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In Ticino le misure contro lo spreco alimentare rimangono impopolari

La piattaforma foodwaste.ch ha lanciato lo scorso anno un progetto per incentivare la vendita di alimenti con data di scadenza prolungata – Ne abbiamo parlato con la co-direttrice Erika Bauert
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23.01.2025 09:30

Lotta allo spreco alimentare. L’iniziativa di foodwaste.ch si inserisce nel più ampio obiettivo della Confederazione di dimezzare entro il 2030 le perdite alimentari evitabili, ossia di tutti quegli alimenti commestibili e non rischiosi per la salute che però vengono buttati a causa di deperimento, difetti di qualità e, soprattutto, il superamento delle date di scadenza. In un anno, l’iniziativa è già stata accolta da 550 attività sparse per tutta la Svizzera: in Ticino, però, il progetto non sta ancora riscuotendo successo.

Un margine legislativo finora poco sfruttato

«Nel 2021, sono state pubblicate le linee guida sulla vendita di prodotti con una data di scadenza prolungata. Le attività sul territorio non sono però ancora al corrente di questo margine legislativo», esordisce Erika Bauert, co-direttrice del progetto. Già dal novembre 2021, infatti, in seguito a un rapporto dell’Università di Zurigo delle Scienze Applicate (ZHAW), in Svizzera è consentita la vendita di prodotti oltre il termine minimo di conservazione (TMC). Questa dicitura compare sulla maggior parte dei prodotti in vendita nei supermercati, come farina, zucchero e uova, e suggerisce una data entro cui gli alimenti dovrebbero preferibilmente essere consumati. «L’obbiettivo del progetto è divulgare il più possibile queste informazioni: i settori coinvolti sono però molti, dalle panetterie, alle macellerie fino alle aziende agricole. La sfida è riuscire a distribuire un’informazione capillare».

Una procedura semplice

Concretamente, foodwaste.ch offre sul sito Internet un Toolbox che contiene etichette da applicare sui prodotti, schede informative, flyer e tutorial indirizzati a clienti e commercianti. «Il processo è molto semplice: quando un prodotto ha raggiunto il termine minimo di conservazione, bisogna capire a quale delle sette categorie di TMC appartiene e applicare l’etichetta corrispondente. Così il prodotto può continuare ad essere venduto», chiarisce Bauert. Per categorie alimentari diverse, infatti, l’estensione della vendita può variare da un minimo di 6 giorni – ad esempio per le uova crude e il latte pastorizzato –, ad un massimo di 360 giorni per prodotti come pasta, zucchero e farina. Anche la carne, se congelata entro la data di scadenza, può rimanere in vendita per ulteriori 90 giorni.

Il Ticino, in materia di spreco alimentare, è ancora indietro

Noi, sull'argomento, non siamo per niente bravi. «Il Ticino, per il momento, ha dato solo un contributo simbolico e nessun finanziamento e la cosa ci rammarica», precisa ancora Erika Bauert. «Il cantone ha giustificato la scelta affermando che la clientela ticinese non è ancora pronta ad accogliere un’iniziativa contro lo spreco alimentare. Io non penso sia realmente così: le esperienze nelle altre regioni mostrano, infatti, un’attitudine generalmente positiva».

Nel nostro cantone, solo una realtà ha per il momento preso parte al progetto: si tratta della boutique RolfBurkhard di Mendrisio, un negozio di vino, birre artigianali e distillati. Il proprietario, lo stesso Rolf Burkhard, ha preso parte al progetto lo scorso dicembre e afferma di essere molto soddisfatto: «Il progetto in Ticino non viene pubblicizzato, ma sicuramente sarebbe un bene, perché lo spreco alimentare c’è dappertutto, anche qui».

«Tutti vincitori»

«Abbiamo ricevuto un riscontro molto positivo, sia dai clienti sia dalle attività che hanno implementato il progetto», conclude la co-direttrice dell’iniziativa. «Al di là della lotta allo spreco, la vendita di prodotti a scadenza prolungata è economicamente vantaggiosa anche per il venditore: le eccedenze non vendute dovevano infatti prima essere buttate e rappresentavano così una grande perdita».

Al momento, l’iniziativa è indirizzata solamente alla piccola distribuzione, ma l’intenzione è di espanderla anche ai giganti della distribuzione alimentare, che però si sono dimostrati finora scettici: già nel 2023, quando il progetto venne annunciato, mostrarono non poche perplessità sulla disponibilità della clientela ad accogliere il progetto. I dati raccolti durante il primo anno, però, confutano queste preoccupazioni: «Nella fase pilota, lanciata nel 2023, abbiamo osservato un atteggiamento positivo della clientela. I motivi spaziano dall’attrattiva dei prezzi ridotti a questioni ideologiche, legate alla salvaguardia dell’ambiente». In questo senso il pioniere è stato SPAR, catena alimentare della grande distribuzione che ha già abbracciato l’iniziativa e applica l’efficienza di questo modello anche a scale di distribuzione più grandi.