La borsa di dollari falsi che fa vacillare l’amicizia
È una borsa tanto sospetta quanto allettante quella scovata in una cantina di Mendrisio a fine 2019 e al centro del processo andato in scena ieri al Tribunale Penale Federale di Bellinzona, di fronte a una Corte presieduta da Fiorenza Bergomi.
Una borsa zeppa di dollari falsi (845 banconote da 100 dollari) che ha istigato una coppia residente nel Mendrisiotto (lui 37.enne residente all’epoca dei fatti a Ligornetto e lei 52.enne domiciliata a Riva San Vitale). Coppia che ha cercato di cambiare parte del denaro in franchi in banca con l’aiuto di altre due persone giunte in Ticino appositamente dall’estero, finendo però in manette.
Le accuse nei confronti del quartetto erano - anche se non tutti dovevano rispondere di tutti i capi d’accusa - di (ripetuta) messa in circolazione di monete false, rispettivamente complicità, acquisto e deposito di monete false, truffa, tentata truffa e complicità in tentata truffa, nonché infrazione alla legge federale sulla circolazione stradale.
Risotto e «tanto vino»
«In un primo momento ho detto al mio compagno di lasciare quei soldi dov’erano. Una borsa piena di banconote in cantina mi faceva pensare o che erano legate a un giro illecito, o che erano false. In ogni caso erano soldi maledetti», ha detto la 52.enne. Alcune circostanze accadute a fine 2019 - quello il periodo dei fatti - l’hanno però indotta a cambiare idea (ci torneremo tra poco), e hanno portato al coinvolgimento di una sua amica d’infanzia e di suo figlio, una 53.enne e un 31.enne lettoni, che il 1. dicembre 2019 sono venuti in Ticino con per andare in banca a Chiasso a cambiare parte del denaro. Che fosse falso, in quel momento, non c’era la consapevolezza, ma solo un sospetto.
I dettagli del «piano» vengono discussi a Ligornetto la sera del 1. dicembre, durante una cena a base di risotto e «tanto vino», ha specificato la 53.enne, che con la sua amica d’infanzia ora non parla più. Una cena durante la quale sarebbero anche state esaminate delle banconote (strofinate, guardate attentamente e anche annusate). Il giorno successivo tre dei quattro - il 37.enne non ha preso parte alla spedizione - si sono recati a Chiasso. Nella stessa banca dove il 37.enne era già riuscito a cambiare dei dollari falsi in franchi.
Il debito e l’ex marito
A far cambiare idea alla 52.enne e a spingerla a utilizzare quei dollari rinvenuti nella cantina di una terza persona a Mendrisio è stata in particolare la situazione in cui si è venuto a trovare suo figlio. Per spiegarla ieri è stato ricordato un altro caso finito davanti a una Corte qualche anno fa: quello che ha visto protagonista l’ex segretario di un Comune del Mendrisiotto, che ha sottratto soldi anche all’amministrazione pubblica. L’uomo è l’ex marito della 52.enne e, insieme al figlio di lei, aveva acquistato un’abitazione a Rancate. «Quando il mio ex marito è stato arrestato mio figlio ha ereditato parte del debito». Parliamo di 53.000 franchi. «Mi sentivo e mi sento tuttora in colpa per questo». Per «aiutarlo» la coppia ha così deciso di coinvolgere i due lettoni.
«Non sapevo che il denaro non fosse autentico», ha detto il 31.enne, che ha spiegato di essere venuto a conoscenza del motivo del viaggio (e dei dollari) solo una volta atterrato in Italia. «Sono innocente, sono stata tratta in inganno dalla mia amica», ha sostenuto a sua volta la 53.enne.
Per il quartetto la pubblica accusa, impersonata dal procuratore federale Sergio Mastroianni, ha chiesto pene tra i 10 e i 18 mesi sospesi (la proposta più alta è stata per il 37.enne). «Insieme alla compagna 52.enne ha organizzato il colpo e ha chiamato gli amici dalla Germania per aiutare a metterlo in atto», ha detto Mastroianni, in quale ha anche evidenziato gli atteggiamenti opposti degli imputati. Quelli dei due residenti in Ticino sono stati «lineari»e di ammissione delle responsabilità. I due si sono inoltre presentati da rei confessi. Quelli di madre e figlio di contestazione: «La 53.enne ha cercato di proteggere il figlio, facendolo sembrare non consapevole dei dubbi sulla falsità del denaro».
Da prosciogliere?
Gli avvocati difensori invece hanno domandato massicce riduzioni delle pene proposte dalla pubblica accusa. I difensori dei due lettoni, Patrizia Vitulano e Walter Zandrini, hanno chiesto il proscioglimento dei loro assistiti: il fatto che una precedente operazione di cambio dei dollari contraffatti fosse riuscita aveva fatto nascere la consapevolezza che il denaro fosse autentico, hanno spiegato entrambi. Marie Zveiger e Sandra Xavier, patrocinatrici del 37.enne e della 52.enne, si sono battute affinché la coppia venga sanzionata con una pena pecuniaria. «L’avidità ha preso il sopravvento sul buon senso», ha giustificato ad esempio Xavier parlando del comportamento della sua assistita.
La sentenza sarà comunicata all’inizio della prossima settimana.