La funicolare Monte Brè avanza ora a energia solare

Nonostante le discussioni in Consiglio comunale sulla durata dei finanziamenti alla struttura «turistica», sabato scorso c’era un clima di festa per la celebrazione dei 115 anni della Società Funicolare Monte Brè (FMB). Sulla cima, un quartetto di chitarre con il mandolino ci trasportava in un ambiente mediterraneo di inizio ‘900: periodo in cui fu costruita la funicolare ma che allo stesso tempo ricorda quel racconto satirico di Hermann Hesse, «Città per stranieri nel sud», citato dallo storico Marino Viganò e di cui parleremo più avanti.
«Un unicum»
Prima della presentazione del libro sui 115 anni di storia della funicolare, a cura del già menzionato Viganò e Roberta Ramella, il sindaco di Lugano Michele Foletti ha parlato dei cospicui impegni da parte della Città. Quale azionista di maggioranza della FMB dal 2008, la Città di Lugano «ha permesso di preservare l’attività della funicolare». A marzo, non senza alcune discussioni, il Legislativo aveva approvato il nuovo finanziamento annuo di 375.000 franchi per il prossimo decennio. Come ha spiegato il sindaco, si tratta di «un unicum perché normalmente la convenzione aveva una durata di quattro anni. Questa concessione di 10 anni permette alla FMB di avere le garanzie di cui ha bisogno».
Energia rinnovabile
Carlo Bernasconi, presidente della FMB, ha spiegato il motivo di questo festeggiamento per l’anniversario di un numero «strano: 100+15»; perché 15 anni fa la società è passata da mani private a pubbliche. Roberto Ferroni, direttore della società, ha elencato gli ultimi successi raggiunti: «La funicolare è ora interamente alimentata da energia solare autoprodotta, grazie a una collaborazione con l’AIL e a oltre 200 metri quadrati di pannelli fotovoltaici posati in vetta sul tetto dell’osteria e della stazione di arrivo. Inoltre, l’osteria è stata rinnovata e si prevede la creazione di un ostello per ciclisti di montagna».
Altro tassello importante raggiunto grazie ai finanziamenti della città «è il rinnovo delle carrozze della seconda tratta». Ora inaccessibili a passeggini, sedie a rotelle e ciclisti, «ma che dal 2025 non sarà più così. E avranno un soffitto trasparente per poter godere del panorama oltre i classici 360 gradi. Le cifre record di passeggeri raggiunte negli ultimi anni premiano il lavoro svolto e fanno ben sperare per il futuro».
Monte per stranieri?
Da in cima al Monte Brè, il pascolo impervio di Pugerna sembra piatto. Il San Salvatore e il Sighignola si specchiano vanitosi sul Ceresio. Con la partecipazione dello storico leventinese Fabrizio Viscontini, sabato si è parlato della storia del turismo in Ticino e del dualismo fra popolazione locale e forestieri. Bernasconi, nel suo discorso, ha raccontato di una fotografia d’epoca in cui due signore con la gerla in spalla scendevano con la funicolare per andare al mercato di Lugano.
Oggi, nella stazione di risalita, il tabellone delle tariffe mostra prezzi soggettivamente cari, apparentemente turistici. Ferroni ha spiegato che comunque «ci sono molte agevolazioni: viene considerato il metà prezzo Swiss pass, la Lugano card, l’abbonamento Arcobaleno e altri. I prezzi, inoltre, sono in linea con le altre funicolari». Traspare una sana rivalità fra vette.
L’infrastruttura turistica
Marino Viganò ha citato il geografo ticinese Claudio Ferrata e Hermann Hesse per parlare di «panoramizzazione» del paesaggio nella regione dei laghi. Durante la presentazione del libro dedicato all’anniversario, ha raccontato delle funicolari costruite a inizio ’900 per permettere ai turisti di raggiungere i belvedere. Il lago, da risorsa economica, diventò oggetto di contemplazione. Lo storico ha spiegato che durante la Belle epoque venne progettato ad hoc un territorio artificiale per gli stranieri. Una regione rude, impervia, abitata da una popolazione povera e contadina, d’un tratto diventò turistica. Giardini esotici, Grand Hotel, ville e funicolari: il paesaggio diventò panorama, con giardini botanici, cigni importati dal Sudamerica e pavoni dall’Ungheria. C’erano palme, grotte in tufo e fontane. Gli alberghi e le ville erano progettati da architetti rinomati. Niente era autentico, scriveva Hermann Hesse in «Città per stranieri nel sud», tutto corrispondeva alle idee e esigenze dei turisti abbienti provenienti dal nord: palme e limoni, laghi blu, villaggi pittoreschi, ma anche pulizia e igiene, atmosfera cittadina, musica, eleganza; insomma, nonostante la natura sia inflessibile: veniva presentato un territorio docile che non chiedeva niente ai turisti, ma nel quale si potessero trapiantare con tutte le loro abitudini metropolitane.