Bellinzona

La Casa del Popolo: oggi come allora

Festeggia il secolo di vita la struttura cittadina teatro di lotte operaie, rivendicazioni, iniziative sociali e battaglie politiche - Aneddoti e curiosità: dal ritratto del ribelle Tamò allo sciopero alle Officine FFS
Il complesso situato all’inizio del viale Stazione. (Foto Putzu)
Alan Del Don
27.02.2019 15:55

Quante strategie di battaglie politiche e quanti discorsi segreti custodiscono le mura della Casa del Popolo cittadina. Se potessero parlare urlerebbero ad alta voce “siam qui pur noi”, riprendendo lo slogan dei fondatori (soprattutto ferrovieri e collaboratori dell’Officina) del complesso che quest’anno festeggia il secolo di vita. Cento anni di lotte operaie, di rivendicazioni, di sogni, di utopie, di iniziative sociali e culturali. Cento anni che oggi come oggi non fanno della struttura situata all’inizio del viale Stazione qualcosa ormai passato di moda. “Tutt’altro. È un’oasi di multiculturalità in un mondo ‘primanostrista’ ed egoista che privilegia l’individualismo alla solidarietà. Si tratta di un baluardo che consente di perseguire un obiettivo primario e irrinunciabile, vale a dire la crescita della dignità delle donne e degli uomini”, ha sottolineato oggi con orgoglio, di fronte alla stampa, il presidente dell’Unione sindacale di Bellinzona (proprietaria e gerente dell’immobile) Saverio Lurati. La giornata di festa è in programma domenica 17 marzo, dalle 10.30, con la presenza, fra gli altri, della presidentessa del Consiglio nazionale Marina Carobbio Guscetti e della prima cittadina del Cantone Pelin Kandemir Bordoli.

Dall’ultimo decennio dell’Ottocento e, soprattutto, sull’onda dello sciopero generale nazionale del novembre 1918, in Svizzera videro la luce 55 “case del popolo”. Fra queste anche quella della Turrita. L’hotel Schweizerhof, inaugurato dieci anni prima, fu acquistato per 160.000 franchi. Una somma raccolta attraverso l’emissione di quote sociali da 25 franchi ciascuna che allora era un importo considerevole, se si pensa ad esempio che un meccanico delle Officine FFS guadagnava 77 centesimi all’ora ed un fabbro 92. E proprio uno di loro, il capotreno Giovanni Tamò, condannato ad un mese di prigione per aver preso parte alla mobilitazione, diede simbolicamente il volto allo stabile: il suo ritratto sostituì quello del generale Ulrich Wille. “Nella Casa del Popolo di Bellinzona si sviluppa un nuovo progetto di società focalizzato sull’uguaglianza e sulla fraternità in opposizione a quello borghese che fa perno sulla libertà e sull’individualismo. È un concetto che nel 2019, con tutto quello che sta succedendo nel mondo, non ha assolutamente perso di valore e, anzi, deve essere promosso. Ecco perché la struttura cittadina ad un secolo dalla nascita e a quarant’anni dal rischio di essere venduta è più attuale che mai”, ha ricordato lo storico Gabriele Rossi, il quale ha curato la parte aneddotica di un volantino che verrà distribuito nei prossimi giorni a tutti i fuochi del distretto e delle valli. Il complesso è infatti un “piccolo grande esempio di vita comunitaria e associativa”, ha precisato Saverio Lurati. Un unicum a livello ticinese. Comprende il cinema, il ristorante-impresa sociale Sostare con sale per riunioni e di formazione, le sedi associative e sindacali oltre ad appartamenti, uffici e commerci.

Ma è soprattutto per i lavoratori che la Casa del Popolo è un luogo fondamentale. “Vi sono legate tante conquiste storiche. Dobbiamo festeggiare l’anniversario, come è giusto che sia, ma nel contempo riflettere sul mondo del lavoro odierno contraddistinto spesso da precariato ed abusi”, ha rilevato il segretario sindacale di UNIA Sopraceneri Igor Cima. Gli ha fatto eco il collega del SEV Angelo Stroppini, secondo il quale “chi non ricorda il passato, purtroppo, è destinato a riviverlo. I ferrovieri in Ticino nel 1918 parteciparono in massa allo sciopero. Lo stesso è successo nel 2008 con l’agitazione alle Officine FFS di Bellinzona”. E di lavoro non si poteva che parlare negli appuntamenti culturali organizzati per celebrare il centenario della struttura della capitale. Innanzitutto c’è il radiodramma “Siam qui pur noi” di Flavio Stroppini e Monica De Benedictis che verrà messo in scena al teatro Sociale sabato 16 marzo alle 20.45 per il pubblico e domenica 17 marzo alle 16 per gli affiliati ai sindacati o su invito. In secondo luogo al cinema Forum verranno proiettati quattro film (ingresso libero per gli affiliati e per le scolaresche): lunedì 18 marzo alle 14.30 “Potiche”; mercoledì 20 alle 14.30 “Bread and Roses”; giovedì 21 alle 14.30 “Tutta la vita davanti”; e venerdì 22 marzo alle 8.30 “In questo mondo libero”. La visione sarà preceduta dall’introduzione del critico cinematografico Mariano Morace. Infine, dall’11 al 30 marzo, nelle sale del ristorante Sostare sarà esposta una selezione di manifesti del Primo maggio dell’Unione sindacale svizzera dal 1980 all’anno scorso. Maggiori informazioni scrivendo a [email protected].