Incidente aereo: nessun colpevole

CARLAZZO - Nessun colpevole per l'incidente aereo di Carlazzo (Porlezza) del 9 ottobre 2005, nel corso del quale un elicottero era caduto dopo aver urtato il cavo di acciaio di una teleferica provocando la morte del pilota e dei cinque passeggeri. La vicenda che negli anni scorsi aveva fatto scrivere fiumi d'inchiostro si è chiusa così oggi davanti alla Corte di Cassazione a Roma. I giudici della Capitale italiana, come reso noto sabato dal «Corriere di Como», hanno rigettato il ricorso che era stato presentato a suo tempo dalla moglie del pilota. L'unica che non si era arresa, visto che la procura dopo l'assoluzione già decisa dai giudici di primo grado aveva ritenuta chiusa la questione (nonostante che nella requisitoria, il pubblico ministero avesse proposto tre condanne per gli imputati seppur senza quantificarle). Ma anche questo ultimo tentativo del rappresentante di parte civile, per ottenere almeno un riconoscimento ai soli fini civili, è andato nel vuoto e la Corte Cassazione ha scritto definitivamente la parola fine sulla vicenda. Come si ricorderà il velivolo, che era stato noleggiato per un volo turistico in occasione della sagra del paese, dopo aver compiuto un volo regolare in condizioni atmosferiche perfette, aveva urtato contro un cavo d'acciaio di una teleferica inutilizzata da oltre dieci anni e che scendeva tra i boschi dalla cima del monte Galbiga. A causa di ciò l'elicottero si era schiantato al suolo e per gli occupanti non c'era stato scampo. La procura aveva aperto un'inchiesta ed erano finite sotto processo tre persone: quello che all'epoca era parroco di San Pietro Sovera, in quanto la parrocchia era risultata proprietaria dell'area dove partiva la teleferica, più gli altri due proprietari dei terreni su cui passava il cavo. In primo grado i giudici lariani avevano optato per l'assoluzione non ritenendo esserci indizi di colpevolezza a loro riconducibili. La vedova del pilota però non aveva accettato la sentenza di conseguenza aveva presentato ricorso prima in Appello e poi in Cassazione. Ma anche qui, come accennato all'inizio, è stata esclusa qualsiasi responsabilità da parte dei tre indagati.