Inquinamento del Faloppia: «Candeggina nel fiume in Italia»

COLDRERIO - «Possono anche dire che non è così, ma i fatti dimostrano che la responsabilità è loro». Matteo Muschietti, capodicastero Ambiente a Coldrerio e da sempre vigile sentinella del territorio, dell’aria e delle acque di tutto il Mendrisiotto, non ha dubbi. E ad avvalorare la sua tesi ci sono le analisi effettuate dal Dipartimento del territorio. A provocare la grave moria di pesci nel Faloppia del 13 luglio sono state delle sostanze inquinanti immesse nel fiume in territorio italiano».
Quello del 13 luglio è il terzo inquinamento in pochi mesi avvenuto nelle acque del torrente che nasce a Faloppio (in Italia), entra in Svizzera, attraversa Chiasso e si immette poi nel fiume Breggia prima di sfociare nel lago di Como. «Quella del Faloppia è però una storia travagliata, gli episodi di inquinamento si susseguono infatti dal 1998», ha spiegato oggi nel corso di una conferenza stampa organizzata a Coldrerio proprio Muschietti. In passato gli inquinamenti erano spesso legati al malfunzionamento del depuratore di Ronago, in territorio italiano, ma l’impianto ora è stato rinnovato. Le cause sono quindi da ricercare altrove. E in questo caso la causa è l’immissione nelle acque del fiume, «a monte del depuratore di Ronago, di candeggina». Le analisi del Cantone sui pesci morti in quell’occasione hanno infatti rilevato la presenza di cloro attivo.
«In estate bambini e ragazzi fanno il bagno nel fiume. Questi inquinamenti non sono più tollerabili», ha continuato Muschietti. Come sia avvenuta l’immissione di sostanze nocive nelle acque è ancora un mistero. «Per scoprirlo saranno fatte ulteriori analisi, ci è stato promesso». Nella zona dove è stata immessa la sostanza nociva ci sono alcune abitazioni. L’inquinamento potrebbe quindi essere legato alla negligenza nel corso di qualche lavoro di pulizia. Qualunque sia la causa, accidentale o addirittura intenzionale, Muschietti non ha però dubbi: «Questi atti criminali devono finire. Basta con la pirateria ambientale».
Negli scorsi giorni, proprio in reazione all’ultimo inquinamento del Faloppia, il gruppo di lavoro per la qualità delle acque della Regio Insubrica ha deciso di costituire un tavolo tecnico operativo di monitoraggio del torrente Faloppia e dei depuratori di Ronago e Pizzamiglio (vedi CdT del 28 novembre). Un’iniziativa «lodevole ma forse non sufficiente», ha sottolineato Muschietti. Per il municipale di Coldrerio è infatti necessario informare e coinvolgere tutta la popolazione e questo è compito dei Municipi. Con l’obiettivo di trovare definitivamente una soluzione Muschietti ha quindi in programma di recarsi di persona nei vari Comuni italiani della Valle dei Mulini per discutere l’argomento. «Aria e acqua non hanno confine, serve più collaborazione. La protezione dell’ambiente passa dall’impegno di ogni singola persona».
All’incontro di questa mattina era presente anche il sindaco della cittadina di confine Bruno Arrigoni, sensibile all’argomento in quanto il Faloppia scorre per diversi chilometri in territorio di Chiasso. «Il Faloppia è un fiume con cui la popolazione ha molti contatti, ad esempio a Seseglio. È fondamentale che sia pulito. L’impressione da parte mia è che l’annoso problema sia un po’ sottovalutato dalle autorità italiane». In territorio svizzero un notevole lavoro nella sorveglianza del fiume lo svolge un privato cittadino: Giuseppe Giussani che da quasi 20 anni passeggia ogni mattina lungo il fiume e informa Muschietti non appena vede (o sente, «spesso l’acqua emana odore di detersivi e acidi», ha spiegato) qualcosa di anomalo. Come sia sorvegliato e curato il fiume in territorio italiano non è però dato sapersi. Alla conferenza stampa di oggi non era presente alcuna autorità italiana. Che tra le parti ci sia della tensione sull’argomento però non è un segreto. All’email di invito all’incontro di oggi, ricevuto con solo giorno di anticipo, ha ad esempio risposto (mettendo tutti gli invitati in copia) il vicesindaco di Uggiate-Trevano. Nel suo messaggio spiegava di non poter presenziare alla conferenza stampa e comunicava in modo molto chiaro che non avrebbe accettato accuse unidirezionali alle autorità italiane. Accuse che però ieri sono state ribadite dai presenti.