L'intervista

«La conduzione della Polizia? Non c'è più motivo di mantenere l'autosospensione»

Parla Renzo Galfetti, il difensore del consigliere di Stato Norman Gobbi: «Sono soddisfatto di questa decisione ma non sorpreso»
©Chiara Zocchetti
Red. Ticino&Svizzera
11.06.2024 17:02

«Ho preso atto della decisione del procuratore generale che chiude definitivamente qualsivoglia ipotesi di mio coinvolgimento nell’intervento della Polizia cantonale a seguito dell’incidente occorsomi nel novembre 2023 e che smentisce ancora ogni illazione e maldicenza di cui sono stato oggetto». In mattinata, tramite una dichiarazione scritta, Norman Gobbi ha commentato la chiusura dell'inchiesta sulla gestione dell'incidente che lo aveva visto coinvolto lo scorso 14 novembre 2023 in Alta Leventina. La notizia, anticipata dalla RSI, è stata confermata dal Ministero pubblico. Da noi contattato, l'avvocato del consigliere di Stato Renzo Galfetti si è detto soddisfatto ma tutto fuorché sorpreso di questo epilogo.

L’inchiesta del procuratore generale ha chiarito l’estraneità dai fatti del consigliere di Stato, come voi avete sempre sostenuto. È soddisfatto di questa decisione?
«Certo, soddisfatto ma non sorpreso».

Allo stesso tempo, però, è stato prospettato un atto d’accusa nei confronti di due agenti per favoreggiamento. Vuole chiarire perché il reato di favoreggiamento non chiama in causa il “favoreggiato”, ossia il consigliere di Stato?
«Qui invece la sorpresa è grande. Se il presunto favoreggiato è estraneo all’altrettanto presunto favoreggiamento deduco che si tratta di assai ardita costruzione giuridica di dolo eventuale, ossia dell'ipotesi che gli agenti avrebbero dovuto considerare il rischio di favorire all’insaputa del favorito. Ma ciò mi pare assurdo, avendo tutti gli agenti intervenuti prestato la massima attenzione affinché tutto si svolgesse con rigore e attenzione. Totale solidarietà e fiducia quindi agli agenti purtroppo chiamati a un lungo calvario giudiziario che proprio non meritavano».

Alla luce dei due atti d’accusa prospettati, è sempre dell’avviso che sia stata solo una «montatura politica e mediatica a fini elettorali» come da lei più volte espresso?
«Assolutamente sì, lo dimostra la minuziosa indagine a 360 gradi del procuratore generale. Le illazioni, i pettegolezzi, le falsità scritte e sentite in un contesto di maldicenza vergognosa non hanno altra spiegazione: infima strategia scandalistica ed elettorale messa in opera con cattiveria e superficialità».

Alla luce della decisione del Ministero pubblico, come intende ora agire il suo assistito in merito alla conduzione politica della Polizia cantonale?
«La decisione di autosospensione dell’onorevole Gobbi, a mio parere non dovuta ma intesa quale segno di rispetto istituzionale e di tutela della sua famiglia, ora non ha più motivo di essere mantenuta».

Ora resta però il tema di opportunità politica (con le domande dell’interpellanza Dadò rimaste sul tavolo). Il suo assistito è sereno da questo punto di vista?
«Ma certo, l’onorevole Gobbi è ed è sempre stato sereno, sebbene sgomento davanti a una campagna mediatica tanto inusuale alle nostre latitudini. L’opportunità politica vera e importante che si impone riguarda la serietà, che qui è mancata, delle azioni parlamentari e mediatiche che erano, e così sono rimaste, petardi bagnati. E non solo per opportunità, ma pure per dignità, chi ha sbagliato lo riconosca e si scusi».