L’acquisizione

La «pala Rusca» torna a Lugano dopo 250 anni

Cantone, Città e diocesi si sono aggiudicati all’asta da Sotheby’s per centomila sterline il dipinto di Callisto Piazza che da metà Cinquecento al 1768 campeggiava sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria degli Angioli
©CDT/ARCHIVIO
Federico Storni
12.12.2020 06:00

La chiesa di Santa Maria degli Angioli a Lugano, una delle più belle del Ticino, lo sarà presto ancora di più. Cantone, Città e Diocesi di Lugano giovedì sono riusciti ad aggiudicarsi all’asta da Sotheby’s a Londra una pala d’altare realizzata a metà Cinquecento dal pittore Callisto Piazza, raffigurante l’assunzione e incoronazione della Vergine, per 100.800 sterline inglesi (circa 120.000 franchi). La pala, alta due metri e sessanta, tornerà dunque nella sua collocazione originale, dove mancava da circa 250 anni.

©SOTHEBY’S
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Parte di un polittico

«Si è trattato di una cordata in cui ognuno ha avuto un ruolo molto importante - ci dice il capodicastero Cultura di Lugano Roberto Badaracco, chiaramente soddisfatto dell’acquisizione. - «In quest’operazione la Città ha inoltre potuto contare sull’aiuto di una fondazione privata che ha dato una mano a livello finanziario». Più prudente, a questo stadio, è invece l’Ufficio cantonale dei beni culturali (UBC): la capoufficio Simonetta Biaggio-Simona ci fa sapere che «la trattativa è in corso. Daremo informazioni più precise settimana prossima».

Stando a nostre informazioni non sarebbe la prima volta che si cerca di riportare a Lugano il dipinto - peraltro già esposto due volte nell’ultimo decennio alla Pinacoteca Züst di Rancate - e stavolta si sono verificate le giuste condizioni. Di fatto l’acquisizione è avvenuta praticamente a piede d’asta (che era di 80.000 sterline), a cui vanno poi a sommarsi circa 20.000 sterline di commissione. A mo’ di confronto, l’ultima volta che la pala era andata all’asta, quasi trent’anni fa da Christie’s, era stata comprata per 121.000 dollari (circa 170.000 franchi al cambio di allora).

Come detto, si attendono maggiori dettagli da parte dell’UBC. Intanto Lugano può gongolare, perché il dipinto renderà l’offerta culturale cittadina ancora più attrattiva: «Oltre a essere bella, la chiesa di Santa Maria degli Angioli può sfruttare la vicinanza con il LAC, e già ora la maggior parte dei visitatori del MASI si ferma anche alla chiesa», dice Badaracco. Il dipinto, riportano le fonti storiche, era inoltre probabilmente parte di un polittico, e quelle che si crede fossero le sue ali (due dipinti laterali grandi la metà), raffiguranti rispettivamente san Paolo e san Francesco, e san Pietro da Verona e san Bernardino, si trovano al Museo d’arte Sorlini a Carzago Riviera, nel Bresciano. E chissà che il prossimo passo non sia tentare di riportare in Città anche loro.

Commissionata nel 1548

A commissionare il trittico a Piazza, pittore lodigiano oggi considerato fra i maggiori esponenti della scuola rinascimentale lombarda, fu Bernardino Rusca nel 1548. I Rusca erano allora una potente famiglia di origini comasche. Il fratello Pietro Martire, ad esempio, era in quegli anni priore della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Come ricostruito da Agostino Allegri attingendo a diverse fonti storiche nel libretto che accompagnava la mostra «Il Rinascimento nelle terre ticinesi 2» alla Pinacoteca Züst (2018-2019), il polittico restò al suo posto fino al 1768, quando i dipinti furono portati a Roma su richiesta di un archeologo e mercante d’arte inglese che voleva farne copia, dietro pagamento di 500 zecchini. Inglese che alla fine, però, decise di tenerselo pagando ulteriori 50 zecchini, e l’altare maggiore della Chiesa di Santa Maria degli Angioli restò nudo.

Il mercante d’arte credeva tra l’altro che a dipingere la pala fosse stato Leonardo Da Vinci, e nei secoli questa non è stata affatto l’unica attribuzione incorretta della paternità del dipinto. Per arrivare a un consenso fra i critici che si trattasse proprio di un’opera di Callisto Piazza si è dovuto attendere il 1965. Questo non aveva impedito all’opera, fra le meno conosciute di Piazza (forse perché non inclusa in una celebre mostra dedicata a lui e alla sua famiglia a fine anni Ottanta), di cambiare mano più volte.