Terre di Pedemonte

La donna che sussurrava agli asini

Incontro con Erica Bänziger, dietista e docente di origini appenzellesi trapiantata in Ticino che da una ventina d’anni si occupa anche di «ciuchi» ospitati in una stalla di Cavigliano
Erica Bäzinger, allevatrice di asini a Cavigliano. © Ti-Press / Samuel Golay
Mauro Giacometti
13.04.2023 06:00

Erica è la donna che sussurra agli asini. Non ai cavalli, come Robert Redford nel celebre film. Lei, oltre che accudirli, bisbiglia parole amorevoli nelle capienti orecchie dei «ciuchi» e si fa così intendere. Asini che contrariamente ai luoghi comuni sono umili, instancabili lavoratori e dotati di un’intelligenza vivace, ben superiore ai più blasonati cavalli. «Sono simpatici, empatici, curiosi. E molto docili, soprattutto con i bambini, dai quali si fanno montare senza particolari problemi. Gli asini da una ventina d’anni sono entrati nella mia vita, quasi casualmente, ma oggi non potrei farne a meno. Non sono affatto stupidi o testardi: solo quando hanno paura possono impuntarsi, ma se si conosce il loro carattere sono bravissimi. E insieme a me hanno conquistato centinaia di adulti e bambini che in questi anni sono venuti a trovarmi e hanno imparato ad amarli», dice Erica Bänziger, parlando dalla sua stalla rifugio di Cavigliano.

Dalle Alpi alle valli

Dietista e docente di origini appenzellesi, ha sempre apprezzato gli animali. Fin da bambina trascorreva le sue estati sulle Alpi della Svizzera interna. La passione per le mucche e altri animali da pascolo l’ha poi portata a prendere i primi asini dalla Valle Verzasca e, negli anni, ne sono seguiti altri, anche salvandoli dal macello o dai maltrattamenti. Da una ventina d’anni vive a Verscio e grazie ad un accordo con un privato utilizza la stalla e il recinto di Cavigliano, Terre di Pedemonte, come rifugio e anche zoo aperto al pubblico per i suoi sette asini, più un altro che recentemente s’è aggregato al gruppo poiché il proprietario non poteva più occuparsene. «Mi chiamano spesso, ma non posso prendermi cura di tutti gli asini che vorrebbero affidarmi. La stalla di Cavigliano ne può ospitare al massimo otto», ci dice con una certa delusione. Perché se fosse per lei darebbe ospitalità e cibo a tutti i simpatici quadrupedi che, per una ragione o l’altra, hanno bisogno di una nuova casa.

Il palio di Mendrisio

In primavera ed estate sulle rive della Melezza da Golino fino a Locarno, Erica porta a spasso le persone a dorso d’asino. Lo stesso dicasi per i bambini delle colonie estive di Losone che spesso e volentieri vanno a trovarla e a fare compagnia ai simpatici animali, passeggiando poi sulla loro groppa. L’anno scorso, prestando quattro dei suoi animali, ha «salvato» il Palio degli asini di Mendrisio. Quest’anno però ancora nessuno degli organizzatori momò s’è fatto avanti: «Il problema è il trasporto: ne posso portare solamente un paio con il mezzo che ho a disposizione. Ma se a Mendrisio avessero ancora bisogno dei miei asini sarei felice di collaborare con loro», dice.

E a proposito di collaborazione, per Erica non è facile gestire da sola gli animali, anche perché gli asini sono sì una passione, non certo la sua attività principale, ma necessitano di cibo, devono essere spazzolati regolarmente, poi ci sono le visite veterinarie e le eventuali cure. «Per fortuna c’è il padrinato, persone della zona, ma anche dalla Svizzera interna, che mi aiutano finanziariamente e mettono a disposizione anche il loro tempo libero per accudire questi animali o aiutarmi a portarli in passeggiata. Il prossimo primo agosto, ad esempio, l’Unitas ci ha proposto un’escursione con i ciechi che monteranno gli asini lungo la Melezza. Un’esperienza unica e coinvolgente per questo tipo di persone, così come per altri portatori di handicap che negli asini trovano conforto e divertimento. Ma per poterli accompagnare ho bisogno d’aiuto. Mi è bastato proporre l’iniziativa sul nostro gruppo WhatsApp che subito si sono annunciati quattro ‘‘padrini’’ per l’escursione del primo d’agosto», conclude Erica.

Al cinema le avventure di EO

È in programmazione in questi giorni nelle sale ticinesi, come ad esempio all’Otello di Ascona, il film premiato a Cannes l’anno scorso che vede come protagonista un asino. Si intitola EO, dal suono onomatopeico del raglio, diretto da Jerzy Skolimowski e narra delle avventure di un asino dopo la chiusura del circo polacco dove si esibiva, guidato dall’istruttrice Kasandra. Le sue peripezie nel mondo degli umani e di altri animali (cavalli, mucche, ecc.) per ricongiungersi con Kasandra alternano momenti malinconici, comici e drammatici, purtroppo senza lieto fine. Una curiosità: per le riprese il regista ha utilizzato ben sei asini provenienti dalla Sardegna.