Il fenomeno

Incendi boschivi: una sfida complessa anche per i pompieri ticinesi

Come combattere il fuoco, se l'acqua diventa, sempre più, un bene il cui utilizzo va studiato con cura? Ne parliamo con Nelson Ortelli, direttore del segretariato della Federazione pompieri Ticino
©JEAN-CHRISTOPHE BOTT
Giacomo Butti
28.07.2023 12:39

Estate rovente e devastanti roghi attanagliano in queste settimane i Paesi mediterranei, ricordando ai governi locali una scomoda verità: il cambiamento climatico è qui per restare. È vero, il nesso fra riscaldamento globale e incendi boschivi non è diretto. Per intenderci: le alte temperature dovute alle emissioni di gas serra non aumentano direttamente le probabilità, in natura, di combustione spontanea della vegetazione. Ma la catena causa-effetto esiste, ed è costruita su un anello intermedio: la siccità. Le temperature più alte fanno evaporare una maggiore quantità di umidità dal suolo e dalla vegetazione, seccando alberi, arbusti ed erbe: materiali, questi, pronti ad ardere al minimo stimolo. Falò incontrollati, sigarette abbandonate o, semplicemente, i fulmini — generalmente — fanno il resto.

I periodi di forte siccità hanno portato anche a un allungamento della stagione degli incendi e, statisticamente, a un aumento delle aree bruciate da un singolo rogo boschivo. Ma il problema, per i pompieri, è persino più complesso. Come combattere il fuoco, se l'acqua diventa, sempre più, un bene il cui utilizzo va studiato con cura? I Corpi ticinesi si stanno preparando a far fronte a sfide che, con il cambiamento climatico, si fanno sempre più complesse. Ne abbiamo parlato con Nelson Ortelli, direttore del segretariato della Federazione pompieri Ticino (FPT).

Purezza

L'alleato numero uno dei pompieri, va da sé, è l'acqua. Ma non tutte le riserve di «oro blu» sono adatte a questo utilizzo. Le pompe sono strumenti delicati: corpi estranei presenti nelle acque possono otturarle o rovinarle. «In generale, le pompe centrifughe (come quelle in dotazione ai pompieri) a partire da una certa dimensione possono essere sensibili ai corpi solidi presenti nell’acqua», conferma Ortelli. Bisogna dunque utilizzare acqua potabile, come avviene spesso nelle città europee dove gli idranti (sopra o sottosuolo) sono collegati alla rete idrica? «L’acqua potabile è un bene prezioso e la particolare situazione meteorologica vissuta lo scorso anno ci ha dimostrato che la sua disponibilità è tutt’altro che inesauribile. È un dato di fatto che la capillarità e l’efficienza della rete idrica favoriscono l’impiego di acqua potabile nel contesto dell’antincendio a partire dai punti di prelievo designati, soprattutto nel contesto urbano. Disporre in tempi rapidi di acqua è un fattore determinante per il successo di un intervento, soprattutto laddove ci sono persone, animali o beni materiali in pericolo».

Ma nei boschi la situazione è differente: «In Ticino, le pompe in dotazione ai corpi pompieri permettono l’aspirazione a partire da vasche antincendio (importanti investimenti sono stati effettuati da Cantone e comuni per la realizzazione di questi manufatti nei punti più strategici del territorio), specchi e corsi d’acqua senza particolari problemi rispettando quelle che sono le profondità minime di pescaggio. Nel contesto dell’antincendio boschivo lavoriamo sempre utilizzando acqua prelevata da laghi o fiumi».

Intanto, in Nord America, si pensa ad altre soluzioni. Per delimitare gli incendi ed evitare che si propaghino, da qualche anno sono utilizzate schiume antincendio descritte come «biodegradabili e sicure per l’ambiente». Queste, assicurano Oltreoceano, possono essere utilizzate per il pretrattamento e la soppressione delle fiamme quando il pericolo proveniente da un incendio boschivo è imminente. Ma strumenti simili non sono, al momento, utilizzati nelle foreste svizzere: «L’uso di additivi per accrescere l’efficacia dell’acqua, nello spegnimento, è una prassi consolidata nel contesto urbano. Bisogna però sempre considerare il potenziale pericolo che queste sostanze finiscano poi nel terreno o nei corsi d’acqua. L’attuale legislazione federale in materia di protezione ambientale vieta lo spargimento di sostanze chimiche nei boschi e nelle foreste. Per questo, in Ticino, per rispondere agli incendi boschivi si lavora unicamente con acqua senza additivi».

Tecniche alternative

La crescente violenza degli incendi boschivi registrati in America e nei Paesi mediterranei ha spinto i Corpi di queste regioni a tornare a considerare una tecnica antica, seppur un po’ abbandonata: il fuoco tattico. Combattendo il fuoco con il fuoco, i pompieri possono tagliare il percorso delle fiamme, delimitando l’incendio più rapidamente. «Il controfuoco o fuoco tattico è un metodo di spegnimento molto efficace ma anche rischioso per le possibilità di perderne il controllo», spiega Ortelli. «Per essere efficace è importante disporre di condizioni base affinché possa svilupparsi correttamente. I metodi utilizzati necessitano di un’accurata preparazione, pianificazione ed esecuzione». Preparazione che non manca in Ticino: «Attualmente stiamo formando alcuni specialisti a questa tecnica di spegnimento che può essere praticata per fronteggiare l’avanzamento di alcuni tipi di fuoco di vegetazione. In parallelo si sta lavorando per favorire l’adattamento della base legale corrispondente in modo da poter procedere anche in questo senso».

Ma, spesso, un ruolo decisivo lo gioca il buonsenso: «Nel contesto della prevenzione è fondamentale il corretto comportamento del singolo individuo. Gran parte degli incendi boschivi è di origine antropica: la sensibilizzazione mirata della popolazione (soprattutto nei periodi di siccità), risulta perciò essere un fattore determinante per combattere la crescente minaccia». E ci si sta lavorando: «La Sezione forestale sta portando avanti un’importante lavoro di informazione sia verso la popolazione sia verso i turisti che visitano il nostro cantone, i quali non sempre sono informati sul rischio d’incendio boschivo». Come? «Ad esempio con la posa di segnaletica appropriata in corrispondenza delle uscite autostradali».