Incentivi e alloggi agli assunti, Como prova a invertire il trend

Alloggio in comodato per cinque mesi e subito la quattordicesima mensilità. Ospedali e case di riposo italiane, a ridosso del confine elvetico, provano a fronteggiare la concorrenza svizzera offrendo incentivi e misure per frenare l’esodo di operatori sociosanitari e figure assistenziali in Ticino. La Fondazione Ca’ d’Indistria, realtà storica del capoluogo lariano, propone ad esempio agevolazioni sulla casa ai nuovi assunti con l’obiettivo di aumentare l’attrattività per i lavoratori. L’ente, che ha più di 100 anni di storia e gestisce sul territorio comasco tre residenze per anziani, un centro diurno integrato e due nuclei Alzheimer, ha studiato incentivi mirati per attrarre operatori sociosanitari e socioassistenziali. Per far conoscere la misura è stata promossa una campagna di comunicazione, con un videomessaggio della direttrice generale Marisa Bianchi diffuso sui canali social e sulle piattaforme online. L’obiettivo è reperire personale per far fronte a una necessità di operatori che è pressoché costante.
Ricerca impegnativa
«Cerchiamo personale in continuazione, di fatto la nostra selezione è sempre attiva – spiega il presidente della Ca’ d’Industria Gianmarco Beccalli –. La difficoltà a trovare personale è molto alta, anche perché la carenza riguarda tutte le strutture del territorio, ospedali in primis. Abbiamo accanto la Svizzera ed è inevitabile che gli stipendi offerti in Ticino siano un elemento di forte attrattività, che rende ancora più complessa la nostra ricerca di operatori. Per la carenza di infermieri ad esempio – aggiunge il presidente – in una delle nostre strutture abbiamo appaltato il servizio a una cooperativa esterna, per evitare la complicazione di gestire professionisti nostri dipendenti insieme ad altri esterni». L’offerta di un alloggio in comodato per cinque mesi agli operatori sociosanitari e socioassistenziali sembra si stia rivelando vincente. «I primi riscontri sono positivi – spiega Beccalli –. Sappiamo che il problema dell’alloggio e il costo delle case è diventato ormai una grossa criticità sul territorio comasco. Abbiamo pensato quindi di venire incontro a chi decide di lavorare con noi e magari arriva anche da fuori offrendo un aiuto concreto per l’abitazione». I risultati, a mente del nostro interlocutore, sembrano essere positivi: «La risposta a questa nuova campagna è incoraggiante – conclude Beccalli –. In poco tempo abbiamo ricevuto un centinaio di curriculum, molti di persone residenti in altre zone d’Italia. L’iniziativa è evidentemente piaciuta. Certo non potremo competere con gli stipendi svizzeri, applichiamo il contratto in vigore in Italia e non abbiamo grossi margini di modifica per restare sul mercato. Sicuramente però, offrire altri benefit e incentivi può aiutare e renderci maggiormente attrattivi».
«Investire sulla formazione»
Una strategia che, come visto, mira anche a trattenere il personale su suolo italiano. Le strutture sanitarie del Mendrisiotto, che fanno capo a un buon numero di dipendenti frontalieri, devono ritenersi preoccupate? Una domanda che abbiamo posto ai capidicastero di Mendrisio e Chiasso, Daniele Caverzasio e Stefano Tonini. Per Caverzasio – responsabile del Dicastero socialità e pari opportunità – l’iniziativa d’oltre confine «dimostra innanzitutto che il Ticino deve puntare sulla formazione di personale qualificato per le case anziani. Ciò diventa assolutamente una priorità anche in considerazione delle questioni legate all’invecchiamento demografico della popolazione». Per quel che concerne gli incentivi, il municipale commenta dicendo che «non sono tutto; perché sicuramente uno dei valori di un posto di lavoro non è solo il salario ma sono anche le condizioni di lavoro, il clima di lavoro, la stabilità delle condizioni generali e la possibilità di formazione». A livello economico, dunque, «se devo guardare alla vicina penisola la differenza resta ancora molto importante. Per i ‘vecchi’ frontalieri si può poi aggiungere anche il grande vantaggio fiscale. Detto questo – conclude – dobbiamo muoverci per migliorare le condizioni di lavoro di un settore sempre più sotto pressione e come detto investire sulla formazione di personale residente».
«Abbiamo salari più attrattivi»
«È indispensabile premettere che l’aspetto finanziario, nella fattispecie lo stipendio, è un fattore sicuramente importante nel rendere più o meno attrattiva una professione, ma non è l’unica determinante che il lavoratore o la lavoratrice considera» sottolinea, dal canto suo, il capodicastero Istituti sociali di Chiasso Stefano Tonini. «Dal punto di vista prettamente monetario al di là degli incentivi proposti, i salari della realtà ticinese rimangono di gran lunga più attrattivi di quelli della vicina Penisola. Storicamente quest’ultima già offriva migliori condizioni in termini di ferie e di monte ore di lavoro settimanali, ma ciò nonostante il personale italiano ha sempre guardato con enorme interesse al mercato del lavoro ticinese. In Ticino la proporzione tra infermieri e pazienti-residenti-utenti è indubbiamente più favorevole e questo permette una presa in carico più qualitativa e personalizzata. Oserei anche sostenere che culturalmente la collaborazione interdisciplinare tra medico-infermiere è nella realtà ticinese migliore». In questo senso – conclude Tonini – non temiamo le migliori condizioni che si stanno offrendo al di là del confine e siamo fermamente convinti che il mondo lavorativo socio-sanitario ticinese rimanga di assoluto valore e interesse e quindi concorrenziale».