Il caso

Inquinanti eterni nei laghi e fiumi ticinesi: bloccato il servizio di «Patti Chiari»

Il Tribunal de première instance di Ginevra, su richiesta dei legali di una importante azienda di Ginevra, con una succursale ticinese, vieta alla RSI di rendere pubbliche le informazioni raccolte
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Red. Online
29.09.2023 17:44

«Il titolo è di quelli che vanno dritti all’obiettivo: Inquinanti eterni, ovvero gli PFAS, sostanze per- e polifluoroalchiliche. L’industria ne fa uso da decenni e contaminano terra, acqua e cibo. In Europa ci sono almeno  2000 punti in cui la contaminazione raggiunge punti da rivelarsi pericolosa per la salute. E la Svizzera, anche quella italiana, non è affatto risparmiata». Inizia così il comunicato diffuso quest'oggi dalla RSI per denunciare come il servizio di Patti Chiari previsto questa sera - il cui tema era proprio la presenza degli PFAS nelle acque di fiumi e laghi - sia stato «oggetto di una decisione supercautelare, emessa oggi dal Tribunal de première instance di Ginevra su richiesta dei legali di una importante azienda di Ginevra, con una succursale ticinese, che ci vieta di rendere pubbliche le informazioni che avevamo raccolto».

La nota prosegue: «Il magistrato ha deciso quale misura urgente - come  gli consente la legge - di bloccare il servizio, senza citare le parti in udienza. L’inchiesta di Patti Chiari, oltre a svelare i punti critici, mostra anche quali sono i laghi e i fiumi più inquinati da PFAS grazie all’analisi effettuata su 30 pesci pescati in tutta la Svizzera. Il Ticino è in vetta a questa poco invidiabile classifica con alcuni pesci che hanno assorbito quantitativi di PFAS  davvero preoccupanti per la salute umana. Questi inquinanti sono composti chimici che – spesso a nostra insaputa – ci accompagnano nella vita quotidiana. Si  trovano ovunque: padelle, tessuti impermeabili, imballaggi, schiume antincendio, perfino nella carta igienica. Nell’Unione europea si sta valutando se inasprire regole e divieti e anche in svizzera – dove dal 2011 due di queste  molecole sono già state bandite – ci si interroga. Insomma, un tema di grande interesse pubblico e proprio per questo motivo la RSI, pur rispettando l’ordine del Tribunale, si riserva di utilizzare tutti gli strumenti legali a disposizione per poter far fronte adeguatamente al suo dovere di informazione».