Verso il 9 giugno

IPCT e misure di compensazione, un regalo oppure una necessità?

Terzo e ultimo confronto sui temi cantonali in votazione, stavolta sulla cassa pensioni dello Stato – Dal punto di vista dei contrari, si favorirebbe una fascia di dipendenti già privilegiata – I sostenitori invece non ci stanno e temono per l'attrattività del Cantone come datore di lavoro
© CdT/Chiara Zocchetti
Giona Carcano
01.06.2024 06:00

Il favorevole, Fiorenzo Dadò (presidente del Centro)

© CdT/ Chiara Zocchetti
© CdT/ Chiara Zocchetti

Qual è il motivo principale per sostenere le misure di compensazione?
«Oggi il sistema pensionistico dell’IPCT è già nella media bassa del panorama delle casse pensioni. Gli assoggettati versano contributi più elevati e riceveranno rendite più basse rispetto ad esempio ai dipendenti della Città di Lugano, Raiffeisen, EOC e Migros. Definire l’IPCT attuale una Rolls Royce è una falsità. Le misure servono a contrastare la diminuzione del tasso tecnico, le garanzie offerte agli over 50 nel 2012 e l’aumento dell’aspettativa di vita. La Legge federale e l’autorità di vigilanza impongono una riduzione dell’aliquota di conversione. Le misure di compensazione sono quindi necessarie per ridurre il danno economico che patiranno gli assicurati. L’aliquota passerà infatti dal 6,17% al 5,25%. In altre parole, oggi un capitale cumulato di 100.000 franchi dà diritto a una rendita vecchiaia annua di franchi 6.170. Con la riduzione dell’aliquota, la rendita sarà di 5.250. La perdita è quindi di 920 franchi (-15%)».

Per voi queste misure sono un atto di responsabilità del datore di lavoro (lo Stato) verso i dipendenti. Nel privato, tuttavia, non esistono misure di compensazione. Perché il settore pubblico ha questo «privilegio»?
«Buona parte delle misure di compensazione non sono a carico dello Stato ma dei dipendenti. Per quanto riguarda l’aumento dei contributi, gli assicurati si vedranno aumentare la deduzione in busta paga. Inoltre, grazie alla liberazione di parte degli accantonamenti generati con la diminuzione delle rendite vedovili entrate in vigore nel 2021, il CdA sarà in grado di procedere con dei versamenti sui conti individuali che ridurranno le perdite (il solo aumento dei contributi non sarebbe stato sufficiente). Nel settore pubblico non esistono delle misure di compensazione “automatiche”. Queste, sono state proposte al Parlamento dopo una trattativa avvenuta tra il CdA e sindacati. Sia il settore pubblico che privato hanno conosciuto delle negoziazioni simili. Votare contro le misure di compensazione significa ridurre del 15% le rendite pensionistiche, rendere l’IPCT la peggiore cassa pubblica svizzera e impoverire migliaia di ticinesi, tra i quali tanti giovani».

Nel 2012 i contribuenti sono stati chiamati alla cassa per risanare una prima volta le casse dell’IPCT. Oggi ci sono le misure di compensazione, sempre a carico dei contribuenti, i quali saranno nuovamente chiamati a risanare l’IPCT in futuro (il problema del finanziamento non è infatti risolto). Non c’è un problema di sostenibilità?
«Non si vota sul risanamento della Cassa, ma sulle misure di compensazione per ridurre l’impatto della diminuzione del tasso di conversione. Il risanamento segue invece un percorso parallelo che prevede di raggiungere il grado di copertura dell’85% entro il 2051. L’autorità di sorveglianza ha attestato che l’obiettivo sarà raggiunto anche con l’approvazione delle misure. Gli affiliati continueranno a contribuire tramite, ad esempio, tassi di rimunerazione del loro capitale inferiori rispetto alla media svizzera».

Definire la Cassa una Rolls Royce è una falsità: nel panorama svizzero dell'IPCT è nella media bassa
Fiorenzo Dadò

Il contrario, Omar Balli (deputato Lega dei Ticinesi)

© Crinari
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Qual è il motivo per bocciare le misure di compensazione della cassa pensione IPCT?
«Il Ticino sta attraversando un momento molto difficile a livello finanziario. Il consuntivo 2023 chiude con una perdita di 122 milioni. Per il 2024, si prevede un ulteriore deficit di 131 milioni. Per rientrare saranno necessari sacrifici, anche dolorosi, da parte dei cittadini. Concedere praticamente 22 milioni all’anno (quasi mezzo miliardo in 20 anni) “ad aeternum” a una fascia privilegiata come i dipendenti pubblici (con un salario mediano di circa 40.000 franchi superiore a un dipendente del privato) ci sembra dunque un controsenso in un momento dove la gente è confrontata con un aumento dei costi, unito a una perdita del potere d’acquisto. L’IPCT presenta un buco da oltre 3 miliardi di franchi. Stiamo faticosamente risanando la voragine pagando 60 milioni annui a fondo perso, dopo che sono già stati iniettati 500 milioni nel 2012 e l’ente ha richiesto altri 500 milioni nel 2021. I mezzi messi a disposizione dallo Stato all’IPCT sono stati molto ingenti negli ultimi anni e conseguentemente il “datore di lavoro” (il cittadino contribuente) ha già dato».

Senza queste misure le pensioni di circa 17.000 persone saranno fra le peggiori della Svizzera. Un datore di lavoro responsabile può permettersi tutto questo?
«Questa affermazione non corrisponde affatto alla verità. Senza compensazioni le rendite di IPCT rimarranno di molto al di sopra del minimo di legge e superiori alle condizioni medie degli altri dipendenti in Ticino: prendendo ad esempio un collaboratore statale che lavora al 60% con un salario di 50.000 franchi, anche senza compensazioni la maggior rendita rispetto alle prestazioni minime previste dalla legge sarà pari al 67%, mentre un alto funzionario al 100% con un salario di 150.000 franchi addirittura al 133%. Nel settore privato per contro non sono pochi i dipendenti che devono accontentarsi del minimo di legge. L’IPCT continuerà a offrire prestazioni previdenziali interessanti anche senza misure di compensazione. E bisogna dirlo: le prestazioni offerte in passato non erano sostenibili, perché hanno generato un buco di 3 miliardi. Un ridimensionamento era dunque doveroso».

Danneggiando queste persone, non si rischia di rendere meno attrattivo il Cantone come datore di lavoro e di creare un danno all’economia ticinese?
«Ribadisco che il salario percepito nel settore pubblico in Ticino è molto maggiore rispetto al privato. Con l’attuale piano previdenziale dell’IPCT, lo Stato è poco attrattivo per i giovani e lo è molto per i dipendenti più anziani. Sono queste le figure professionali che vogliamo attrarre? Le misure proposte non risolvono la situazione, bensì la accentuano, andando ancora di più a favorire chi è vicino alla pensione, ha degli stipendi alti e una carriera completa. Riguardo al presunto danno per l’economia, i quasi 22 milioni all’anno che andrebbero a favore dei dipendenti pubblici sono soldi che i cittadini dovranno pagare tramite aumenti di tributi allo Stato, quindi tasse e imposte. Vogliamo questa situazione?».

Le prestazioni offerte dalla cassa in passato non erano sostenibili perché hanno creato un buco di 3 miliardi
Omar Balli
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