La dura vita dei bancomat ai tempi di Twint e del virus

Trovare un bancomat a Lugano sarà presto un po’ come partecipare a una caccia al tesoro? Come riferivamo ieri a pagina 20, la SIX, una delle società leader in Svizzera nella fornitura di servizi finanziari, ha fatto sapere che ogni anno nel nostro Paese il volume di transazioni legate al prelievo di contante diminuisce del 10-15%. Una tendenza che esiste da tempo e che è stata accelerata dalla pandemia. Tempi duri dunque – e non ci riferiamo alla banda che fino a pochi mesi fa li faceva saltare in aria – per i 7.000 bancomat elvetici e per quelli di Lugano.
Il «caso» di via Magatti
I bancomat sono dunque destinati a diminuire ed è forse proprio per questo che sta facendo discutere la scelta di PostFinance di rimuovere (così indica il cartello) i centralissimi Postomat di via Magatti. Rimossi, sì, ma che - lo conferma il portavoce Rinaldo Tibolla - verranno sostituiti. «L’apparecchio ha la funzione di versamento e di prelievo. E la funzione di versamento è molto costosa e onerosa. I dati di utilizzo poi evidenziano una tendenza in calo. Per PostFinance non è conveniente mantenere in servizio questi distributori ed è per questo che i 43 apparecchi di deposito in Svizzera sono stati messi fuori servizio il 31 luglio. Ma quello di Lugano sarà sostituito da un apparecchio per il prelievo». E restano attivi quelli al Balestra e in Stazione. Postfinance nota però appunto una diminuzione dei prelievi in Svizzera, «per cui anche il numero di Postomat è destinato a diminuire in futuro». Ai suoi clienti offre comunque la possibilità di prelevare agli sportelli e nelle filiali partner di Migros, Manor, Spar, FFS, Coop Pronto Shop e Denner. «Il che corrisponde a circa 4.500 ulteriori possibilità». Perlomeno durante gli orari di apertura dei negozi.
«Il bancomat è in tasca»
Anche UBS ha notato una forte riduzione delle transazioni. «Analizziamo e aggiorniamo costantemente - spiega il direttore regionale Luca Pedrotti - la nostra rete di bancomat in Svizzera e in Ticino. È corretto affermare che l’utilizzo del contante è fortemente diminuito negli ultimi anni e che questo si riflette anche nella diminuzione delle transazioni. La situazione pandemica ha certamente accelerato questo processo, e solamente negli ultimi tre anni la riduzione di nostri apparecchi sul territorio ticinese è stata pari a circa il 20%. È opportuno ricordare come oggi il bancomat l’abbiamo praticamente a portata di mano, ‘in tasca’, grazie allo smartphone. Le applicazioni digitali ci permettono di effettuare quasi tutte le operazioni bancarie in qualsiasi momento e in qualunque posto. La trasformazione in atto non è quindi nient’altro che l’adattamento della nostra offerta alle abitudini dei clienti».
Entrano in scena gli outsider
E sulla piazza, forse proprio fiutando una possibile smobilitazione delle banche dal mercato degli apparecchi automatici, ultimamente in città sono arrivate società come Euronet, che puntano ad installare le loro ATM machine anche nei bar e nei negozi.
Sono spese non indifferenti
La pandemia, dicevamo prima, ha accelerato un trend. Basti pensare che - soprattutto nei primi mesi di crisi sanitaria - sono state lanciate campagne per favorire forme di pagamento contactless evitando, appunto, il cash. E poi ha decisamente preso piede Twint, con cui si può trasferire denaro ed effettuare pagamenti con un paio di click sul telefonino. Ma quanto costa a una banca gestire un bancomat? È SIX a fornire il dato: 30.000 franchi l’anno. Duecento milioni per l’intera rete svizzera.
Chi ci crede ancora
Ma ci sono anche banche che ci credono ancora. «Noi non prevediamo - spiega BancaStato - di sopprimere bancomat. Arricchiscono la nostra rete di vendita particolarmente a contatto con il Ticino e i ticinesi. Siamo presenti in tal senso da Airolo a Chiasso». BancaStato di bancomat ne ha 46. «Negli ultimi anni il parco degli apparecchi è aumentato e la nostra presenza ha raggiunto nuovi punti chiave. A titolo di paragone, a fine 2019 BancaStato contava su 37 apparecchi». Passiamo a Credit Suisse. «Non prevediamo - spiega la portavoce Gabriela Cotti Musio - per il momento chiusure di bancomat in città, tranne durante la ristrutturazione degli edifici». Discorso analogo per Raiffeisen. «A livello cantonale le nostre banche dispongono attualmente di 120 bancomat sul territorio. Questo dato è sostanzialmente rimasto invariato negli ultimi anni. Occorre tener conto del fatto che, a fronte della chiusura di alcuni bancomat posti in luoghi meno frequentati, sono stati installati alcuni nuovi apparecchi nei punti vendita in occasione di trasformazioni in banca di consulenza (cambiamento che ha comportato una riduzione del numero di sportelli)». Anche la Raiffeisen di Lugano non prevede al momento la soppressione dei suoi bancomat.
Ma in città c’è chi rifiuta la carta per i piccoli importi
Si paga sempre più con le carte e meno in contanti. Ma in Svizzera meno che altrove. In Italia, ad esempio, per combattere l’evasione qualsiasi attività è obbligata ad accettare pagamenti elettronici. A Lugano invece si trovano bar o negozi che non la accettano o che si rifiutano di incassare pagamenti per meno di 10, 15 o 20 franchi. «La commissione è troppo alta - ci spiega uno di loro - e intaccherebbe i miei già bassi margini. E anche il lettore costa. Ho Twint e a pochi metri c’è un bancomat, i clienti possono usare quello». Così però si rischia di scaricare sui clienti la commissione: gli istituti applicano una tassa di prelevamento (di solito 2 franchi) se si usano bancomat di una banca differente dalla propria.
Quanto costa agli esercenti?
Ma a quanto ammonta la commissione a carico degli esercenti? Dipende dal fornitore, dal contratto e dalla carta. Esistono accordi che non impongono un importo fisso a transazione, ma una percentuale. Per le carte di credito si va dall’1,20% al 2,5% e per le VPay e le Maestro svizzere dallo 0,35% al 0,95%.