Mobilità

La bici è sovrana a Bellinzona, ma quante buche da schivare

Un quarto delle strade in Città si trova in condizioni appena sufficienti: ma in che stato sono le corsie riservate alle due ruote? Il nostro tour nella capitale e la pagella del municipale Christian Paglia: «Quattro e mezzo su sei»
Una buca in via Pizzo di Claro, nel quartiere bellinzonese di Pratocarasso. ©CdT/Gabriele Putzu
Simone Berti
04.02.2020 06:00

«Meno buchi e fessure nelle strade»: con questa didascalia il municipale di Bellinzona Christian Paglia ha postato negli scorsi giorni su Instagram la foto di una carreggiata malconcia annunciando la richiesta di un credito di 3 milioni di franchi per mettere mano a una ventina di vie problematiche dell’intero Comune. Bene, avranno commentato in molti, tra cui l’ottantina di follower che hanno concesso un like. Meno male, avrà borbottato qualche appassionato del pedale... Appunto: com’è la situazione, oggi, delle nostre piste ciclabili e delle vie più utilizzate dalle due ruote? Focalizzandoci inizialmente sul quartiere centrale, ovvero la «vecchia Bellinzona», abbiamo inforcato la bici partendo da piazza Collegiata, sede della redazione cittadina del CdT, dove siamo tornati dopo un tour baciato dal tepore quasi primaverile di ieri. Ebbene, sono gioie e dolori. Gioie, perché girare in sella nella Turrita è un vero piacere, e prestando un po’ di attenzione lo si può fare in relativa sicurezza: nella capitale ticinese le due ruote regnano sovrane e gli automobilisti, salvo rare eccezioni, chiudono più di un occhio. Gioie, quindi, ma anche dolori, perché a tratti di asfalto quasi perfetto perché rimesso a nuovo di recente, se ne alternano altri in cui le brutte sorprese sono dietro l’angolo. Emblematica la pista di via Pizzo di Claro, nel quartiere di Pratocarasso: ariosa e scorrevole, ma con buche da incubo.

Dal profilo Instagram del municipale Christian Paglia.
Dal profilo Instagram del municipale Christian Paglia.

Dalla perfezione all’incuria
Ma torniamo al punto di partenza: raggiunta piazza Indipendenza, saliamo verso Ravecchia. Il manto stradale è caratterizzato da ampie crepature (nello stile di quelle postate dal municipale) che comunque non ostacolano la viabilità, e si pedala abbastanza bene. Qui, come altrove, il problema sono piuttosto i «tombini non a livello»... come direbbe lo youtuber Lambrenedetto XVI di cui abbiamo già parlato in passato in relazione alla sua adorazione per la presunta perfezione delle strade elvetiche. I ciclisti, spesso, sono costretti a un pericoloso «slalom». Qua e là, inoltre, troviamo qualche buca, che come vedremo è la regola. Meglio, una volta raggiunta piazza Fontana, la discesa su via Caratti: pista ciclabile ben segnalata e scorrevole, senza fessure. Peggio, molto peggio via Lugano che riporta verso il centro: qui ci sono diverse buche, come riscontrato in altre strade di forte percorrenza. «Dribblato» il sottopassaggio del Tombone (se potete evitatelo), seguiamo la pista ciclabile che porta alla chiesa di San Biagio: tutto bene, così come il proseguimento sul tratto nuovissimo di via Pedotti. Tornando sulla strada principale, all’altezza dell’imbocco con via Ospedale ecco un problema osservato anche altrove, ma che non ha a che fare con la manutenzione: la pista ciclabile si interrompe, per riprendere poco dopo, all’imbocco di viale Franscini: sappiamo comunque che la Città e la Commissione regionale dei trasporti stanno lavorando a queste situazioni con l’obiettivo di garantire continuità (prova ne sia l’ottima passerella delle Semine inaugurata nel 2019).

Via Nocca, nel quartiere di Ravecchia. ©CdT/Siber
Via Nocca, nel quartiere di Ravecchia. ©CdT/Siber

Bene la zona golenale
Sfruttando via Ghiringhelli torniamo poi sull’arteria principale: spuntiamo alla stazione di servizio Eni e da lì, prestando la massima attenzione, cerchiamo di raggiungere la pista ciclabile golenale tramite via Salvioni il cui manto stradale è abbastanza buono. Ottima poi la golena, dove avanziamo spediti parallelamente al fiume. Giunti in zona Arsenale ci immettiamo su via Pizzo di Claro, una pista ciblabile molto battuta. E con alcune brutte sorprese: grosse fessure che mettono in difficoltà le due ruote. Una volta raggiunto il gattile torniamo verso il centro, e siamo alla Gerretta: da qui proviamo ad imboccare la strada cantonale (con altri tombini non a livello) e dunque prendiamo viale Officina (sul lato sud-nord, lungo i parcheggi laterali, segnaliamo una buca spaventosa: si vedano le foto sul nostro articolo online). Saliamo dunque verso la stazione tramite via Lodovico il Moro, perfetta in quanto appena rifatta completamente nell’ambito del nuovo nodo intermodale. E siamo sulla pista ciclabile di viale Stazione, a tratti un po’ ondulata, ma tant’è. Approfittiamo della «discesina» e siamo di nuovo in piazza Collegiata. Il nostro tour, per oggi, finisce qui. Ora, siamo pronti a dare la parola all’autorità comunale, a cui sottoponiamo qualche esempio problematico.

Situazione potenzialmente pericolosa su viale Officina. ©CdT/Siber
Situazione potenzialmente pericolosa su viale Officina. ©CdT/Siber

«Interventi pianificati o puntuali»
«In generale effettuiamo la manutenzione delle strade pianificando dei crediti quadro come quello da 3 milioni appena firmato» commenta Christian Paglia, responsabile del Dicastero opere pubbliche e ambiente della Città. «In aggiunta interveniamo anche puntualmente in caso di necessità» precisa. La richiesta di credito trasmessa negli scorsi giorni al Consiglio comunale riguarda non solo il quartiere centrale ma pure la «periferia» aggregata, per un totale di 22 strade in otto quartieri a cui mettere mano da qui al 2023. Il messaggio è frutto di una radiografia che ha determinato come il 25% dei 300 KM di strade di competenza comunale si trovi in condizioni appena sufficienti o critiche. Ma nel caso di segnalazioni di grosse buche, come ci si muove? «Se la segnalazione è realistica interveniamo subito» risponde Christian Paglia. A cui abbiamo chiesto anche di... dare i numeri. Che nota assegnerebbe, da 1 a 6, allo stato delle piste ciclabili del quartiere cittadino? Ci pensa un attimo e poi dice: «Quattro e mezzo». Ci sta. Possiamo condividere. Apprezzando l’onestà.