Il reportage

La dogana in mezzo a Mendrisio dove tutto passa ai raggi X

Nel capoluogo momò c’è un moderno edificio dove l’Amministrazione federale delle dogane controlla i veicoli che vengono intercettati ai valichi del distretto - Lo abbiamo visitato e abbiamo assistito all’ispezione di un bus e dei suoi passeggeri
© CdT/Chiara Zocchetti
Lidia Travaini
Luca BernasconieLidia Travaini
28.07.2021 06:00

A Mendrisio c’è una dogana. Non stiamo parlando del valico di Arzo o di quello di Ligornetto. Si trova proprio nel borgo e noi l’abbiamo visitata. E abbiamo anche assistito al fermo di una persona e a dei piccoli sequestri di stupefacente. Si chiama DOGANA Mendrisio, si trova in via Oldelli (nella zona detta Cercera) e vi lavorano decine di uomini e donne appartenenti all’Amministrazione federale delle dogane (AFD). Tra loro c’è anche il Gruppo specialisti visite, che si occupa della ricerca all’interno dei veicoli (automobili, camion o torpedoni) di merce trasportata illegalmente, spesso in nascondigli ricavati all’interno dei veicoli.

I controlli sono quotidiani, i mezzi da passare «al setaccio» - gli strumenti per farlo sono molteplici e tecnologici - vengono controllati in un grande garage dopo essere stati intercettati nelle vicinanze dei valichi del distretto. «Troviamo soprattutto tanti soldi non dichiarati e sostanze stupefacenti» ci spiegano i responsabili della struttura. I sequestri di sigarette nel recente passato sono un po’ diminuiti di numero, complici anche il coronavirus e le difficoltà a viaggiare tra nazioni.

Una gara di fantasia

Trovare la merce trasportata di nascosto non è sempre facile, ammettono i nostri interlocutori: «Chi nasconde merce illecita usa la fantasia, quindi noi dobbiamo averne altrettanta, se non di più, per scovare i loro nascondigli». Soldi, stupefacente, sigarette, alimentari non dichiarati possono venire nascosti un po’ ovunque: in ricettacoli creati appositamente nelle auto, in doppifondi, nei condotti per la ventilazione, addosso alle persone (o nelle persone, ci torneremo dopo), nei bagagli, dentro le confezioni di alimentari, eccetera. «C’è chi ha nascosto merce illecita nei peperoni» ci viene detto.

Per questo, se i cani fiutano qualcosa di illecito o se gli scanner mostrano anomalie, le auto vengono smontate, quasi smembrate. Poi spesso vengono sequestrate. Alcune restano parcheggiate in questa struttura, almeno per un certo periodo di tempo. Come la vettura intercettata qualche giorno fa dentro la quale sono stati trovati 9 chilogrammi di cocaina. «Ma non possiamo mostrarvela» perché l’inchiesta è tuttora in corso, ci viene spiegato non appena poniamo la per noi scontatissima domanda.

«Chi nasconde merce illecita usa la fantasia, quindi noi dobbiamo averne altrettanta, se non di più»

La visita

Torniamo alla nostra visita. L’appuntamento mattutino è alle 7. È una giornata di traffico intenso e il primo veicolo da controllare arriva a Mendrisio quasi alle 9.30, dopo essere stato intercettato al valico di Brogeda. È un grande bus con a bordo circa dieci persone che da Milano-Lampugnano è diretto a Coblenza in Germania. Ad aspettare il mezzo c’è almeno una decina di collaboratori dell’AFD: «È meglio iniziare il controllo in tanti, poi se constatiamo che è sufficiente il numero di colleghi impiegato, scendiamo di numero. Così facendo ci assicuriamo di essere pronti nel caso in cui eventuali trasgressori dovessero essere aggressivi o cercare di esserlo. Ad ogni modo cerchiamo sempre di mettere a loro agio i passeggeri. Capiamo che possono essere stanchi e che per loro uno stop in dogana può essere fastidioso».

Il primo controllo avviene sul bus. È quello dei documenti e riserva subito una sorpresa, anzi due. Ce ne accorgiamo perché tra le guardie c’è un certo fermento. Un passeggero ha un documento che appare falsificato: viene preventivamente ammanettato e allontanato per ulteriori controlli. Ma non si rivelano semplici. L’uomo parla soltanto pashtu e farsi, lingue diffuse in Pakistan e Afghanistan. Non sa né leggere, né scrivere. È in possesso di un documento coreano originale, ma contraffatto nel contenuto. «Un lavoro fatto bene», ci viene detto. Dopo svariate verifiche, viene deciso di procedere al trasferimento dell’uomo al Centro comune di flussi migratori (CCFM) a Chiasso per il trattamento del caso e la riammissione in Italia.

