La linea sottile che fa vacillare la convivenza

È una linea sottile, per certi versi fragile, quella che scorre lungo la cittadina di Chiasso. Una direttrice che parte dal confine – dal Centro federale d’asilo di via Motta –, scorre fino all’omologa struttura di Pasture, passando per corso San Gottardo, la stazione FFS e la centrale piazza Indipendenza. Nel mezzo i richiedenti l’asilo e la difficile convivenza con gli abitanti della cittadina. A Chiasso, la sensazione che si prova in determinati giorni, è che si sia arrivati al limite della pazienza. Spiegare il perché non è facile, abbiamo lasciato che lo facessero i nostri occhi e le testimonianze di chi la cittadina la vive quotidianamente. Partendo da un martedì pomeriggio, pochi minuti dopo un classico temporale estivo, di breve durata ma intenso. Piazza Indipendenza si è già rianimata. Una trentina di richiedenti l’asilo ha già preso possesso delle panchine e dei gradini del palazzo che ospita la Posta. Sono sostanzialmente divisi per culture ed etnie: su due panchine troviamo persone provenienti dall’Africa subsahariana, su altre ragazzi originari del Maghreb. Almeno la metà porta con sé una lattina di birra da mezzo litro: una «bionda» tedesca che al discount, situato a poche decine di metri, costa 60 centesimi di franco. «Oggi è tranquilla, gli altri giorni avrebbero già litigato» ci racconta una persona che lavora in prossimità della piazza. «Alzano la voce?», chiediamo: «No no, si mettono proprio le mani addosso». Mentre ci parla scorgiamo due agenti di una ditta privata di sicurezza che controllano la situazione a debita distanza. Un’ora più tardi gli agenti saranno quattro e un quinto fa la spola a bordo di uno scooter. La piazza non ospita solo migranti, tra loro – seppur in un certo qual modo divisi – si scorgono alcuni personaggi locali, volti noti alle autorità e dalle vite, possiamo definirle così, piuttosto fragili. Pochi minuti dopo, da via Bossi, si aggiungono altri due richiedenti l’asilo. Uno porta con sé un sacchetto di plastica bianca, al suo interno vi sono i «rifornimenti»: un’altra decina di lattine. C’è anche chi, al contrario, sorseggia un tè freddo e apre una confezione di croissant e li divora, dando l’impressione d’essere affamato.

Facciamo due chiacchiere con il titolare di un negozio, anch’esso ubicato a poche decine di metri dalla piazza. Ci racconta uno dei tanti episodi che in questi ultimi tempi ha vissuto negli spazi della sua attività. «Un giorno sono entrati in negozio due ragazzi per fare acquisti. Al momento di pagare hanno estratto una carta di credito e l’hanno appoggiata sul dispositivo, ma al contrario, dalla parte dove non si vede il nome del titolare. Lo scontrino era di circa 50 franchi e il PIN non era richiesto». Il racconto continua: «Dopo il primo acquisto hanno deciso di farne subito un altro, sempre di poche decine di franchi. Hanno nuovamente estratto la carta e pagato tenendola al contrario. A quel punto l’ho girata e ho visto che nome e cognome erano italiani. Ho chiesto giustificazioni: uno di loro ha detto di essere il legittimo possessore. Ma pochi istanti dopo sono scappati». Per il nostro interlocutore sono questi i comportamenti e le azioni che portano all’esasperazione, ad abbassare la soglia della tolleranza.
La serata, ad ogni modo, scorre abbastanza tranquilla. Alle 22.30 – malgrado le indicazioni della SEM vogliano che i richiedenti l’asilo debbano fare rientro nelle strutture entro le 18 – troviamo ancora alcuni di loro. Colpisce, ai nostri occhi, il comportamento di una donna proveniente dall’Africa subsahariana: in quella che pare assomigliare alla lingua francese, dopo un’altra birra e durante un personale monologo, arriva anche a criticare Dio.

Paure e preoccupazioni
«Oggi non c’è in giro nessuno. Andiamo a vedere al parchetto di Morbio ma non dovrebbero esserci particolari problemi» ci raccontano due agenti della Polizia comunale di Chiasso in servizio per il turno di notte che abbiamo avvicinato il giorno successivo, mercoledì. Già, la serata è davvero tranquilla. Anche in piazza Indipendenza e nella vicina piazza del Municipio. Sono una ventina i migranti presenti e ancora una volta scorre molta birra. Scorgiamo alcuni di loro intenti a nascondere le lattine all’interno di un cespuglio, probabilmente per evitare che si surriscaldino troppo, visto che il sole è ancora presente. A surriscaldarsi, però, sono gli animi. Una donna, sempre accompagnata da una birra, fa alcuni gesti di provocazione verso altri richiedenti l’asilo di etnia diversa. Provocazioni che, fortunatamente, non vengono raccolte. Ma che lasciano intravedere come la sottile linea evocata all’inizio sia sempre più fragile. Basta un niente per trovarsi in situazioni potenzialmente delicate. «Come quel giorno – ci racconta un esercente – che sono volati pugni. E una persona è rimasta a terra senza sensi. Questa sera non ci sono state botte, ma su sette giorni si azzuffano tra di loro almeno cinque – prosegue –. Ci sono etnie che non si possono vedere. Qui negli ultimi 2-3 mesi ne abbiamo viste di cotte e di crude: si picchiano tra loro, gridano. C’è anche chi importuna i passanti».
E sono scene finite nel mirino anche della politica che – a livelli diversi: comunale, cantonale e federale – chiede «aiuto» a Berna nella gestione di una situazione sempre più precaria. «C’è la paura che prima o poi succeda qualcosa di grave», ha dichiarato nei giorni scorsi il comandante della polizia chiassese, Nicolas Poncini, parlando dell’escalation di reati di cui si macchiano i migranti. Preoccupazioni giustificate? Parrebbe così, almeno ascoltando chi vive a Chiasso.
Il dibattito, tuttavia, è indubbiamente più ampio. Anche i migranti stessi in più occasioni hanno infatti segnalato situazioni di disagio e carenze nella loro presa a carico. Arrivando ad azioni dimostrative. E lamentando maltrattamenti, carenze nella sicurezza o caldo opprimente nei Centri.