Giustizia

La Magistratura va in Commissione

Il presidente dell’organo di vigilanza Damiano Stefani è stato sentito dalla Giustizia e diritti – Molte le domande dei deputati - Dall’organico ai problemi al Tribunale penale cantonale – Fiorenzo Dadò: «Dobbiamo capire dove e come potenziare il terzo potere»
©Gabriele Putzu

Dieci pagine fitte di domande indirizzate al Consiglio della Magistratura (CdM). Un documento nel quale i commissari della Giustizia e diritti hanno passato in rassegna i vari temi contenuti nel rapporto dell’organo di vigilanza con l’intento di capire lo stato di salute della Magistratura e i suoi bisogni. Così, ad esempio, i commissari hanno chiesto quale sia il reale bisogno, in termini di personale, nei vari settori della Magistratura, ma anche quale valenza abbia l’autonomia finanziaria in relazione all’indipendenza della Giustizia. Senza dimenticare i ragguagli sulle problematiche all’interno del Tribunale penale cantonale. Insomma, la commissione Giustizia e diritti vuole vederci chiaro. Per questo, stamane, ha ricevuto in audizione il presidente del CdM Damiano Stefani. Un incontro definito «proficuo» e «molto soddisfacente» da entrambe le parti.

«Come Commissione – ci ha spiegato al termine della riunione il presidente Fiorenzo Dadò – abbiamo passato in rassegna tutto il rapporto del Consiglio della Magistratura e chiesto una serie di precisazioni a Stefani». L’incontro, che si è protratto per oltre tre ore questa mattina, «ha fatto emergere chiaramente il cambio di passo avvenuto con questo nuovo CdM», sostiene Dadò. «Lo si era già visto quando è stato presentato il regolamento, lo si vede nella stesura del rapporto e anche in questi colloqui, in cui è possibile avere risposte chiarificatorie». Durante l’audizione, ha spiegato da parte sua il giudice Damiano Stefani, «si è toccato un po’ tutto lo spettro di quanto emerso nel nostro rendiconto annuale». È stata l’occasione, ha proseguito, «per far sentire la nostra posizione, un’opportunità molto importante per noi. Perché per capire come muoversi, è necessario prima conoscersi». Secondo Stefani, infatti, «ogni possibilità di dialogo tra i vari poteri dello Stato è determinante: solo così si riesce a far capire i problemi e a toccare le sensibilità, ottenendo qualche riconoscimento in più dalla nostra attività».

Risorse e tensioni

Tutti soddisfatti, quindi. Eppure, i nodi da sciogliere non mancano. Come evidenziato nel rapporto, i problemi della Magistratura sono «suddivisibili in poche categorie: le carenze organiche di personale, le problematiche logistiche e la grande mole di cause». Limiti noti, ma che di anno in anno non trovano soluzione. «Le risorse – spiega a questo proposito Dadò – sono sicuramente uno dei problemi. Nel tempo, sono aumentate le competenze richieste e il numero di incarti, ma le risorse sono sempre le stesse». Il settore della Giustizia – come si legge nel rapporto del CdM – ha beneficiato di potenziamenti «molto contenuti» negli ultimi quattro anni: «Dell’aumento di 83 unità equivalenti a tempo pieno del personale del Dipartimento delle istituzioni, solo 5,3 unità sono state riconosciute alla Magistratura». «È chiaro – commenta ancora Dadò – qual è stato l’indirizzo del Dipartimento finora, ma è altrettanto chiaro che in futuro non potrà più essere questo. È tempo di nominare persone che si danno da fare nella Magistratura. Se necessario, altri procuratori pubblici, o comunque qualcuno che possa aiutare i magistrati, come i segretari giudiziari o i sostituti procuratori». Nel rapporto del CdM si citava anche «il costante aumento della complessità delle cause», che comporta un aumento dei carichi di lavoro e dei tempi di evasione delle pratiche. «In effetti – spiega Stefani – ci è stato anche chiesto quale sarebbe l’organico adeguato per ogni struttura: questo è importante per capire i tempi più diluiti rispetto a una situazione ideale. Ecco, in quasi tutte le strutture sarebbe necessario un potenziamento, teorico perché dal punto di vista pratico mancano le finanze. Ma, almeno, poterlo esporre è stato positivo, perché consente di capire i motivi che stanno dietro a determinate problematiche di evasione delle procedure».

I quesiti, come detto, hanno riguardato anche i problemi emersi all’interno del Tribunale penale cantonale, con casi di mobbing e segnalazioni incrociate tra i giudici. «Sono state fatte delle domande, sì. Ma la procedura è coperta dal segreto d’ufficio», si limita a dire Stefani. «Non abbiamo potuto esprimerci in merito, se non assicurando che stiamo trattando la questione con la massima serietà, sperando di risolvere la situazione in tempi brevi compatibilmente con i diritti di tutte le parti coinvolte».

Autonomia e indipendenza

Tra i temi fondamentali sollevati dal rapporto e condivisi oggi con la Commissione, spiega ancora Dadò, «c’è anche la questione dell’autonomia della giustizia, che passa anche dall’autonomia finanziaria». Una proposta in questo senso è stata avanzata dallo stesso CdM, che nel rendiconto suggeriva una possibile soluzione: un contratto di prestazione quadriennale «come quello concluso con l’Università della Svizzera italiana». La proposta, però, non sembra aver convito i deputati. «Non è una via praticabile. Un mandato di prestazione non si può fare tra i poteri. Piuttosto, si potrebbe pensare a quanto viene fatto nel Canton Berna, dove c’è una legge finanziaria e un organo all’interno della Magistratura che si occupa delle risorse umane e di gestire il budget. Esattamente come avviene per i conti dello Stato, poi, ci sono un consuntivo e un preventivo che devono essere approvati dal Gran Consiglio. In questo modo, la Magistratura potrebbe essere autonoma nel decidere come spendere questi soldi». Per farlo, però, il Cantone deve prima dotarsi di una legge finanziaria sulla Magistratura, legge che oggi in Ticino non c’è.

Ora tocca al Governo

Insomma, guardando ai prossimi mesi, di carne al fuoco ce n’è parecchia. Una volta sentito il presidente del CdM, ora i commissari incontreranno il Consiglio di Stato. «La prossima settimana in audizione sarà sentito il Governo, per poi iniziare a definire le priorità», dice Dadò, il quale evidenzia: «Da parte della Commissione c’è la volontà di fare qualcosa per la Magistratura. Siamo del parere che, con la massima collaborazione di tutte le parti, si debba investire. Ora dovremo capire dove e come».

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