per nascondere l'origine illegale del metallo prezioso, ha creato della documentazione fittizia nella contabilità delle società svizzere.

Le modalità operative di queste società elvetiche non rispecchiavano le attività abituali e riconosciute, tipiche di società attive nell'ambito della compra/vendita di oro in Svizzera per tutta una serie di motivi. A partire dagli importanti quantitativi movimentati (acquistati e venduti), la frequenza delle transazioni registrate e le modalità di trasporto dell'oro (in veicoli privati e non tramite ditte specializzate munite di veicoli addetti al trasporto di valori) o ancora il pagamento di ingenti somme di denaro avvenuto esclusivamente in contanti, senza l'utilizzo di alcun bonifico bancario. Tutto ciò ha permesso ai collaboratori dell'UDSC di comprovare l'esistenza di un'attività di contrabbando organizzato e sistematico di oro dall'Italia alla Svizzera, in parte anche poi trasferito nel Principato del Liechtenstein e riesportato verso la Germania.