La centrale a cippato di Castione fa il pieno di consensi

«Chi intende insediarsi nell’area industriale è un nostro sorvegliato speciale. Ci siamo sempre opposti alle domande di costruzione presentate per quel comparto. Non lo abbiamo però fatto per il vostro progetto che riteniamo ad alto valore aggiunto. È una possibilità che non possiamo lasciarci sfuggire». I timori dei titolari della Afor Castor di Bellinzona per una possibile levata di scudi contro il progetto per la realizzazione di una centrale a cippato per la produzione di energia termica, come avvenuto per l’impianto che TERIS intende installare a Lumino (vedi box a fianco), sono stati fugati da Alberto Robustelli, presidente dell’Associazione per il miglioramento ambientale di Castione (AMICA). «C’è da sperare che la centrale di Castione veda la luce e che a Lumino, invece, si blocchi tutto», ha affermato Robustelli intervenendo durante la serata pubblica organizzata lunedì da Afor Castor (un centinaio i presenti) per presentare le proprie intenzioni. «Vogliamo valorizzare il legno ticinese, il nostro oro verde, utilizzandolo per produrre energia termica ed elettrica», ha spiegato Moreno Guatieri, socio e direttore della Afor Castor, raccogliendo i consensi della sala. Oro verde che verrebbe sfruttato quale carburante per l’impianto di produzione di energia termica, la cui costruzione è prevista sul terreno di 4.500 metri quadri nella zona industriale di Castione di proprietà della Otto Scerri/Mancini&Marti e affittato dall’Afor Castor.
Lontano dall’abitato
«Una zona ai margini del paese, con accessi comodi e ventilata», ha aggiunto Guatieri nell’elencare i vantaggi dell’ubicazione individuata. Sul terreno dove oggi si trovano i suoi magazzini, l’azienda forestale intende realizzare un impianto modulabile per una produzione di energia fino a 18 MegaWatt. Nella parte più a sud, ha precisato il gerente della Afor Castor Stefano Jorio, è prevista la costruzione della centrale vera e propria, che inizialmente sarà dotata di due caldaie, e del silo con il cippato. Nella zona centrale sorgerà il deposito del «carburante» verde e lo spazio per la triturazione del legno. Zona centrale che potrà essere utilizzata per un’eventuale espansione della centrale per la produzione di energia termica ed elettrica. Più a sud, infine, si dovrebbero insediare uffici, officina e deposito di legname.
Da 5 a 10 nuovi posti di lavoro
La prospettata centrale a cippato, ha aggiunto Guatieri, dovrebbe portare alla creazione di nuovi posti di lavoro: da 5 a dieci sia per quanto attiene alla squadra di forestali per il taglio del legname e gli addetti alla centrale. Per il finanziamento dell’opera, che sarà realizzata da ditte locali, Afor Castor fa capo ad un fondo di investimento costituito da capitali svizzeri e gestito da importanti istituti di credito e assicurativi.
Pronti a partire
Ottenuto il preavviso favorevole da parte dei vari uffici cantonali, Afor Castor attende ora che il Comune rilasci la licenza edilizia per poter procedere con la progettazione definitiva della centrale. Parallelamente si intensificherà la ricerca di clienti interessati ad allacciarsi alla rete di distribuzione dell’energia termica e, in un secondo tempo, elettrica. Fino ad oggi sono già state presentate richieste per un totale di 1 MegaWatt. Ed a proposito della rete di distribuzione, Jorio ha spiegato che la domanda di costruzione presentata oramai già lo scorso febbraio prevede che venga rilasciata anche l’autorizzazione alla posa delle tubature. Anche in questo caso lo sviluppo della rete dipenderà dal numero di clienti interessati ad allacciarvisi. L’obiettivo è quello di mettere in funzione la centrale a cippato nel corso del 2026.
Più coordinamento
Sempre Alberto Robustelli ha infine ricordato che con una petizione trasmessa al Gran Consiglio, AMICA esterna la propria preoccupazione per il fatto che a distanza di pochi chilometri si stiano progettando la costruzione di ben tre centrali a biomassa: oltre a quella dell'Afor Castor e a quella di TERIS a Lumino, anche le FFS prevedono la costruzione di un loro impianto per le nuove Officine. Da qui la richiesta di AMICA affinché si agisca « in modo coordinato, nel pieno rispetto delle norme vigenti e a vantaggio della cittadinanza, favorendo una soluzione che sappia ridurre al minimo indispensabile ogni possibile disagio che graverebbe sugli abitanti delle zone limitrofe». L'associazione invita inoltre il Gran Consiglio a «sollecitare tutte le autorità preposte affinché il Cantone e i singoli Comuni agiscano sin da subito nella prospettiva di rispondere al crescente fabbisogno energetico della popolazione ticinese attraverso una pianificazione coordinata e, a medio-lungo termine, misure di sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, siano esse idroelettriche, solari, eoliche o di altra natura, avendo particolare attenzione nei confronti delle soluzioni a chilometro zero»