Bedano

La Mubea potrebbe chiudere: «Un fulmine a ciel sereno»

La fabbrica attiva da cinquant'anni nella produzione di molle per l'industria automobilistica ha 78 dipendenti – Aperta una procedura di consultazione – Il sindaco: «Penso ai padri di famiglia» – L'OCST: «Siamo sbigottiti»
© CdT/Gabriele Putzu

Situazione critica alla Mubea di Bedano, una fabbrica che da oltre cinquant’anni produce molle per valvole destinate all’industria automobilistica. La sua storia rischia di finire. Lo comunica l’impresa stessa, parlando di una «possibile chiusura della produzione» che farebbe rimanere senza lavoro 78 dipendenti. La misura è ora oggetto di una procedura di consultazione. Ma quali sono i motivi? «A seguito della crescita che ha preso piede nel mercato delle auto elettriche – recita un comunicato stampa diramato nel tardo pomeriggio di ieri con embargo fino a stamattina per poter informare prima tutti i dipendenti – si è ridotto lo sviluppo di nuovi motori a combustione interna, non lasciando intravedere nuove opportunità commerciali per i nostri prodotti. Allo stesso tempo, mancano segnali che suggeriscano la rinuncia di quote di mercato da parte di aziende nostre concorrenti. Il volume produttivo si è già ridotto drasticamente e le previsioni economiche indicano una tendenza costantemente negativa». Lo stabilimento di Bedano «ha sempre dimostrato una buona produttività, indispensabile anche per la copertura dei notevoli costi in termini di infrastrutture e personale». Costi che ora «hanno un impatto ancora più forte in rapporto ai volumi di produzione notevolmente ridotti» a causa dei citati problemi di mercato. Mubea, poi, produce esclusivamente per paesi europei e «il tasso di cambio del franco, con gli elevati costi di produzione che ne derivano, grava sempre di più sull’impresa. A ciò si aggiungono le sfide economiche sul piano mondiale rappresentate dagli elevati costi energetici e dall’inflazione». Aggravi, tutti questi, che «non è stato possibile far ricadere interamente sui clienti». E ora che succede? La consultazione terminerà il 17 settembre. Il CdA e la direzione «terranno conto per quanto possibile delle idee e delle proposte risultanti dalla procedura e decideranno come affrontare la situazione». Dopodiché, i lavoratori verranno informati «tempestivamente».

Se la Mubea di Bedano dovesse effettivamente fermarsi, «gli eventuali licenziamenti sarebbero comunicati da ottobre 2024 in conformità con i rispettivi termini di disdetta» e la produzione «cesserebbe presumibilmente nella primavera del 2025». L’azienda spiega poi che, sempre in caso di chiusura, riconoscerà «incentivi economici ai dipendenti che continueranno a prestare il loro prezioso servizio fino alla definitiva chiusura dello stabilimento».

Consapevole delle possibili ripercussioni dal profilo umano, Mubea riconosce ai suoi dipendenti «il grande servizio e la lealtà» dimostrati nella storia della fabbrica e sottolinea come la chiusura «sarebbe da ricondurre esclusivamente alle citate dinamiche di mercato, non alle condizioni fiscali e di politica economica regionale del Canton Ticino».

«Penso a chi rischia il posto»

Il Municipio di Bedano, ci dice il sindaco Dario Fraschina, è stato informato della situazione dal CdA della Mubea nella giornata di lunedì, chiedendo di mantenere il riserbo fino a che i dipendenti non ne fossero informati: «La cosa che più spiace è che vi è il rischio concreto che quasi un’ottantina di persone, fra cui diversi padri di famiglia, possa perdere il posto di lavoro». Il dispiacere si somma poi a quello di rischiare di perdere una ditta presente da un cinquantennio sul territorio, e che «negli anni ha dato lavoro anche a diverse persone di Bedano». Fraschina definisce la Mubea «un buon contribuente» e dunque un’eventuale partenza peserà sulle finanze comunali. «Ma adesso il pensiero è tutto per chi rischia il lavoro», conclude il sindaco.

«La confusione non fa bene»

Per il sindacato OCST, ci dice il vicesegretario regionale Paolo Coppi, la notizia è stata «un fulmine a ciel sereno che ci ha lasciati sbigottiti». Coppi ieri ha potuto raccogliere le reazioni dei dipendenti direttamente in fabbrica: «Ho percepito perplessità sul fatto che vi siano davvero margini per mitigare o scongiurare la chiusura, e questa confusione non sta facendo bene: i dipendenti chiedono che questa possibilità sia meglio circoscritta, indicando dove si potrebbero apportare correttivi e quale impatto avrebbero anche in termini di forza lavoro. Si tratta in gran parte di lavoratori impiegati anche da decenni in questa azienda, molto affezionati e con una professionalità molto forte, determinati a difendere il proprio posto di lavoro. Come OCST faremo il possibile per dare loro una mano». 

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