Il ricordo

La nevicata record del 1985, in Ticino

Per tre giorni consecutivi, fra il 13 e il 16 gennaio di quarant'anni fa, nel nostro cantone si registrarono accumuli record – E c'è chi, a Lugano, si mise addirittura a sciare
© CdT/ fotogonnella
Marcello Pelizzari
11.01.2025 06:00

C’è chi, con Lugano di bianco vestita, si inventò una vera e propria pista da sci fra la stazione e piazza Cioccaro. Sfruttando, poi, la funicolare per risalire. Come al Corviglia, per intenderci. Vuoi mettere una discesa in pieno centro? Già. L’allora Ufficio sport cittadino, diretto da Sandro Rovelli, organizzò invece «un’escursione popolare per fondisti» lungo un percorso di quattro, cinque chilometri. Curiosa la precisazione: l’appuntamento «non avrà carattere agonistico».

Il grande freddo

Quarant’anni fa, fra il 13 e il 16 gennaio del 1985, il Ticino venne colpito da una forte, fortissima e, soprattutto, continua nevicata. Con accumuli di neve fresca, in pianura, clamorosi. La coltre nevosa raggiunse uno spessore compreso fra gli 80 centimetri di Lugano e gli oltre 90 del Sopraceneri. Quantità del genere, inevitabilmente, misero a dura prova le autorità chiamate a liberare le strade. Molte scuole, inevitabilmente, chiusero per alcuni giorni. Facendo la felicità dei bambini.

«Ricordo bene quella nevicata» esordisce, da noi contattato, Stefano Zanini di MeteoSvizzera. «Parliamo di tre giorni, intensi, di precipitazioni». Quell’episodio fu favorito, da un lato, da un cuscinetto di aria fredda «estremamente intenso» e, dall’altro, da una situazione di sbarramento generata da una corrente da sud-ovest che fece affluire aria umida e più mite in direzione delle nostre regioni. Gli inverni del 1985, del 1986 e del 1987, in effetti, furono rigidi, se non rigidissimi. Con minime, in pianura, con punte fino a -17 gradi.

A Zanini chiediamo, pur intuendo quale potrebbe essere la risposta, come mai simili nevicate non si verifichino più in pianura. L’ultima risale al 2006. «Al suolo registrammo, ad esempio, 65 centimetri a Lugano. Valori, certo, inferiori se paragonati a quelli del 1985 ma comunque importanti. Su YouTube, cercando bene, si trovano anche in questo caso video di persone che fanno sci di fondo». Ribadiamo: come mai non nevica più a basse quote? Il cambiamento climatico, per forza di cose, ha avuto e continua ad avere un ruolo. «È un discorso di frequenza» spiega il nostro interlocutore. «Le nevicate, in pianura, sono sempre più rare perché le temperature sono in aumento. Di riflesso, aumentando le temperature è sempre meno probabile che si creino i presupposti per un evento come quello del 1985».

In alta montagna, sopra i duemila metri, non ci sono stati ultimamente problemi di innevamento. Lo scorso inverno, per dire, è stato ricco di precipitazioni. Il punto è che, anche a fronte di nevicate impressionanti, quando arriva l’estate la neve, come detto, fonde a una velocità molto elevata

L’isoterma di zero gradi

Non a caso, l’isoterma di zero gradi, negli anni, è salita di alcune centinaia di metri e, parallelamente, anche il limite delle nevicate si sta spostando più in alto. «Facendo sempre più caldo, oltre a nevicare di meno anche la neve che cade in montagna fonde più rapidamente» ribadisce Zanini. «In alta montagna, circa sopra i duemila metri, non ci sono stati ultimamente problemi di innevamento. Lo scorso inverno, per dire, è stato ricco di precipitazioni. Il punto è che, anche a fronte di nevicate impressionanti, quando arriva l’estate la neve, come detto, fonde a una velocità molto elevata come accaduto l’anno scorso». Con tutti i problemi del caso per il turismo invernale, pensiamo alle stazioni sciistiche, per l’approvvigionamento idrico nei mesi estivi in montagna e per attività come l’alpeggio. «Un autunno particolarmente asciutto, come accaduto alcuni anni fa, non è senza conseguenze» chiarisce l’esperto. «Quanto al turismo e alle stazioni sciistiche, quelle a media e bassa quota sono in serie difficoltà poiché il numero di giorni con manto nevoso sta diminuendo gradualmente e, quindi, le giornate sfruttabili per gli sport invernali sono sempre meno». Zanini, di montagna, se ne intende: «Proprio nel 1985 lavorai un mese alla Capanna Cristallina. Alla fine di giugno, c’erano ancora due metri e mezzo di neve mentre alla fine di agosto, nelle zone più ombreggiate, era ancora possibile trovare delle chiazze di neve».

I viveri via elicottero

Non mancarono, tornando al 1985, momenti delicati. E complicati. Il Municipio di Lugano, ad esempio, organizzò un trasporto in elicottero di «alimentari, articoli e merce di fabbisogno urgente» per la popolazione di Brè, isolata a causa di una serie di slavine. Il Corriere del Ticino, nell’edizione del 18 gennaio, sensibilizzò i lettori sui pericoli legati alla formazione di ghiaccio nonché alla possibile caduta di neve dai tetti e dagli alberi sovraccarichi. Ripercorrere il viale (innevato) della memoria, oggi, ha un che di nostalgico. E fa riflettere, anche. Perché la neve, in pianura, come detto è diventata una rarità. Con buona pace di chi, negli anni Ottanta, in pieno turbocapitalismo, si era concesso una pausa sugli sci. In città, anche se con un pizzico di fantasia poteva sembrare il Corviglia.

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