La domenica del Corriere

La battaglia sulla Giustizia e il tavolo di confronto politico

Rigamonti: «C’è da sradicare il dipartimentalismo stagno» - Giudici: «Noi non ci saremo» - Mazzoleni: «Ennesimo attacco a Gobbi» - Durisch: «Un problema di risorse» - Agustoni: «Preservare il potere d’acquisto»
©Chiara Zocchetti
Gianni Righinetti
16.06.2024 20:00

La quarantesima volta de «La domenica del Corriere» e ultima puntata della stagione televisiva di Teleticino è partita dall’ennesimo capitolo delle tensioni all’interno dell’apparato giudiziario e alla sessione di Gran Consiglio che si aprirà oggi a Bellinzona. Giorni di dibattito sul Consuntivo 2023 che, giocoforza sarà già proiettato al Preventivo 2025. Ma in settimana i partiti incontreranno anche il Governo per un primo confronto sulle finanze. Un appuntamento che, data la rarità della cadenza, ha fin carattere eccezionale.

Ma in partenza Gianni Righinetti ha messo a fuoco le stoccate del presidente uscente del Tribunale d’Appello Damiano Bozzini che nel rendiconto 2023 ha puntato l’indice verso il Dipartimento delle istituzioni accusato di non rispettare la separazione dei poteri. Mentre dalla Divisone della giustizia la responsabile Frida Andreotti ha risposto trattarsi di una diatriba su un caso di promozione con sforamento della scala salariale. Insomma, che ambientino vien da dire. A riflettere sul tema, anche quattro avvocati. A partire da Andrea Giudici (UDC): «Sono polemiche strumentali, non mi sembra che il dipartimento abbia fatto un’invasione di campo». Eppure si tratta di un documento ufficiale ha osservato Righinetti rivolgendosi ad Andrea Rigamonti (PLR): «Va precisato che ci sono due livelli, quello di funzionalità che, posso garantire da avvocato, continua a funzionare ed è performante. Ci sono dei problemi, anche strumentali, determinati da un periodo che fa emergere una mancanza di leadership da parte del Dipartimento. I numeri, e non io, dicono che da anni è stata data poca attenzione alle risorse per fare fronte alle numerose necessità». Quindi manca un leader, a livello politico? E se l’ambiente risulta deteriorato, alla fine, ne risente anche la qualità del lavoro. Osservazioni rivolte ad Alessandro Mazzoleni (Lega): «E’ legittimo fare presenti le difficoltà, non condivido il modo con il quale si è agito, in maniera unilaterare, fuggendo al dialogo. E da avvocato confermo che la Giustizia funziona». Per Ivo Durisch (PS) «il problema è un po’ generale e non si parla dell’enorme stress con il quale è sottoposto che è all’interno. L’ambiente non è tranquillo. Chiaramente mancano risorse e un elemento critico è la difficoltà di comunicazione tra il livello operativo e quello politico-amministrativo. Che al Dipartimento si aprano all’ascolto vero. E, concludo, l’apparato della polizia è cresciuto molto, non quello giudiziario che deve assorbire la mole prodotta dal primo». Dal canto suo Maurizio Agustoni (Centro) ha detto che «il dato più preoccupante delle autorità che vengono considerate in situazione critica dal profilo dell’evasione delle procedure. E, aggiungo, la reazione del Dipartimento dopo il no popolare allo stabile EFG non è che il popolo non vuole investire nella Giustizia, ma non ha voluto quel carissimo progetto». Mazzoleni ha rilevato trattarsi «dell’ennesimo attacco politico a Norman Gobbi dato che è coordinatore della Lega». Affermazione dalla quale tutti gli ospiti si sono distanziati.

Venendo ai conti cantonali i rapporti di forza emergeranno nel dibattito parlamentare, ma ad essere atteso è il tavolo di confronto di mercoledì con il Consiglio di Stato. Ma qualcuno non si siederà al tavolo: «La lettera ci è arrivata, ma non so se parterciperemo - ha affermato Giudici - perché le nostre proposte per ridurre il deficit non sono mai state ascoltate. Valuteremo». E il PS cosa farà, dato che spesso alle proposte dite no (ha chiesto Righinetti a Durisch): «Beh, non è che diciamo sempre no. Ascolteremo e porteremo le nostre proposte». Per Mazzoleni «questi tavoli sono utili e la Lega collabora e dice la sua». Pienamente disponibile anche Agustoni che ha sottolineato il messaggio dei cittadini con il voto del 9 giugno: «I cittadini ci hanno detto in maniera chiara che non sono accettabili tutte le misure che vanno ad intaccare o compromettere il potere d’acquisto della popolazione. Si può e si deve intervenire sul costo della macchina statale. Un margine di risparmio esiste eccome». In conclusione Rigamonti ha affermato che «si tratta di occasioni di confronto e tocca soprattutto al Governo esercitare una sorte di diritto di veto nei confronti degli altri dipartimenti. C’è da sradicare il dipartimentalismo stagno. Sarebbe già un buon passo».