La Clinica Luganese Moncucco chiude un altro anno con ottime cifre

«Efficiente, efficace, equa». Secondo il professor Mauro Baranzini sono i tre aggettivi che contraddistinguono la Clinica Luganese Moncucco, che stamane ha presentato il suo rapporto d’esercizio del 2018, anno che è stato caratterizzato da più di 7.600 i pazienti ricoverati e quasi 55.000 casi trattati ambulatorialmente. Cifre in crescita che si sono coniugate con un conto economico nelle cifre nere. «Ad ogni modo Moncucco è notoriamente una realtà privata senza scopo di lucro e, come ha certificato anche Mister Prezzi, la nostra clinica è quella con le tariffe migliori della Svizzera per praticamente tutte le specialità, anche rispetto al settore pubblico. Lo statuto no profit è un vantaggio competitivo, come lo è anche la dimensione della clinica, circa 200 letti, anche se è un fatto che abbiamo ereditato», ha ricordato il professore di economia dell’Università della Svizzera Italiana (USI), che è presidente del Consiglio d’amministrazione della clinica.
Benché il passaggio di proprietà, dalla congregazione delle suore infermiere dell’addolorata di Como alle fondazioni che gestiscono ora la clinica, sia già stato felicemente archiviato, il 2018 è stato comunque un ulteriore anno con delle incertezze. Su Moncucco pendeva infatti la spada di Damocle dell’esito del ricorso che aveva presentato, nella primavera del 2016, contro la pianificazione ospedaliera cantonale adottata dal Gran Consiglio. Quest’ultima avrebbe messo a rischio diverse specialità del nosocomio. «Ora che ci è stata data sostanzialmente ragione dal Tribunale Amministrativo Federale - ha aggiunto Baranzini - l’auspicio è che l’autorità competente assegni i mandati di prestazione definendo e valutando correttamente i criteri di qualità che le strutture devono rispettare e l’economicità delle prestazioni offerte. Non conta tanto se una struttura sia pubblica o privata, bensì come essa viene gestita», ha concluso il presidente del CdA. Anche il direttore della clinica, Christian Camponovo, ha espresso soddisfazione per il giudizio del TAF. «Tuttavia abbiamo dovuto faticare non poco per decidere quali investimenti fare e per trattenere tutto il nostro personale, non sapendo quale sarebbe stato il verdetto», ha sottolineato il direttore.
Ciò nondimeno Moncucco l’anno scorso ha creato altri 46 posti di lavoro, occupati da collaboratori qualificati che beneficiano di un contratto collettivo di lavoro. «Procede anche l’investimento nella formazione, altro elemento specifico della clinica: l’anno scorso sono state infatti 256 le persone che hanno seguito una formazione di base, tra apprendisti, allievi infermieri e collaboratori che seguono un percorso di specializzazione o che hanno beneficiato della vasta offerta di formazione continua», ha aggiunto Camponovo, secondo il quale Moncucco potrà così affrontare i prossimi anni con ritrovata serenità. «Abbiamo raggiunto 119 anni di attività, un dato che contraddice chi sostiene che il privato non possa dare garanzie sul lungo termine. La clinica può contare oggi su una chirurgia specializzata nel campo viscerale, nell’urologia e nell’otorinolaringoiatria, su un ottimo servizio di medicina interna e sulla più grande geriatria di tutto il Ticino. L’oncologia, lanciata una decina di anni fa, continua la sua crescita grazie agli ottimi medici che hanno nel tempo raggiunto la clinica. Stabile, malgrado le incertezze che erano state create dalla pianificazione, l’attività ortopedica così come quella reumatologica», ha concluso il direttore.
Il 2018 ha visto anche il compimento di un ciclo di ristrutturazioni e di edificazioni. Con 12 milioni di franchi d’investimento, la clinica si è dotata di sei sale operatorie e di rinnovati spazi destinati alla sterilizzazione. Sempre guardando al domani, la Clinica Luganese Moncucco sosterrà la facoltà di Biomedicina dell’USI e garantirà la presenza, tra i professori di ruolo, di un proprio medico specializzato in medicina interna generale.