Un altro passeggero, un tunisino con passato migratorio, invece, presenta dei documenti che non gli permettono più di vivere in Italia. Paese che sta quindi lasciando, insieme alla compagna, di nazionalità italiana e incinta di 8 mesi. L’uomo - in possesso del quale è stato rinvenuto qualche grammo di hascisc - dopo il sequestro dello stupefacente e le avvenute formalità può proseguire il suo viaggio con la compagna verso la Germania.

La ripartenza

Nel frattempo gli altri passeggeri sono stati fatti scendere dal bus. Dopo aver recuperato i loro bagagli vengono accompagnati in una grande sala d’attesa. Un cane specializzato nella ricerca di droga ed esplosivi ha annusato tutto: dalle scarpe alle borsette, fino ai grossi borsoni.

A turno i passeggeri sono poi fatti entrare in un’altra sala, dove avviene il controllo doganale. Un po’ come all’aeroporto: i bagagli vengono scansionati e controllati. Se necessario si procede con lo sdoganamento di quanto non dichiarato. Per farlo c’è un apposito ufficio. Durante questa operazione viene trovato ancora un po’ di hascisc in uno zaino, ma poca roba.

Una terza e ultima dose di sostanza stupefacente è infine rinvenuta nel bus, durante i controlli portati a termine sul mezzo vuoto. Si tratta di polvere d’angelo (metanfetamine) che però non apparteneva a alcuno dei passeggeri: «Dai controlli che abbiamo fatto nessuno è entrato in contatto con questa sostanza, evidentemente era stata nascosta durante un precedente viaggio».

Quando l’ultimo passeggero ha concluso il controllo sono circa le 11. A questo punto tutti risalgono sul bus, compreso il futuro papà che ha a sua volta concluso l’iter di verifica da parte delle guardie di confine. Solo il passeggero con documenti falsificati è rimasto a terra. Il bus riparte per la Germania, lui viene accompagnato a Chiasso. Alla «dogana» di Mendrisio si aspetta già il prossimo veicolo da controllare.

Un po’ officina e un po’ aeroporto

La sede dell’attuale DOGANA Mendrisio esiste dal 2016. I suoi collaboratori sono ben 200, ma non tutti lavorano in via Oldelli. L’unità raggruppa infatti anche i collaboratori AFD presenti in altre sedi del Mendrisiotto come ad esempio Stabio.

Da quando esiste, la maggior parte dei controlli doganali sui veicoli viene centralizzata nei suoi spazi. «Ci sono anche altre sedi dove possono essere effettuati controlli approfonditi dei veicoli, ma ormai vengono usate pochissimo» ci viene spiegato. Anche i controlli lungo l’autostrada non avvengono praticamente più, i mezzi da verificare sono in sostanza sempre portati nel capoluogo momò.

Capire il motivo non è difficile. Gli spazi mendrisiensi sono ampi, moderni e ricchi di tecnologia. Ci sono due grandi sale, che sembrano garage, per il controllo dei veicoli. Con una sorta di trincea (apribile all’occasione) che permette di ispezionare la parte sottostante dei mezzi (simile a quella del centro Controllo tecnico collaudi di Camorino) e una grande scala per le verifiche sul tetto dei bus e dei camion. Ci sono utensili, arnesi e apparecchiature come quelli usati dai meccanici nelle officine, ci sono ampie sale di attesa per i passeggeri, grandi carrelli simili a quelli degli aeroporti per trasportare i bagagli dai bus (o dalle auto), spazi per i controlli doganali con scanner, bilance eccetera. Ci sono aree per i cani addestrati a fiutare la merce illecita (stupefacente, esplosivo, o altro) ci sono degli spazi in autorimessa dove custodire le auto.

Ma ci sono anche delle celle di sicurezza, dove custodire persone pericolose o in attesa di arresto. C’è perfino uno speciale gabinetto, che consente di ispezionare (con appositi grossi guanti) gli escrementi se si sospetta che qualcuno possa aver ingerito della droga (o altro) per nasconderla.

L’influenza del virus

Negli ultimi mesi l’attività dell’Amministrazione federale delle dogane ha dovuto adattarsi alla pandemia. Il lockdown e la diminuzione del traffico al confine hanno influenzato la routine delle guardie, che parallelamente però - lo si legge nel rapporto annuale dell’AFD - hanno dovuto confrontarsi con un boom del commercio online che ha portato a un significativo aumento dei sequestri di merci contraffatte di importanti marchi. Per contro sono stati confrontati un numero’ inferiore di documenti contraffatti e una leggera diminuzione delle entrate. La pandemia ha inoltre accelerato la trasformazione già in corso dell’AFD verso l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini.